De Cubertinis in pensione

Una colonna dell’Università va in pensione. È il sig. Enrico De Cubertinis, 67 anni, nato a Nardò (provincia di Lecce, capoluogo che ha dato i natali anche al Rettore dell’Orientale, prof. Mario Agrimi), dall’11 febbraio del 1974 custode inflessibile dell’edificio centrale del Federico II, dove ha anche abitato per 26 anni. Sono in tanti a conoscerlo, è una istituzione: alto, magro, occhiali, un po’ curvo, siamo stati abituati per tanti anni ad incontrarlo ed a chiedergli informazioni nel mitico gabbiotto in legno nell’atrio centrale dell’Università Federico II; al punto da essere individuato come “il gabbiotto di De Cubertinis”. L’uomo con le chiavi dell’edificio centrale, il San Pietro del Federico II, colui che per 26 anni, di mattina presto e di sera alle 20.00 ha avuto il potere di sancire le ore del Federico II: “inflessibile ma gentile” lo ricordano docenti e membri del consiglio di amministrazione (i soliti ritardatari, soprattutto durante la gestione Ciliberto quando le riunioni tiravano fino a tardi). Dopo 26 anni di “instancabile e puntuale lavoro” il 31 gennaio è andato in pensione. “Non un lavoratore straordinario, ma certamente un grande lavoratore” come ha ricordato il Rettore Fulvio Tessitore il 25 gennaio in una cerimonia dove a manifestargli stima e un caloroso saluto c’erano tutti: autorità accademiche, dipendenti dell’ateneo, preside e personale di Giurisprudenza, sindacalisti del federiciano. Oltre 250 i presenti, dall’ex Rettore Ciliberto alla dott.ssa Sepe, dal decano dei presidi di facoltà, prof. Carmine Noviello, al direttore amministrativo Tommaso Pelosi, al direttore Michele Orefice del Navale, a Claudio Borrelli, vicario dell’Orientale, ai dirigenti Musto D’Amore, De Simone, Calogero, Luise, Giunto, D’Auria, Belfiore, La Rocca, al Preside Labruna, i sindacalisti Rispoli e Di Natale, numerosi professori (Sclafani etc). “Ha sempre pensato quasi prima al lavoro che alla famiglia”, ha detto il figlio Giuseppe, dipendente al Navale (ha altri due figlie: Rosaria in forze all’Ufficio Affari Generali del Federico II e Annarita)  a giustificare la folla ai festeggiamenti nell’aula Pessina e i tanti applausi. Lui, un po’ commosso, ha salutato e ringraziato: con stile, con classe, con silenzio, caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto. Tre pergamene, un orologio ed una medaglia commemorativa della facoltà di Giurisprudenza sono stati il segnale tangibile della stima profonda che, dipendenti dell’ateneo, suoi colleghi, autorità federiciane, hanno voluto consegnare al neo pensionato. “Esempio di dedizione al lavoro. Persona semplice e disponibile. Lavoratore sempre presente. Difensore delle quattro mura dell’università centrale”, sono state le parole con le quali Tessitore e Pelosi gli hanno consegnato gli attestati dell’università ed un orologio. Una scelta non casuale ha ricordato il Rettore: “a seguito del terremoto del 1980 un antico orologio dell’atrio centrale coperto dell’ateneo si era fermato e non era più funzionante. Ebbene, De Cubertinis ha talmente insistito per anni, con i diversi rettori  e soprattutto con l’attuale, che da 4-5 anni l’orologio è stato rimesso a posto ed è attualmente funzionante e visibile nell’atrio tra la guardiola e i busti”. Ed ha salutato il custode dicendogli: “ci mancherai veramente”. De Cubertinis prima di offrire a tutti i presenti un ricco buffet a base di torta e spumante, ha detto solo due parole ma piene di emozione: “con profondo rammarico lascio il lavoro per raggiunti limiti di età. Il mio è un saluto di commiato”. Poi ha aggiunto: “sono però disponibile fin quando non me ne andrò…”. Al che Tessitore ha subito controbattuto: “un contratto l’Università non lo nega a nessuno”. Sarà comunque molto difficile, come precisa anche l’interessato, tra l’altro invece intenzionato a godersi la pensione: “ho 67 anni, ho già usufruito dei due anni aggiuntivi ai 65 previsti dalla legge”. Dunque, niente più proroghe, però resterà ancora ad abitare nell’abitazione messagli a disposizione dall’ateneo (come previsto dal contratto) per 3-4 mesi per poi trasferirsi a Marano.
I ricordi 
Gli studenti. Rapporti con gli studenti? “Ottimi, anche con le pantere”. “Negli anni ‘75/80 qui restarono chiusi gli studenti durante l’occupazione”. Oggi sono cambiati “non hanno più l’impegno di quelli di prima. Lasciano passare tutto”.
I professori? “Sono ligi e rigidi, come prima”.
Episodi curiosi. Una contestazione di Agraria: “vennero nell’università con mucche, asini, galline. Era ancora Rettore Tesauro” 
I Rettori. “Tessitore il più preciso sugli orari, la sera alle 20.00 il cancello di via Mezzocannone si chiude, gli altri alle 18.00. Gli altri Rettori erano più elastici”.
P.I.
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