Diritto Costituzionale, l’esame più complesso del primo semestre

Diritto Costituzionale è, senza ombra di dubbio, l’esame più tosto del primo semestre. Le matricole definiscono la disciplina: articolata per la grande quantità di argomenti da immagazzinare, difficile per il linguaggio tecnico-giuridico adoperato, dispendiosa per le oltre 1200 pagine da studiare. Non a caso supera la prova al primo tentativo solo il 40% dei candidati. Passare indenni al secondo semestre sembra, dunque, per molti una chimera. Quali allora gli errori da evitare? Qual è il segreto per superare l’esame in modo brillante? “Il primo errore che non si deve compiere – dice il prof. Massimo Villone, I (N-R) e IV (D-F) cattedra – è quello di non studiare. Spesso all’esame si presentano ragazzi che si sono preparati in 15 giorni. Per questa materia, invece, c’è bisogno di continuità. Tre mesi di corso e di studio contestuale sono appena sufficienti. Una preparazione inadeguata rende il risultato incerto e fa calare irrimediabilmente la votazione”. 
Il prof. Villone
Esercitatevi sul web
Il docente non ritiene vi siano argomenti così ostici che non si possano superare con lo studio. Ma ammette: “certo il sistema delle fonti può risultare difficile al primo anno. Gli studenti avvertono poca familiarità con questi schemi e risentono la tecnicità nell’esposizione. Tuttavia, le fonti sono importantissime, che si parli di legge, di regolamenti regionali o di Costituzione, la materia sarà sempre oggetto di studio, anche negli anni successivi”. Quindi una domandina all’esame sulle fonti ‘scappa’ sempre? “Non mi piace cristallizzare le domande d’esame. Ogni prova – risponde il professore – è a sé stante, e ciò che sembra difficile per uno può risultare facile per l’altro. Gli studenti meritevoli sanno di non dover avere buchi lampanti. In ogni caso, riesce meglio chi trova una connessione logica fra gli argomenti. Fare le nottate sui libri non serve se poi, durante la prova, non si riesce a creare un collegamento utile fra gli Istituti”. Quindi uno studio regolare e non mnemonico sembrerebbe decisivo: “I ragazzi hanno avuto solo tre mesi per imparare a gestirsi in questo nuovo mondo. Per questo, devono esercitarsi a più non posso”. Esercitazioni che si possono trovare sulla pagina web del docente che riporta molteplici test di autovalutazione e ausili didattici per studenti armati di buona volontà. “Prima di venire all’esame valutate la vostra preparazione con questi test. Le prove vi aiutano a capire dove siete e quali siano i possibili risultati da conseguire. Se c’è ancora molta strada da fare vi suggerisco di rimandare il colloquio, almeno fino a marzo. Una bocciatura appesantisce il percorso ed è una sconfitta per tutti”. 
Il prof. Cocozza
Il programma
 va studiato tutto
Ammette che la strada è piena di insidie anche il prof. Vincenzo Cocozza, II cattedra (S-A): “Per i giovani non è facile approcciarsi al programma. Spesso le difficoltà si avvertono già alla prima lettura del manuale, così si scatenano dubbi ed ansie. Purtroppo per Costituzionale non vi sono argomenti che si possano privilegiare rispetto ad altri. Il programma è unitario e va studiato tutto. All’esame si spazia da un discorso all’altro, toccando varie figure, istituti e fonti che, ad esempio, si possono trovare in capitoli differenti e non consequenziali”. Un modo ci sarà per ottenere l’agognata promozione… “Diciamo che bisogna conoscere tutta la materia in maniera critica. All’esame, oltre alla conoscenza della Costituzione, vi deve essere il confronto con gli aspetti delle sentenze. Inoltre, la realtà che ci circonda è un elemento da tenere sempre sott’occhio. Di base spero sempre che i miei studenti capiscano, più che ripetere, nozioni su nozioni”. Perché: “L’errore in cui si incorre più di frequente, e che poi compromette l’esito dell’esame, è quello di non trovare il filo conduttore che lega la disciplina. In questo modo si commettono delle ingenuità. Ad esempio, talvolta gli studenti saltano il capitolo concernente le libertà. Nulla di più grave. Le libertà vanno considerate in un discorso d’insieme e non singoli capitoli di uno stesso manuale. Questi piccoli accorgimenti, le concatenazioni, il saper cogliere i collegamenti logici fra categorie, sono il quid in più per una buona prova”. Inoltre, conclude il docente: “Gli studi universitari abbisognano di maturità e consapevolezza. Ci si deve applicare molto per rendere meno piatto ciò che si apprende”. 
Il prof. Staiano
L’errore delle
 matricole? 
“L’autoreferenzialità”
Conscio del difficile impatto fra matricole e disciplina, il prof. Sandro Staiano, III cattedra (B-C): “Le ostilità ci sono, inutile negarle. Questo è il primo vero esame di diritto positivo con cui le matricole si confrontano. Una disciplina che dà diversi spunti di riflessione, ma anche taluni grattacapi”. Come ad esempio: “Le formule elettorali o le forme di governo, argomenti di grande attualità ma di non facile comprensione. Queste tematiche sono state affrontate in seminari a temi unici, sviscerando, laddove possibile, ogni aspetto. Per questo credo che chi abbia seguito i corsi sia notevolmente avvantaggiato”. Perché, secondo il prof. Staiano, “l’insegnamento è un processo circolare d’apprendimento, dove il docente deve misurare la didattica in base alle esigenze mostrate dai ragazzi. È così che si forniscono i parametri per un buon metodo di studio”. Purtroppo la possibilità di sbagliare è sempre dietro l’angolo. “L’errore che più di frequente commette una matricola è l’autoreferenzialità. Chiudersi in casa con un libro non è mai una cosa buona. Chi si confronta solo con il manuale, immagazzinando dati, all’esame avrà maggiori difficoltà. È da quest’errore che la percentuale di promossi si assottiglia, lì dove manca il dialogo e il metodo di studio”. Alla prova, infatti, riesce meglio chi abbia acquisito categorie logiche: “che permettano di elaborare informazioni in modo concreto. La memoria c’è, è un dato di fatto, non è possibile studiare senza ricordare. D’altronde, ciò che mi preme appurare maggiormente è la capacità di argomentazione”. Perché si può anche dimenticare un termine, “ma non la categoria logica ed il percorso alla base del discorso. Solo spaziando nella discussione si può dimostrare di essere preparati su ogni aspetto”.
La prof.ssa De Minico
All’esame si 
commentano 
gli articoli dei 
quotidiani
Un pizzico di buona volontà in più è per la prof.ssa Giovanna De Minico, V cattedra (G-M), ciò che manca a tanti ragazzi. “Molti studenti non mostrano dedizione allo studio – racconta la docente – Tanti non sono proprio educati alla lettura e credono che qualche ora sui libri equivalga al superamento della prova”. Invece: “Costituzionale si impara facendo il ‘sedere piatto’, macinando intere giornate sul testo. È una materia che necessita dell’osservazione del fenomeno politico, della lettura di un quotidiano, della realtà circostante. Gli articoli dei giornali parlano di atti del capo dello Stato, di dimissioni del governo. Quale spunto migliore? Chi impara solo dal testo perde tutto il bello”. Ed infatti la prova si articolerà in due parti: “La prima, con l’assistente, riguarderà domande sullo studio del manuale. La seconda si svolgerà con me; leggerò con lo studente un articolo di giornale, commentando, attraverso esempi concreti, ciò che si è studiato nei mesi precedenti”. Una prova che così diventa più complessa: “Tutt’altro, credo che così l’esame diventi una bella discussione, viva e reale. Il lavoro più faticoso, invece, l’abbiamo svolto in aula, in questi mesi. Ho constatato che i ragazzi non sanno leggere. Come si può interpretare un testo di diritto se non si conosce la differenza fra un congiuntivo e un indicativo? Per non parlare delle omissioni di punteggiatura… Come si fa ad insinuare il dubbio della conoscenza se mancano proprio le basi?”. Perché una cosa è capire, un’altra è dimostrare di aver capito: “Per questo ho sottoposto numerosi test ai ragazzi presenti al corso. Talvolta hanno svolto loro la lezione, spiegando gli argomenti ai colleghi, un gruppo agguerrito pronto a far notare eventuali errori. Credo che ciò che comprometta un esame è la difficoltà di sintesi. Si saltano i passaggi logici; invece, soprattutto in sede di prova, occorrerebbe fare prima una premessa, poi un ragionamento, ed arrivare solo poi alle conseguenze. Tante volte, purtroppo, il discorso è ribaltato ed è lì che può scattare la bocciatura”. 
Susy Lubrano
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