In seguito alle recenti decisioni del TAR sul collocamento a riposo dei docenti, il Senato Accademico del Federico II, su proposta delle Commissioni Didattica e Ricerca, si è riunito il 30 ottobre deliberando i criteri da adottare in futuro, per valutare le richieste. In passato, un docente universitario giunto al termine della carriera, diventato cioè fuori ruolo, poteva ancora godere di due anni di proroga della sua attività, per concludere le sue attività di ricerca e didattica. Dallo scorso anno, la legge 133 limita questa possibilità solo ad alcuni casi straordinari. “In seguito a quelle deliberazioni, ci sono stati sette ricorsi, cinque dei quali hanno già avuto giudizio. Uno è stato respinto ed altri quattro si sono visti sospendere il provvedimento, in attesa di capire se il provvedimento sia lecito o meno”, dice il ricercatore Mario Varcamonti. “Nell’esame – si legge nel resoconto dell’adunanza firmato da Giuliana Fiorillo, Alessandro Pezzella, Antonino Squillace e Varcamonti – si terrà conto delle esigenze organizzative e funzionali con riguardo ai singoli settori, nonché della situazione del richiedente e della sua esperienza professionale”, alla luce anche delle valutazioni di carattere finanziario delle ultime sedute dello scorso anno – in particolare quella del 29 dicembre. “Si è trattato solo di sostanziare un discorso iniziato lo scorso dicembre”, commenta il ricercatore Alessandro Pezzella. Il punto è che tra i docenti che dovrebbero andare in pensione senza i due anni di proroga, ce ne sono alcuni che sono tuttora responsabili di progetti e che gestiscono fondi. Per quanto riguarda la didattica si terrà conto della consistenza numerica del personale appartenente al settore in relazione alle esigenze ed alle sue peculiarità formative, a seconda che siano considerate di base o caratterizzanti. Nel computo finale non rientrerà solo il personale in servizio presso la Facoltà di appartenenza, ma anche quello presso altre Facoltà dell’Ateneo, cui si potrà ricorrere tramite procedura di mobilità interna o affidamento. Verrà inoltre verificato che il collocamento a riposo non pregiudichi il raggiungimento dei requisiti minimi di docenza. Anche per la ricerca si terrà conto della numerosità del personale appartenente all’area della Facoltà, o del Dipartimento, e si valuterà la posizione di chi ricopre la funzione di coordinatore e coordinatore europeo di progetti inseriti in programmi quadri o di PRIN. “Adesso si dovrà decidere se concedere il biennio di proroga ad un settantenne o, con lo stesso investimento, acquisire quattro ricercatori, anche se a tempo determinato. Il problema si porrà solo quest’anno perché, se verranno approvati i nuovi decreti, sarà solo una questione economica”, conclude Varcamonti.