Ore 9.30: le aule-studio della Facoltà ospitano già folti gruppi di ragazzi alle prese con esercitazioni collettive e ripetizioni dei programmi d’esame. Manca meno di un mese alla sessione estiva, le date d’esame non sono state rese ancora pubbliche, ma ciò che si percepisce tra gli studenti è che bisogna darsi da fare. “Quì il ritmo di studio è piuttosto elevato – dice Diego Della Ragione che, insieme ad altri colleghi, è alle prese con curve e grafici relativi all’esame di Analisi dei Sistemi – io sono al terzo anno di Ingegneria gestionale e, pur studiando assiduamente, sono indietro con gli esami. E nella mia stessa situazione, ci sono molti miei colleghi. Immagino già come passerò i prossimi due mesi: chiuso in casa a non far altro che studiare in previsione delle date d’esame di giugno e luglio”. “C’è anche da aggiungere che i programmi da studiare sono corposi – interviene Gianpaolo Desiderio, anch’egli iscritto al terzo anno di Ingegneria gestionale – in quanto racchiudono tantissime nozioni che non si ha tempo di capire in profondità perché il tempo stringe. Mediamente, abbiamo da sostenere cinque esami a semestre ed un semestre risulta così suddiviso: quattro mesi durante i quali si seguono i corsi e due rimanenti mesi di studio intenso per cercare di rispettare un piano personale che ognuno si è fatto tenendo conto delle date. Passiamo ogni giorno dalle sei alle otto ore sui libri. Direi che non è poco, ma, a quanto pare, è il minimo necessario per tentare nella stessa sessione gli esami di Analisi dei Sistemi, Logistica industriale, Progettazione assistita al calcolo e un altro a scelta”. Giulio D’Agostino e Roberto D’Amore, alle prese anch’essi con l’esame di Analisi dei Sistemi, sono della stessa opinione: “gli studenti di Ingegneria sono tenuti, nel loro interesse, a seguire tutti i corsi. Di ritorno a casa, occorre rileggere i nuovi argomenti trattati, ad un mese prima delle sessioni d’esame non resta che studiare seriamente. E pensare che noi studenti di Ingegneria gestionale siamo giudicati ‘i lavativi della facoltà’, in quanto si pensa erroneamente che la nostra laurea sia più generica”.
Sembra che tra i ragazzi la parola d’ordine sia ‘sbrigarsi’: muoversi velocemente tra programmi, esercitazioni di gruppo, prove intercorso diventa una necessità. E quando gli chiediamo di descrivere la loro giornata-tipo, l’unica risposta che viene data è: “la giornata-tipo di uno studente di Ingegneria prevede: svegliarsi presto, recarsi in facoltà per seguire i corsi l’intera mattinata, studiare in gruppo il pomeriggio, tornare a casa, rivedere le lezioni spiegate al mattino. Logicamente il tutto intervallato da pause-pranzo, break e momenti di scherzo. Resta comunque il fatto che una giornata del genere risulta davvero impegnativa e stancante”. “Il ritmo diventa estenuante quando in una sessione si accorpano esami complicati come Fisica matematica, Analisi II e Scienza delle costruzioni – dice Marcello, iscritto al secondo anno di Ingegneria gestionale – prima di tutto. Bisogna programmare esami e prove varie con scrupolosa esattezza visto che bisogna dare un esame ogni due settimane. Se poi, la sorte ti riserva una bella bocciatura, saltano tutti i piani. Nel tentativo estremo di recuperare l’esame perso, non resta che tralasciare la preparazione di un altro, senza dimenticare che per alcuni esami si salta la sessione. Lo scorso febbraio, mi è capitato di essere bocciato all’esame di Fisica matematica, ho dovuto attendere fino al mese di giugno per ripeterlo” . “Occorrono più appelli d’esame e non solo per i fuori-corso – interviene Roberto Apice, al terzo anno di Ingegneria Informatica – Al primo anno, sono riuscito a dare solo sette esami su dieci, il minimo per passare al secondo anno. Nei due anni successivi, ho continuato a dare esami ma a tutt’oggi ho da recuperare i fatidici tre esami di primo anno”.
Questa è una richiesta che accomuna la totalità degli studenti -fuori-corso, studenti del nuovo ordinamento e del vecchio ordinamento-: avere più appelli d’esame per recuperare fin dal secondo anno; inserire esami ogni mese, indistintamente.
Di certo, le matricole si trovano a dover fare i conti con una realtà accademica invasiva. Gianluca, studente al primo anno di Ingegneria elettronica, ci confessa: “qui si seguono corsi per tante ore, l’unico giorno interamente libero per studiare è il sabato e non vi nascondo di aver già passato qualche week-end sui libri per studiare Fisica generale e Geometria”. “In effetti, conciliare vita privata e vita universitaria risulta complicato soprattutto al primo anno quando non hai ancora ben chiaro il nuovo metodo di studi – spiega Pierluigi, 20 anni, iscritto al secondo anno di Ingegneria meccanica – l’unica nota positiva è rappresentata dalle prove intercorso, grazie alle quali parte dell’esame è già dato. Man mano che si prosegue nel corso di studi, però, gli esami diventano più duri e dare Meccanica applicata alle macchine, Impianti e Scienza delle costruzioni in una sola sessione risulta davvero faticoso. C’è bisogno di un’attenta organizzazione altrimenti rischi di non avere tempo per nulla oltre che per lo studio”. Della stessa opinione, è Antonio, al secondo anno di Ingegneria Informatica: “riesco a ritagliare un pò di tempo da dedicare ai miei hobby solo in serata”.
Tantissimi sforzi, dunque, per arrivare al tanto agognato giorno della laurea ma, allo stesso tempo, tanti dubbi sul futuro della professione scelta e sulla preparazione acquisita in anni di studio. “Il mercato del lavoro ricerca persone giovani con una buona preparazione – dice Claudio, al secondo anno di Ingegneria meccanica – sono certo che si riesce a distinguere nettamente un ingegnere con una buona preparazione di base, com’era quella fornita agli studenti del vecchio ordinamento, e un ingegnere che ha studiato senza aver il tempo di capire bene e approfondire, come me e i miei colleghi del nuovo ordinamento. Il ritmo frenetico riduce la possibilità di fare le cose in modo critico e purtroppo ho notato che, più velocemente si studia, più velocemente si dimentica”.
Maddalena Esposito
Sembra che tra i ragazzi la parola d’ordine sia ‘sbrigarsi’: muoversi velocemente tra programmi, esercitazioni di gruppo, prove intercorso diventa una necessità. E quando gli chiediamo di descrivere la loro giornata-tipo, l’unica risposta che viene data è: “la giornata-tipo di uno studente di Ingegneria prevede: svegliarsi presto, recarsi in facoltà per seguire i corsi l’intera mattinata, studiare in gruppo il pomeriggio, tornare a casa, rivedere le lezioni spiegate al mattino. Logicamente il tutto intervallato da pause-pranzo, break e momenti di scherzo. Resta comunque il fatto che una giornata del genere risulta davvero impegnativa e stancante”. “Il ritmo diventa estenuante quando in una sessione si accorpano esami complicati come Fisica matematica, Analisi II e Scienza delle costruzioni – dice Marcello, iscritto al secondo anno di Ingegneria gestionale – prima di tutto. Bisogna programmare esami e prove varie con scrupolosa esattezza visto che bisogna dare un esame ogni due settimane. Se poi, la sorte ti riserva una bella bocciatura, saltano tutti i piani. Nel tentativo estremo di recuperare l’esame perso, non resta che tralasciare la preparazione di un altro, senza dimenticare che per alcuni esami si salta la sessione. Lo scorso febbraio, mi è capitato di essere bocciato all’esame di Fisica matematica, ho dovuto attendere fino al mese di giugno per ripeterlo” . “Occorrono più appelli d’esame e non solo per i fuori-corso – interviene Roberto Apice, al terzo anno di Ingegneria Informatica – Al primo anno, sono riuscito a dare solo sette esami su dieci, il minimo per passare al secondo anno. Nei due anni successivi, ho continuato a dare esami ma a tutt’oggi ho da recuperare i fatidici tre esami di primo anno”.
Questa è una richiesta che accomuna la totalità degli studenti -fuori-corso, studenti del nuovo ordinamento e del vecchio ordinamento-: avere più appelli d’esame per recuperare fin dal secondo anno; inserire esami ogni mese, indistintamente.
Di certo, le matricole si trovano a dover fare i conti con una realtà accademica invasiva. Gianluca, studente al primo anno di Ingegneria elettronica, ci confessa: “qui si seguono corsi per tante ore, l’unico giorno interamente libero per studiare è il sabato e non vi nascondo di aver già passato qualche week-end sui libri per studiare Fisica generale e Geometria”. “In effetti, conciliare vita privata e vita universitaria risulta complicato soprattutto al primo anno quando non hai ancora ben chiaro il nuovo metodo di studi – spiega Pierluigi, 20 anni, iscritto al secondo anno di Ingegneria meccanica – l’unica nota positiva è rappresentata dalle prove intercorso, grazie alle quali parte dell’esame è già dato. Man mano che si prosegue nel corso di studi, però, gli esami diventano più duri e dare Meccanica applicata alle macchine, Impianti e Scienza delle costruzioni in una sola sessione risulta davvero faticoso. C’è bisogno di un’attenta organizzazione altrimenti rischi di non avere tempo per nulla oltre che per lo studio”. Della stessa opinione, è Antonio, al secondo anno di Ingegneria Informatica: “riesco a ritagliare un pò di tempo da dedicare ai miei hobby solo in serata”.
Tantissimi sforzi, dunque, per arrivare al tanto agognato giorno della laurea ma, allo stesso tempo, tanti dubbi sul futuro della professione scelta e sulla preparazione acquisita in anni di studio. “Il mercato del lavoro ricerca persone giovani con una buona preparazione – dice Claudio, al secondo anno di Ingegneria meccanica – sono certo che si riesce a distinguere nettamente un ingegnere con una buona preparazione di base, com’era quella fornita agli studenti del vecchio ordinamento, e un ingegnere che ha studiato senza aver il tempo di capire bene e approfondire, come me e i miei colleghi del nuovo ordinamento. Il ritmo frenetico riduce la possibilità di fare le cose in modo critico e purtroppo ho notato che, più velocemente si studia, più velocemente si dimentica”.
Maddalena Esposito