Firas Chihade, un ex nazionale di nuoto alla Federico II per studiare Medicina dello sport

“Benvenuti al Sud è un film che ha dato una visione positiva del Meridione. Lo dico da milanese. Dopo un po’ che sono stato qui, l’ho anche rivisto e ho compreso battute che prima non capivo”. Ha assistito insieme a molti suoi colleghi alla lezione tenuta da Alessandro Siani. Il suo nome è Firas Chihade, studente nato e cresciuto a Milano e trasferitosi a Napoli due anni fa per specializzarsi alla Federico II in Medicina dello sport. Figlio di genitori siriani, Firas, 29 anni, ha seguito le orme del papà: “mio padre è medico. È venuto in Italia per studiare spostandosi tra Perugia, Parma e Milano. Mia mamma, invece, in Siria insegnava biologia e matematica. Qui in Italia è casalinga”. In Lombardia i suoi studi: “mi sono laureato in Medicina a Varese, all’Università degli Studi dell’Insubria. Feci i test lì perché pensavo fosse più facile entrare. Alla fine, con il mio punteggio sarei entrato anche a Milano, ma va bene così”. Poco tempo fa la corona d’alloro raggiunta a pieni voti con una tesi in Chirurgia plastica. All’ultimo anno di studi ha anche vissuto “un’esperienza Erasmus a Malaga. La consiglio a tutti. Oltre a imparare una lingua, arricchisce molto sotto il profilo umano”. Poi Napoli: “tra le varie opzioni per la specializzazione scelsi Medicina dello sport, un settore che mi piace”. Lo dice da ex nuotatore che in carriera ha raggiunto livelli importanti: “con la nazionale siriana sono stato primatista nei cinquanta e cento metri rana”. Il curriculum da atleta parla anche di “due bronzi ai giochi asiatici occidentali
nel 2005, un oro a un torneo a Palma de Maiorca, al quale partecipai con la mia scuola, e qualche campionato regionale vinto in Lombardia”. Della nuova esperienza tra Policlinico e Ospedale Cardarelli lo ha colpito soprattutto “il fatto che con i professori si instaura un rapporto diretto, rispettoso ma meno formale del solito. Ricordo ancora quando firmai il contratto”. Perché? “Era il giorno del mio compleanno. Il mio professore di Anatomia Rocco Spera, scherzando, mi disse: ‘manco le paste hai portato?’. In quell’occasione imparai la prima cosa in napoletano, le paste, appunto”. Le lezioni di dialetto sono poi continuate al Rione Sanità: “mi ricorda Aleppo con le sue stradine strette e la gente seduta per strada a chiacchierare. Ci portai anche mia madre, ed ebbe la stessa sensazione”. Lì, all’ospedale San Gennaro “seguivo i corsi di ortopedia con i professori Pempinello e Grosso. È stata la mia scuola di Napoletano. I pazienti si esprimono in dialetto”. Parole ed espressioni che ricorda meglio: “che t’aggia dicere, mulignane e cazzimma”. Benvenuto al Sud.
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