Franco Roberti, un Magistrato canottiere

La pratica sportiva, uno stimolo per impegnarsi anche nello studio e nella professione. Lo dimostra la storia del Magistrato Franco Roberti, 64 anni, attualmente Procuratore a Salerno. Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, Roberti è entrato in magistratura nel 1975, giovanissimo – aveva soli 27 anni -, iniziando il suo lavoro in Toscana. In seguito è stato trasferito ad Avellino dove si è occupato dei processi sul terremoto. Per otto anni è stato, quindi, alla Direzione nazionale antimafia. Poi nel 2001, assegnato alla Procura di Napoli, dove ha seguito tra l’altro indagini sul terrorismo. E’ ricordato per inchieste importanti come quelle di Calciopoli o su Alfredo Romeo. Il Magistrato racconta di aver da sempre praticato sport: “a 10 anni ho iniziato con la scherma, poi a 15 ho incontrato il canottaggio”, che è a tutt’oggi la sua passione. Tra un fascicolo e l’altro, “sono sempre riuscito a ritagliarmi lo spazio per la pratica dell’attività sportiva, compatibilmente con i miei doveri, prima di studente e poi di magistrato”.
Roberti sottolinea: “il canottaggio è uno sport molto duro, impone una rigida disciplina, soprattutto se lo si pratica a livello agonistico. Lo sport trasmette ai giovani il senso dell’educazione, il rispetto delle regole, il sacrificio per inseguire un traguardo. Sicuramente questi sono valori che deve inculcare principalmente la famiglia, ma l’attività sportiva può fare la sua parte”.
Il periodo di maggiore impegno per Roberti è stato proprio durante gli anni dell’università, quando, con la squadra del Circolo Canottieri e del Cus, disputava in gare agonistiche a livello nazionale. “A Napoli c’è una grande tradizione di sport accademico. Noi, con i colori dell’Università di Napoli, abbiamo gareggiato a livello nazionale. Proprio nel canottaggio, in quel periodo, si vinceva molto. Ricordo con molto piacere quegli anni di intenso impegno, sia negli studi che nello sport. Con i compagni di allora si sono cementate amicizie che continuano ancora oggi, anche perché il rapporto che si crea tra i giovani membri di una stessa squadra è indissolubile”.
Con l’inizio della carriera in magistratura, poi, non ha più potuto tenere gli stessi ritmi, “ho lasciato la fase agonistica, continuando, però, sempre a livello amatoriale”. Oggi, il dott. Roberti ancora si allena e partecipa a gare nell’ambito della sezione ‘Master’, “una categoria adeguata alla mia età. Si svolgono allenamenti e competizioni tra coetanei. Frequentare il Circolo, inoltre, rappresenta un momento di relax, di svago, si incontrano cari amici e ci si allontana un po’ dallo stress del lavoro”. 
Lo sport va inteso, quindi, sia come educazione al rigore e alla disciplina, utili strumenti anche nello studio e nel lavoro, sia come pausa e momento di svago: “Praticare sport fin da giovane mi permette, oggi, di avere un buon equilibrio psicofisico. Molti ragazzi, proprio durante gli anni di università, abbandonano l’attività sportiva per mancanza di tempo. Bisogna, invece, ricavarsi sempre un angolino per la cura del proprio corpo, del proprio benessere fisico, perché questa energia viene trasmessa anche nello studio”.
Valentina Orellana
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