Gli studenti di Ingegneria Navale recuperano ed espongono barche d’epoca

Ricerca scientifica al servizio della riscoperta storico-culturale e dell’impegno sociale. Sono i contenuti dell’attività illustrata a turisti e cittadini ospiti del Village da Gabriele Staiano e Paolo Fusco, studenti rispettivamente alla Laurea Specialistica ed alla Laurea Magistrale in Ingegneria Navale presso la Federico II, nell’ambito del progetto portato avanti dal laboratorio CREA, Center of Reverce Engineering Applications, coordinato dal ricercatore Massimo Martorelli, che ha fornito un fondamentale contributo tecnologico per il restauro di alcuni lanzini, imbarcazioni molto diffuse nell’Ottocento, nate per il trasporto di merci e detenuti e trasformate, in seguito, dai maestri d’ascia della costa napoletana in veloci barche da pesca, in grado di veleggiare anche al largo. Applicando le tecniche di scansione dell’Ingegneria inversa, che consente di passare dal modello reale a quello virtuale al fine di svolgere delle simulazioni, è stato possibile risalire ai piani di costruzione e recuperare una piccola flottiglia di nove lanzini d’epoca conservate al Molosiglio. Il Genio Militare, in collaborazione con l’associazione Life ed alcuni privati, ha avviato un’iniziativa che coinvolge, in qualità di artigiani, i ragazzi del carcere minorile di Nisida, con l’intento di partecipare alle prossima Velalonga. “Conoscevo molto bene sia l’associazione Life che gli strumenti del laboratorio e ho cercato di farli incontrare, proponendo una collaborazione per recuperare queste straordinarie barche d’epoca, fra le quali abbiamo scelto di esporre la più antica”, dice Paolo, velista per passione, contento di essersi misurato, al tempo stesso, con il lavoro d’ingegnere e divulgatore. “Abbiamo utilizzato due diverse tecniche, una fotogrammetrica ed una a scansione laser. In pratica, si tratta di ottenere delle nuvole di punti, dalle quali ricavare un modello digitale sul quale fare delle prove idrostatiche – racconta Gabriele che ha già sviluppato un lavoro del genere nel corso della sua tesi alla Laurea Triennale ed è entusiasta di aver partecipato alle attività per la Coppa America – È stato moto bello essere coinvolti in un’iniziativa che si è svolta durante la Formula 1 del mare. Non conoscevo i lanzini, ma ho scoperto che sono imbarcazioni affascinanti, molto difficili da maneggiare. Sarebbe bello vederli in una regata dedicata esclusivamente a loro”. Poco più di quattro metri e mezzo, per dieci metri d’albero, sono queste le dimensioni di un lanzino medio. È come avere, sottolineano i ragazzi, il motore di una Ferrari montato su una Cinquecento. “L’Ingegneria Inversa si presta a ricostruire qualsiasi forma in qualunque campo, anche sanitario. Ovviamente, in ogni circostanza, collaboriamo con i colleghi esperti del settore. È stato un modo per promuovere le ricerche che svolgiamo, anche grazie al contributo di apparecchiature costose”, aggiunge il dott. Martorelli che ringrazia per la collaborazione i professori Claudio Pensa, Antonio Lanzotti, Salvatore Miranda e Michele Russo. 
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