Giulio, studente di Veterinaria, in Sudafrica con l’IVSA

Due settimane in Sudafrica grazie all’IVSA Naples (International Veterinary Students’ Association): è l’esperienza raccontata da Giulio Grossi, studente del terzo anno di Medicina Veterinaria, che, in qualità di delegato, ha partecipato al Simposio dell’IVSA, tenutosi dal 3 all’11 gennaio a Pretoria, nel Campus della Facoltà di Veterinaria di Onderstepoort. Il soggiorno si è prolungato fino al 17 per il ragazzo che, grazie all’organizzazione di studenti del luogo, ha potuto visitare città come Port Elizabeth, Knysna e Cape Town. “È stata un’esperienza unica, che ho condiviso con altri 97 studenti provenienti da ogni parte del mondo. Ero l’unico italiano”. Giulio descrive lo spettacolare campus in cui ha soggiornato, sito nella Facoltà di fama mondiale per lo studio delle malattie tropicali. “Lì lo studente di Veterinaria, dopo la lezione, può direttamente visitare gli animali a pochi passi da lui. Il campus è dotato di allevamenti di maiali, pecore, mucche, cavalli e addirittura beagles. Ci sono anche sale autoptiche, dove è possibile assistere alla diagnostica cadaverica di rinoceronti o elefanti neonati”. Scopo del soggiorno, prendere decisioni importanti riguardo la Costituzione dell’IVSA: “Durante il simposio dovevamo decidere se inglobare anche l’organizzazione della Nigeria nell’Associazione. Ottenuto il sì, ora potrà partecipare a scambi culturali con studenti stranieri e condividere la propria cultura ed il suo modo di fare medicina, anche in relazione alla cura di differenti tipologie di animali”. Molto sentito in Sudafrica il problema del bracconaggio dei rinoceronti, in particolare nella riserva del Kruger National Park. Lo studente ha assistito a lezioni sull’argomento: “Il corno del rinoceronte vale venti volte l’oro per il suo particolare materiale impiegato nella manifattura di pugnali e coppe. Ma è importante anche perché fatto di cheratina, utilizzata molto nella medicina orientale. Le prostitute thailandesi s’improvvisano in battute di caccia, li anestetizzano e gli staccano la parte del corpo che è ricca di terminazioni nervose. Questo causa spesso la morte dell’animale”. In alcuni casi riesce a sopravvivere, ma ha bisogno di particolari cure: “Il problema riguarda da vicino noi veterinari, che tentiamo in tutti i modi d’impedire l’estinzione della specie”.
L’esperienza nel continente straniero ha insegnato a Giulio che esistono numerose differenze nei vari paesi, anche nel modo di trattare una stessa materia, ma soprattutto gli ha fatto capire che l’istruzione va oltre i libri. “In Sudafrica si studia Veterinaria per sette anni e ho seguito alcune lezioni interessantissime sulla malattia africana dei cavalli, che in Etiopia, Nigeria e Congo sono la principale fonte di locomozione”. Per saperne di più sul trattamento delle malattie nel luogo, ha deciso di visitare una clinica in una zona endemica di rabbia. “Per entrarvi è necessaria la vaccinazione. La clinica assiste piccoli animali e ho capito cosa vuol dire farlo in una zona povera. Molte delle persone che chiedono cure mediche per il proprio cucciolo non possono pagare, ed il veterinario spesso presta aiuto senza chiedere niente in cambio”.
Dopo aver preso coscienza di realtà così diverse dalla nostra, Giulio pensa di continuare gli studi fuori dall’Italia, anche in vista dell’esercizio della professione. “Sono orientato sull’Università di Glasgow, famosa per lo studio della parassitologia, o sullo stesso Sudafrica, nel quale c’è un’enorme richiesta di veterinari”.
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