Giurisprudenza intitola la sede di Porta di Massa all’ex Preside Antonio Pecoraro-Albani

“Era un pomeriggio di fine estate quando, per puro caso, seduto su una panchina, vidi per l’ultima volta il prof. Antonio Pecoraro-Albani. Mi fermai e nacque un colloquio bellissimo che mi fece sentire la sua grande umanità. Quando numerosi colleghi mi hanno proposto di intitolare la sede di Porta di Massa all’ex Preside, ne sono stato felice. E’ un atto ‘doveroso’. Se siamo qui, in queste strutture, lo dobbiamo alla grande forza del docente”, le parole pronunciate dal Preside Lucio De Giovanni, il 23 maggio, innanzi ad una platea commossa, accorsa per la cerimonia. Il prof. Pecoraro-Albani, scomparso nel 2008, alla guida della Facoltà dal 1986 al 1993, è stato definito da molti ‘il Preside della svolta’, quello che ha rivoluzionato i modi e i luoghi della didattica. “Il plesso di Porta di Massa ha un significato particolare – continua De Giovanni – E’ il palazzo del cambiamento. Prima Giurisprudenza era una Facoltà frammentata, le lezioni si tenevano nelle sale cinematografiche. E’ stato proprio grazie alla forte spinta del prof. Pecoraro-Albani che è stato possibile acquisire, vent’anni fa, lo stabile”. L’immobile era stato progettato per fini diversi, la destinazione d’uso a sede universitaria era considerata quasi impossibile. Invece, grazie anche alla collaborazione del Consiglio d’Amministrazione di cui faceva parte il prof. Massimo Villone, “Il Preside riuscì a farsi spazio, regalando agli studenti una bellissima struttura”. La storia del Palazzo di Vetro inizia così, con un docente in prima linea, pronto a lottare con garbo ed eleganza. “Molti dei giovani presenti non conoscono la storia del luogo in cui studiano, né conoscono la figura di chi ha permesso ciò. Il prof. Pecoraro-Albani ha dedicato la sua vita alle Istituzioni. Era in Facoltà già alle 7.00 del mattino, sempre in Presidenza, impeccabile, pronto ad accogliere. Era un uomo formale ma la sua forma era tutta sostanza”, conclude De Giovanni. Una nota di rammarico nelle parole del Rettore Massimo Marrelli: “Avremmo dovuto compiere quest’azione anni fa, senza aspettare così tanto tempo. La storia va valorizzata, così come i grandi Maestri”. Non un atto dovuto: “Ma un gesto per ricollocare le cose nel tempo e restituire dignità al passato. Gli studenti non possono affrontare il futuro se non hanno memoria del passato”. Un ricordo personale quello del prof. Mario Rusciano, Presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali: “Molti di noi – racconta – hanno trascorso in questa Facoltà quasi mezzo secolo, vivendo numerosi cambiamenti. Per questo possiamo affermare che il prof. Pecoraro-Albani è stato un docente spartiacque. La sua figura si collocava a metà strada tra l’Istituzione e la Facoltà di massa. E’ stato lui ad aprire le porte della Presidenza, fondando un nuovo modo di fare Università”. Impeccabile e al contempo inflessibile sulle regole di condotta, il prof. Pecoraro-Albani: “Mi ha insegnato l’educazione accademica, anche grazie ai suoi modi eccessivamente rigorosi. Il professore non salutava mai da seduto, si alzava sempre in piedi per accogliere gli ospiti, dava del tu a pochissime persone”. Da lui: “Ho imparato che la cosa importante per uno studente è la struttura universitaria, un luogo bello, dove poter studiare senza disagi. Purtroppo da quel piccolo seme, gettato vent’anni fa, sono nati pochi frutti. Ad oggi dobbiamo ancora migliorare. Solo così il nostro omaggio all’opera del prof. Albani potrà definirsi completo”. Anche il prof. Luigi Labruna si fa testimone del passato: “Sono stato il Preside che ha proseguito l’opera del prof. Albani. Era un uomo riservato, di poche parole, efficiente, e soprattutto non aveva la spocchia del leader. Una persona solida, capace di un’organizzazione esemplare. Considerava essere docente un privilegio, per questo dedicò così tanto tempo alla riorganizzazione didattica”. Un uomo caparbio: “Che lottò per avere le aule, i Dipartimenti, le Biblioteche. Quando vi fu l’acquisizione della struttura di Porta di Massa, il palazzo, essendo destinato ad altro uso, doveva essere modificato del tutto. Ne seguì l’opera passo dopo passo, sorvegliando il lavoro, assicurandosi che tutto procedesse per il meglio. Finalmente oggi la Facoltà ne riconosce pubblicamente il valore”. Un ricordo diverso quello del prof. Sergio Moccia: “Avevamo due personalità opposte, due modi di pensare realmente diversi. Eppure il Preside Albani, che aveva una grande onestà d’animo, mi ha aiutato a crescere. Era un docente che prestava sempre la massima attenzione anche a chi, come me, portava idee opposte”. L’ultimo commento alla signora Liviana Pecoraro-Albani: “Sono felice per quanto oggi è stato detto. Mio marito viveva per l’Università, la considerava una grande famiglia. Sarebbe stato onorato e lusingato dai commenti dei docenti presenti. Io, che ho avuto il privilegio di conoscerlo come uomo, posso affermare che dietro la sua rigidità vi era una forza d’animo bellissima. Devo ringraziare la Facoltà, è un piacere immenso sapere che l’opera di mio marito non è stata dimenticata”. 
Susy Lubrano 
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