I 50 anni di Informatica a Napoli

“L’Informatica non è legata solo alla macchina ma è anche ricerca e didattica e queste parti sono indipendenti tra loro” afferma il Rettore Guido Trombetti inaugurando i lavori della conferenza, svoltasi alla Facoltà di Ingegneria il 21 dicembre, dedicata alle celebrazioni dei cinquanta anni dell’informatica a Napoli. Al centro di questa giornata, la figura di Giorgio Savastano, docente della Facoltà scomparso nel ’90, al quale, al termine dell’incontro, è stata dedicata l’aula multimediale del complesso di Piazzale Tecchio. “Abbiamo un grande futuro davanti, perché abbiamo un grande passato alle spalle” dice il Preside della Facoltà di Ingegneria il prof.Edoardo Cosenza. “Sono solo un povero Civile, ma ricordo bene il peso delle schede perforate e quella rumorosissima macchina che c’era tanti anni fa in Facoltà” prosegue scherzando il Preside che di Savastano dice: “per ragioni anagrafiche lo ricordo poco ma ci sono delle figure che diventano indimenticabili, per quello che hanno rappresentato”. “Il 1955 è considerato da molti l’anno zero dell’Informatica in Italia” illustra il professor Bruno Fadini ricordando i tempi in cui i primi calcolatori venivano installati grazie ad un piano di finanziamenti, l’ERP, legato al piano Marshall. Il primo calcolatore della Facoltà di Ingegneria napoletana, si chiamava D12 ed era un calcolatore ibrido, analogico e digitale, in grado di risolvere equazioni differenziali per la statistica o lo studio  orbite planetarie. La struttura era realizzata con tubi a vuoto, diodi di germanio e memorie a tamburo, cilindri magnetici sui quali delle testine registravano le informazioni. In caso di sbalzi sulla linea elettrica tutte le informazioni andavano perdute. L’intervento del professore prosegue ricordando l’evoluzione dell’informatica attraverso i decenni fino ad arrivare all’avvento dell’era dei personal computer e della società dell’informazione. Il professor Ugo De Carlini ha invece illustrato alla platea l’intervento del prof.Giorgio Casadei dell’Università di Bologna, assente per ragioni di salute. Un intervento di tipo storico in cui si fa risalire l’origine dell’informatica addirittura al Big Bang, che sicuramente può essere spiegato con modelli matematici e informatici. Seguendo poi l’evoluzione umana, si prosegue con la nascita del linguaggio scritto, del pensiero scientifico e del ragionamento logico che ha condotto all’invenzione della macchina, delle architetture complesse, del software e della rete interconnessa (internet). “Nel futuro l’informatica diventerà sempre più pervasiva e svilupperà soprattutto  le  applicazioni legate alla robotica e all’intelligenza artificiale” ha concluso il prof.De Carlini. “Negli anni ’60 abbiamo iniziato a studiare le complesse reti neuronali per simulare al computer le funzioni del cervello e individuare le strutture intime del linguaggio naturale. Un progetto ambizioso sfociato in ricerca matematica” ricorda il prof.Luigi Maria Ricciardi, ritornando con il pensiero al tempo in cui il vecchio dipartimento di Fisica era frequentato da alcuni dei padri dell’Informatica (Edoardo Caianiello, Norbert Wiener, Renato Vinciguerra, Warren McCulloch) “persone che precorrevano i tempi le cui parole sono state comprese solo molto dopo” dice Ricciardi che ha un pensiero anche per Vinciguerra, “si trattava di materie antesignane e si espose molto per portare questi argomenti in Facoltà. Questo sicuramente non ha  facilitato la sua carriera accademica. Dobbiamo i risultati raggiunti oggi anche alla sua generosità”. La parte conclusiva della conferenza è stata interamente dedicata al ricordo del prof.Savastano. “Era una persona sanguigna. Precorse i tempi,  indicò una strada allora ancora agli albori e riuscì, con volontà, ad imporsi in Facoltà, raggiungendo grandi risultati con pochi mezzi” ricorda il prof.Gennaro Volpicelli ex Preside della Facoltà. “Aveva il coraggio e l’incoscienza necessarie per avere a che fare con le pubbliche amministrazioni di allora” aggiunge il dott. Pietro Altieri, vice presidente dell’Unione Industriali. “Faceva le cose di persona senza delegare nessuno” sottolinea il prof. Antonio Langella,  tesista di Savastano nel ’58. “Esigeva sempre il massimo da tutti” evidenzia il prof.Carlo Verola. “Gli sono grato per quello che mi ha insegnato, è stato un maestro di scienza e di vita” conclude l’ing.Ferrazzano.
Simona Pasquale 
- Advertisement -




Articoli Correlati