Il 90% dei laureati in Biotecnologie Biomolecolari e Industriali è attualmente occupato. Alcuni sono impiegati nell’industria ma la maggior parte frequenta dottorati di ricerca e Scuole di Specializzazione. “So di colleghi che hanno cercato laureati per conferire borse di studio annuali e non li hanno trovati”, commenta la prof.ssa Renata Piccoli, Presidente del Corso di Laurea.
Il numero delle nuove immatricolazioni negli scorsi anni accademici si è aggirato intorno alle 50-60 unità sui 75 posti disponibili. “Quest’anno è difficile prevedere quanti studenti si iscriveranno. A Monte S. Angelo potremmo accogliere 80-90 studenti, sia come capienza di aule, sia come strutture di laboratorio. Perciò ci auguriamo che il numero degli iscritti cresca”.
E’ anche vero, però, che il numero limitato di studenti ha i suoi vantaggi soprattutto nel campo pratico. “Quando all’ultimo anno della Triennale devono affrontare i due mesi di tirocinio, hanno già un’infarinatura di laboratorio, hanno acquisito familiarità con il camice e la pipetta. Questo è un aspetto che gli allievi gradiscono molto”.
“I ragazzi devono capire che l’inglese e l’informatica sono due punti di forza senza i quali le proprie idee e i propri dati non possono essere trasmessi”, asserisce la docente menzionando che a Monte S.Angelo gli studenti possono usufruire di un laboratorio informatico con 40 postazioni.
I biotecnologi trovano occupazione anche all’estero, molti di loro hanno svolto il dottorato di ricerca presso la DSM olandese o la MRC di Londra. “Finalmente si comincia a capire che le biotecnologie possono avere importanza anche sul lato della produzione – sottolinea la professoressa – Un dottorato internazionale prepara in un’altra ottica. Spesso gli studenti non conoscono l’inglese e non hanno una mentalità internazionale, per cui bastano pochi mesi fuori dall’Italia per aprir loro la mente”. Ma un laureato in biotecnologie può comunque sperare di lavorare in Italia? “Perché no, anche a Napoli abbiamo laboratori competitivi ma rimanere nel nostro Paese non deve essere una limitazione”.
Il numero delle nuove immatricolazioni negli scorsi anni accademici si è aggirato intorno alle 50-60 unità sui 75 posti disponibili. “Quest’anno è difficile prevedere quanti studenti si iscriveranno. A Monte S. Angelo potremmo accogliere 80-90 studenti, sia come capienza di aule, sia come strutture di laboratorio. Perciò ci auguriamo che il numero degli iscritti cresca”.
E’ anche vero, però, che il numero limitato di studenti ha i suoi vantaggi soprattutto nel campo pratico. “Quando all’ultimo anno della Triennale devono affrontare i due mesi di tirocinio, hanno già un’infarinatura di laboratorio, hanno acquisito familiarità con il camice e la pipetta. Questo è un aspetto che gli allievi gradiscono molto”.
“I ragazzi devono capire che l’inglese e l’informatica sono due punti di forza senza i quali le proprie idee e i propri dati non possono essere trasmessi”, asserisce la docente menzionando che a Monte S.Angelo gli studenti possono usufruire di un laboratorio informatico con 40 postazioni.
I biotecnologi trovano occupazione anche all’estero, molti di loro hanno svolto il dottorato di ricerca presso la DSM olandese o la MRC di Londra. “Finalmente si comincia a capire che le biotecnologie possono avere importanza anche sul lato della produzione – sottolinea la professoressa – Un dottorato internazionale prepara in un’altra ottica. Spesso gli studenti non conoscono l’inglese e non hanno una mentalità internazionale, per cui bastano pochi mesi fuori dall’Italia per aprir loro la mente”. Ma un laureato in biotecnologie può comunque sperare di lavorare in Italia? “Perché no, anche a Napoli abbiamo laboratori competitivi ma rimanere nel nostro Paese non deve essere una limitazione”.