Il percorso da scegliere, gli esami a gettone, il contatto con le aziende

Non sono ancora le nove e i primi studenti varcano la soglia dell’Edificio 1 di via Claudio a caccia delle aule (T e I) in cui seguire le presentazioni dei Corsi prescelti. Consultano qualche brochure informativa, chiacchierano tra loro e appuntano qualche domanda e curiosità da soddisfare in aula.
Cinzia Cennamo è interessata alla Magistrale di Ingegneria Edile. Confrontandosi con la collega Viviana Manco identifica immediatamente quello che è il circolo vizioso in cui è imprigionato il laureato italiano: “Il punto è che in Italia mancano gli incentivi per i neolaureati: perché tu possa ottenere un buon lavoro devi possedere un certo numero di anni di esperienza, ma come fai se nessuno ti permette di farla questa esperienza? In Europa i laureati italiani vengono chiamati immediatamente perché la nostra preparazione è migliore, ma i laureati stranieri vengono immessi subito nelle aziende e dopo qualche anno finiscono per essere superiori a noi. Alla fatica per laurearsi e ai soldi spesi si deve aggiungere tutto il tempo che si perde per intraprendere una carriera”. Indecisa tra la Magistrale in Edile o in Ingegneria Strutturale e Geotecnica, ha ben chiaro il panorama lavorativo che l’attende: “Ci dicono che il campo dell’edilizia è fermo, ma, se ci guardiamo intorno, possiamo vedere che invece ci sarebbe tanto da fare. Le materie prime su cui lavorare ci sono e ora che le lotte in termini di ambiente e cambiamenti climatici sono avviate ci si potrebbe muovere in direzione dell’adeguamento energetico, dell’efficientamento degli edifici, ma nessuno fa proposte. Sono orientata a proseguire con la Magistrale in Edile perché mi interessa la parte relativa agli impianti, all’urbanistica, alla modellazione e al BIM che è il modo di progettare del futuro”. Conviene di più studiare al Sud o andare altrove? “Chi si laurea a Milano o a Torino magari si inserisce subito in azienda per il solo fatto di essere laureato lì. Nel nostro caso, la preparazione che ci viene fornita è ottima, ma poi all’inserimento professionale dobbiamo pensare noi. In ogni caso preferisco puntare ad una solida preparazione e dopo mi orienterò nel mercato del lavoro”. Alla presentazione del Corso, Cinzia spera di risolvere qualche dubbio: “Vorrei laurearmi a dicembre e cominciare la Magistrale a marzo. Non mi è chiaro come funzionano gli esami a gettone, cioè quegli esami della Magistrale che devi sostenere a pagamento e che poi ti verranno rimborsati e convalidati all’atto dell’iscrizione”. Viviana è d’accordo con la sua collega: “Punterò sul recupero dell’urbanistica e sul risanamento. I Corsi Triennali offrono una preparazione che è sempre molto teorica, personalmente vorrei approfondire il lato pratico. Spero che con la Magistrale ci si muova in questa direzione”. Disegno tecnico o Fisica tecnica? Se lo chiede Augusta Galano, al terzo anno di Ingegneria Meccanica: “L’uno conduce verso Ingegneria Meccanica per la progettazione e la produzione, l’altro verso il percorso per l’energia e l’ambiente. Ho capito che il disegno tecnico non fa per me perché richiede troppa precisione mentre la fisica tecnica ti fa capire, ad esempio, il funzionamento di macchinari come caldaie, condizionatori, è più interessante e, anche se più complesso, ho impiegato meno tempo per superarlo. Al primo anno, ero piuttosto perplessa non trovando quanto mi aspettavo. Parlo, ad esempio, di obsolete modalità d’esame: siamo futuri ingegneri, dovremmo essere più pratici che teorici e non capisco il senso di esami fiume in cui l’interrogazione dura un’ora”. Augusta ha le idee abbastanza chiare: “Mi piacerebbe lavorare a contatto con i motori. Non parlo di crearli, bensì capirli. Si parla tanto di inquinamento, cambiamento climatico, quindi si può pensare ad un’alternativa ai motori tradizionali, come ibridi o auto elettriche. La nostra è un’ingegneria classica che non tramonta mai. Avremo sempre bisogno di mezzi pubblici, auto, condizionatori, caldaie”. Nella sua scelta della Magistrale seguirà, probabilmente, anche il consiglio paterno: “È elettrauto, lavora nel campo della meccanica e anche lui dice che il futuro sarà con i nuovi motori. Per questo mi suggerisce Ingegneria Meccanica per l’energia e l’ambiente”. 
Lavoro e studio?
Ha un piano ben preciso Nicola Riccio, laureando in Ingegneria Informatica: “Sono interessato, naturalmente, a proseguire con la Magistrale in questo campo. Ma temo che il mio curriculum al momento sia un po’ povero. Finora tutti i miei lavori hanno riguardato gli esami e l’università, vorrei, invece, sviluppare un progetto per creare un mio portfolio in modo da dire, un domani, al datore di lavoro ‘ecco, questi sono i miei lavori’”. Appassionato di computer fin da bambino, “il primo l’ho ricevuto in regalo da mio zio, credo all’età di quattro o cinque anni, e ho sempre coltivato questo interesse. A questo si aggiunge una propensione per la matematica. Mi interessano i settori della sicurezza dati, reti, big data… vorrei anche poter lavorare contemporaneamente alla Magistrale perché so che gli ingegneri informatici sono ben accetti anche con la Triennale. Il mio piano è questo: se riuscirò a studiare e lavorare contemporaneamente ben venga. Se avrò trovato un lavoro che mi permetterà di fare carriera sarò più orientato a coltivare solo quello, in caso contrario mi dedicherò solo allo studio”. Detto fatto perché Nicola sta cominciando a tenere d’occhio le offerte di lavoro: “Mi avevano detto che Ansaldo cercava informatici, ma sul sito ufficiale non c’è ancora nessun annuncio”. Ha fatto colpo con la rimodulazione dell’offerta formativa Ingegneria Biomedica con i quattro percorsi di Ingegneria Clinica, Salute Digitale, Dispositivi medici, Biorobotica e Bionica. Laura Di Marino è stata molto colpita dalle testimonianze di due ex studenti: “Uno dei due si è laureato l’anno scorso e ha trovato lavoro il giorno prima della laurea. Mentre l’altra studentessa è stata contattata dopo quattro-cinque mesi ed entrambi sono rimasti a Napoli. Ci hanno detto, testuali parole, ‘il nostro è un ambito di nicchia, ma le opportunità si trovano ovunque’. Il nostro è anche un ambito multidisciplinare, ci si interfaccia con un sacco di discipline, dalla matematica all’elettronica, alla fisica”. “L’Ingegneria Biomedica è in continua evoluzione – afferma Teresa Cimmino – I docenti ci hanno fatto capire che quanto studieremo oggi potrà essere stato superato quando cominceremo a lavorare. Dovremo sempre aggiornarci, anche al termine degli studi”. “Sono indeciso su quale curriculum scegliere – racconta invece Raffaele Cosenza – anche perché, essendo nuovi, non ci sono testimonianze di ex studenti legate nello specifico a questi curricula. Molti esami e argomenti rimangono in comune con il vecchio percorso, ma saranno approfonditi in maniera diversa. Sono ancora molto indeciso tra Biorobotica e Bionica e Ingegneria clinica”.
Ad Aerospaziale
due esami a progetto
Alla mattinata hanno partecipato anche alcuni rappresentanti dell’associazione EUROAVIA Napoli: “Siamo un’associazione studentesca no profit – spiega Vittoria Di Palma – di studenti della Federico II. Apparteniamo ad Ingegneria Aerospaziale, ma si avvicinano a noi tutte le ingegnerie da meccanica a chimica. Organizziamo seminari, conferenze, workshop su varie tematiche: quest’anno, ad esempio, sui droni mentre l’anno scorso su razzomodellismo. Teniamo contatti con le aziende e facciamo da ponte tra queste e l’università”. Prosegue il suo collega Riccardo: “Avviamo i contatti via email, poi organizziamo visite, tirocini, proposte di tesi di laurea. Tra i contatti ci sono, ad esempio, Tecnam, Atitech, Mes Group e, in ambito internazionale, Airbus e Lilium che sviluppa piccoli aeromobili basati su tecnologia elettrica per uso personale”. Come si configura l’Ingegneria napoletana? “I nostri Corsi sono ottimi, ma a volte manca il salto verso l’azienda, manca l’entrare in un’azienda, parlare con un ingegnere e capire come funzionano le cose. Le nostre conoscenze si aggiornano continuamente e, se ricordo bene dallo scorso anno, sono stati aggiunti due esami a progetto molto validi: Aerospace design project, per lo sviluppo di un velivolo, e Space mission design, che tocca la parte spaziale e lo sviluppo di una missione, organizzati da un pull di professori dalle differenti competenze, strutturisti, fluidodinamici… sottopongono agli studenti un progetto da condurre in azienda e poi lo valutano”. Fortemente consigliati “perché sono un passo verso il mondo aziendale e le realtà esterne. Nelle università estere fanno molti esami a progetto sin dal primo anno. Noi siamo molto teorici, e la teoria è importante, ma ci manca un po’ di applicazione pratica”. “Ho seguito l’incontro per Ingegneria Informatica per chiarire alcuni dettagli – dice Mariarosaria Barbaraci che, a detta delle colleghe, è la più informata – soprattutto in merito agli esami a scelta. Sono interessata all’intelligenza artificiale, agli esami che riguardano i software e mi piacerebbe lavorare in un’azienda piuttosto che in un’industria. Ci hanno parlato anche delle doppie lauree… ma non so quanto convenga dal momento che per noi è possibile trovare un lavoro subito dopo la laurea”. Pensa al lavoro anche Mario Pace che si interroga sull’opportunità di rimanere al Sud oppure di andare all’estero: “Non mi dispiacerebbe rimanere qui, ma, se necessario, sono disposto anche ad andare fuori. Non credo che accetterò tutte le condizioni di lavoro, come minimo vorrei partire da uno stipendio base di almeno 1200 euro. Se è possibile? La mia speranza è che lo sia, dal momento che la nostra è una figura molto ricercata”.
Carol Simeoli 
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