Il Rettore accoglie le proteste degli studenti

Ottocentoquarantatrè firme, la perseveranza di alcuni dei loro rappresentanti e la disponibilità del Rettore Fulvio Tessitore ad ascoltare le loro ragioni – dopo qualche asprezza iniziale – consentiranno a tutti gli studenti i quali si laureeranno da maggio in poi di portare a casa una pergamena che non rappresenterà più una mortificazione del loro senso estetico. “Proprio stamane (12 gennaio n.d.r) il professor Tessitore mi ha mostrato il modello di pergamena che si spera sarà distribuito già dall’inizio della sessione estiva, una volta smaltite le scorte residue del modello attualmente in uso”, spiega Felice Granisso, iscritto ad Economia e rappresentante in Consiglio d’Amministrazione. “Devo dire che sono state accolte tutte le nostre obiezioni. Lamentavamo che la nuova pergamena prodotta al computer non aveva il logo della Federico II e mostrava invece in evidenza soltanto quello del rettorato. Ebbene, il modello che mi ha mostrato Tessitore riequilibra la situazione: lo stemma del Rettore rimane – pare d’altronde che sia stato sempre inserito in tutte le pergamene distribuite negli ultimi decenni – ma ricompare quello dell’ateneo. Noi criticavamo inoltre il fatto che nelle pergamene il nome del neolaureato fosse scritto in caratteri troppo piccoli. Nel nuovo tipo si accoglie anche quest’istanza, perché s’ingrandisce sia il nome del laureato sia l’indicazione della facoltà presso la quale si consegue il titolo. La nuova pergamena avrà inoltre una sorta di cornice blu a margine, tale da metterla in risalto qualora la si voglia appendere, come ancora fanno tanti laureati”. 
Soddisfazione esprime anche Paola Bruno, rappresentante studentesca di Economia, anche lei in prima fila nella battaglia contro le brutte pergamene che da qualche mese l’ateneo sta rilasciando ai suoi laureati. “E’ un risultato importante e dimostra anche che da parte del Rettore c’è attenzione nei confronti delle richieste studentesche. Le modifiche apportate – fermo restando la produzione al computer delle pergamene, che rappresenta una novità estremamente positiva e consente di abbattere i tempi del rilascio del titolo – conciliano funzionalità ed estetica”. Giunge così all’epilogo una vicenda che va avanti da mesi e che ha conosciuto anche gli onori della cronaca. ”Uno squallido e misero pezzo di carta, peraltro pagato al prezzo del precedente diploma di laurea, il quale era però di dimensioni ben maggiori e di pregiata carta pergamenata”, così definivano a metà ottobre la pergamena alcuni studenti dello spontaneo Comitato di protesta formatosi in autunno. Ed ancora: “sulla nuova pergamena non appare più il marchio originale dell’ateneo federiciano, che è stato sempre il segno distintivo di questa università e lo è tuttora. E’ stato raffigurato con un altro raffigurante un falco, o qualcosa del genere”. Il Comitato esprimeva dure critiche anche riguardo alla grafica: “spicca in rosso, in tutta evidenza solo il nome del Rettore e non si dà rilevanza adeguata né al nome del laureato, né al titolo conferitogli”. Erano scesi in campo anche alcuni docenti, tra i quali Vincenzo Aversa, professore di Matematica Generale. Questa la sua dichiarazione ad Ateneapoli, che ne aveva sollecitato il parere: “se non piace agli studenti, come può piacere ad una persona di sessant’anni, che nell’arco della sua carriera ne ha viste di pergamene, di certo migliori”. Il Rettore impugnò carta e penna e replicò con asprezza alle critiche ed alle perplessità che già all’epoca avevano avanzato gli studenti. “Per anni io ed i miei predecessori siamo stati bersagliati da proteste sul ritardo nella consegna dei diplomi di laurea. Ho allora pensato, insieme con le Università di Bologna e di Roma, di meccanizzare il servizio. Ciò ha comportato la riduzione delle dimensioni del diploma, perché bisogna adoperare una carta di formato standard adeguato alle stampanti disponibili ed al fine di garantire l’autenticità dei diplomi. A causa dei dispositivi tecnici i colori non possono essere più di tre”.  La recente decisione dimostra, peraltro, che le obiezioni degli iscritti e dei neolaureati erano tutt’altro che infondate.
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