Con poche righe nella Legge Finanziaria 2007 – governo Prodi, Ministro dell’Università Fabio Mussi – si stabiliva per i professori l’eliminazione, per legge, del diritto acquisito del fuori ruolo, che per i vecchi ordinari arrivava fino ai 75 anni. Da qui una pioggia di ricorsi. “Una norma tra l’altro confusa e scritta male”, afferma uno dei docenti ricorsisti. A questa norma si è aggiunta la legge 133, Tremonti del 2008, art. 72, che ha di fatto limitato il biennio di prosecuzione, da 70 a 72 anni, per i professori ordinari di più recente immissione in ruolo. Dando discrezionalità agli Atenei di decidere in proprio. Ma gli atenei, per rientrare al di sotto del 90% dell’FFO, quasi dappertutto hanno deciso per il pensionamento.
Il prof. Antonio Vincenzo Nazzaro, professore ordinario, già Preside di Facoltà a Lettere per due mandati e attualmente Direttore del Dipartimento di Storia: “sono prossimo al fuori ruolo. Compirò i 70 anni il prossimo 31 ottobre. Con la nuova normativa dovrei andare in pensione. A meno di parere a me favorevole – per altri 2 anni – di Consiglio di Facoltà e Consiglio di Amministrazione”. “Prima di questa norma, bastava una domanda di prolungamento per altri 2 anni. Che ho presentato con largo anticipo”. Come andrà a finire? “Attendo di sapere”.
Eppure il professore si era precauzionato: “10 anni fa feci domanda per restare altri 2 anni. Domanda ripresentata ad ottobre scorso”. “A dicembre – però, n.d.r. – il Senato Accademico del Federico II ha deliberato che la proroga dei 2 anni va consentita solo in casi eccezionali. Questa deliberazione ha portato ad una chiusura a riccio delle Facoltà. Mentre il rettore ha deciso di sentire in proposito i Presidenti di Corso di Laurea, i Direttori di Dipartimento e i membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione il 19 febbraio”. “Poi c’è una petizione firmata da molti docenti e ricercatori – me compreso – che chiedono alla Facoltà di Lettere di affrontare tutta la tematica nel Consiglio di Facoltà del 26 febbraio”. I docenti interessati a questa norma, a Lettere, sono solo 4: il prof. Nazzaro, Vincenzo Pacelli, Cataldi Palombi e Gioia Rispoli. A Giurisprudenza attendono indicazioni rettorali. A Scienze, invece, pare addirittura che i docenti 70enni non abbiano neppure fatto richiesta del proseguimento per altri due anni.
Il prof. Antonio Vincenzo Nazzaro, professore ordinario, già Preside di Facoltà a Lettere per due mandati e attualmente Direttore del Dipartimento di Storia: “sono prossimo al fuori ruolo. Compirò i 70 anni il prossimo 31 ottobre. Con la nuova normativa dovrei andare in pensione. A meno di parere a me favorevole – per altri 2 anni – di Consiglio di Facoltà e Consiglio di Amministrazione”. “Prima di questa norma, bastava una domanda di prolungamento per altri 2 anni. Che ho presentato con largo anticipo”. Come andrà a finire? “Attendo di sapere”.
Eppure il professore si era precauzionato: “10 anni fa feci domanda per restare altri 2 anni. Domanda ripresentata ad ottobre scorso”. “A dicembre – però, n.d.r. – il Senato Accademico del Federico II ha deliberato che la proroga dei 2 anni va consentita solo in casi eccezionali. Questa deliberazione ha portato ad una chiusura a riccio delle Facoltà. Mentre il rettore ha deciso di sentire in proposito i Presidenti di Corso di Laurea, i Direttori di Dipartimento e i membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione il 19 febbraio”. “Poi c’è una petizione firmata da molti docenti e ricercatori – me compreso – che chiedono alla Facoltà di Lettere di affrontare tutta la tematica nel Consiglio di Facoltà del 26 febbraio”. I docenti interessati a questa norma, a Lettere, sono solo 4: il prof. Nazzaro, Vincenzo Pacelli, Cataldi Palombi e Gioia Rispoli. A Giurisprudenza attendono indicazioni rettorali. A Scienze, invece, pare addirittura che i docenti 70enni non abbiano neppure fatto richiesta del proseguimento per altri due anni.
Il TAR: “norma
incostituzionale”
incostituzionale”
Altri professori, ordinari di vecchia data, hanno fatto ricorso al TAR per la permanenza fino ai 75 anni di età (come da norma pregressa): Franco Salvatore e Salvatore Auricchio (Medicina, classe 1934), ordinario dal 1967 il primo, dal 1966 il secondo, Paolo Tesauro (Giurisprudenza), ordinario dal 1963, ed Enrico Flores (Lettere) fra questi. In attuazione di un diritto sancito per i professori ordinari entrati in servizio negli anni ’60. Intanto hanno avuto la sospensiva e, dunque, andranno in pensione presumibilmente a scadenza naturale: il 31 ottobre 2009, a 75 anni. Almeno che il ricorso pendente presso il Consiglio di Stato non venga discusso prima. Se la norma fosse accolta, anche il prof. Fulvio Tessitore – già Rettore, classe 1937 – andrebbe in pensione nel 2012. Il prof. Tessitore non ha però, finora, presentato ricorso. Si è sempre detto favorevole al ricambio generazionale, ma per un puntiglio normativo e perché “Mussi è stato il peggior Ministro dell’Università della storia della Repubblica” – afferma ad Ateneapoli – “presenterò ricorso”. Al momento non può ancora farlo perché manca il decreto rettorale di pensionamento che giungerà presumibilmente tra marzo ed aprile prossimi.
Ad aprile
si esprimerà
il Consiglio di Stato
si esprimerà
il Consiglio di Stato
Altra sospensiva anche per il prof. Vittorio Betta (classe 1934), ordinario dall’1 novembre 1970, uno dei capiscuola dell’Ingegneria tra i Fisici Tecnici. Anche al suo ricorso hanno dato ragione. Per “motivi di incostituzionalità”, recita la sospensiva del Tar. Decadono così le vecchie deliberazioni del Federico II che, in attuazione di norme governative, avevano deliberato la messa in pensione del professore. “Al momento, io come altri colleghi, ho avuto una sospensiva, che sarà discussa dal Consiglio di Stato a partire da aprile – maggio 2009”. “Per me era una questione di un solo anno, per altri di due. Io avevo una convenzione in corso con una azienda, sarebbe stato antipatico interromperla o trovare cavilli per portarla a completamento”. “La delibera del Tar è pervenuta prima del 31 ottobre in ateneo, a me a luglio 2008. A gennaio ero invece stato messo in pensione e subito avevo presentato ricorso”.
Paolo Iannotti
Paolo Iannotti