In aula dopo la ‘grande’ prova

“Siamo in tanti, dobbiamo venire presto per prendere i posti. A me non interessa sedermi davanti ma voglio stare dove si vede bene lo schermo”, dice Livia, studentessa del primo anno che ha iniziato a seguire le lezioni nell’aula grande dell’edificio 6. “C’è gente che alle 7.30 è già qui. Io non ci penso proprio a farmi venire le occhiaie per assicurarmi la prima fila”, commenta Francesca. Qualche lamentela, però sembrano muoversi a proprio agio all’interno del complesso del Policlinico. “L’edificio 20 è quello di cui tutti parlano. Per adesso andiamo lì solo per prendere un caffè”, commentano. La voce di Alessandro si leva dal coro: “Sta sempre aperto. Mi hanno detto che ci si può studiare anche di notte. Ma a me l’idea di starmene lì di notte accanto all’obitorio mi mette un po’ di ansia”. L’esame che incuriosisce di più le matricole è quello di Patologia Generale. “Tutti mi stanno mettendo in guardia sul secondo anno. Il primo credo sia fattibile – sostiene Giovanni – Il problema viene dagli sbarramenti. Anatomia e Farmacologia sono le bestie nere che impediscono di superarli”.
Le motivazioni che spingono questi ragazzi ad impegnarsi per diventare medici differiscono una dall’altra. “Per passione. Ma anche per pressione di mia madre. Fa la ricercatrice di Microbiologia al Policlinico. Praticamente sono cresciuto tra questi edifici”, racconta uno studente che preferisce rimanere anonimo. “E’ un lavoro gratificante, si guadagna bene e garantisce un posto sicuro – afferma Simona che non è affatto spaventata dai tanti anni di studio che la attendono – Dei 10 anni, io ne conto 6: i 4 della Specializzazione li considero lavoro perché sono retribuiti”.
I ragazzi spesso già sognano di specializzarsi in una determinata branca. A Francesca, ad esempio, piacerebbe entrare a Neurochirurgia o Cardiochirurgia: “Ci sono solo un paio di posti l’anno. Forse converrebbe spostarsi all’estero. Studio da 15 anni inglese. La lingua non sarebbe un problema ma i prezzi sono proibitivi. Mi sono informata, la Scuola privata di Cambridge costa 15 mila euro l’anno. Penso che dovrò cambiare idea”.
Il loro pensiero, ed è inevitabile, torna alla prova di ammissione. Del resto sono tra i fortunati 400 (su 3.267 candidati) che sono riusciti ad iscriversi alla Facoltà. La maggior parte ha trovato i quiz impegnativi. “C’erano domande fuorvianti, soprattutto di Biologia – afferma Francesco – Quelle di cultura generale erano più facili. Tranne una: non sapevo che significasse “turlupinare”. Secondo Alessandro, invece, “i quiz di matematica erano più complicati di quelli delle altre volte. Lo so perché sono due anni che provo ad entrare a Medicina”. “Ad alcuni quesiti non si può rispondere senza le conoscenze del I anno. Per esempio, quella sull’interferone, un antibiotico – sostiene Livia che ha frequentato un anno a Dietistica – Ho superato diversi esami. Spero che me ne convalidino qualcuno”. “Io, in verità, volevo fare Lettere classiche – prende la parola Francesca – Se non fossi entrata a Medicina, mi sarei iscritta là”. Tra i ragazzi c’è chi ha provato il test alla Cattolica e non è rientrato nel novero degli ammessi. “A  me non hanno accettato la domanda perché avevo l’esonero di religione a scuola”, commenta uno studente ed un altro ribatte: “Non ho mai preso in considerazione di andare fuori. Vivo a Napoli, la Federico II è una buona Università, è assurdo che debba pagare un fitto di casa in un’altra città”.
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