E’ il suo ultimo giorno di lavoro dopo 43 anni dedicati all’Università L’Orientale, ma gli studenti e i docenti continuano ad entrare nell’ufficio come se fosse una giornata qualunque. Così la nostra chiacchierata con quella che è una figura storica nell’amministrazione dell’Ateneo viene spesso interrotta “perché non è giusto che i ragazzi aspettino”. Dalla passione con cui ci racconta della sua carriera, descrive gli aneddoti che sono rimasti più vividi nella memoria, o ricorda docenti ormai andati in pensione, si percepisce lo spirito di dedizione e l’amore per la macchina amministrativa in un Ateneo che Aldo Accurso ha visto crescere e svilupparsi, passare per diverse trasformazioni fino a questa ultima della Riforma Gelmini. “L’Orientale ce la farà. Uscirà ancora più rinforzata da questi ultimi radicali cambiamenti, che purtroppo io non potrò vivere in prima persona”, è il suo unico rammarico.
Era il 1969 quando il dott. Accurso è entrato in servizio con la qualifica di dattilografo, ma il ‘pallino’ per l’amministrazione pubblica sembra averlo fin da bambino. “Già a sette anni mi piaceva girare fra gli uffici del Carcere di Barra dove mio padre era custode. A 16 anni lavoravo nel Municipio, riordinavo le carte nelle varie sezioni e mi davo da fare anche per compilare certificati. Così quando ho iniziato il mio lavoro all’Orientale avevo già una buona esperienza, che l’allora Rettore notò subito e mi spinse a fare sempre nuovi concorsi per avanzare di livello”. Laureato in Scienze Politiche, ha ricoperto diversi incarichi, fino a raggiungere il ruolo di capo Ufficio Elettorale e Collaborazioni Studentesche, ma soprattutto si può dire che abbia rappresentato sempre l’ago della bilancia nelle relazioni interne all’Ateneo e sia stato un punto di riferimento per molti studenti.
Alla festa per il suo pensionamento presenti oltre 300 persone, tra le quali molti giovani. “Ho ricevuto anche molte mail di ragazzi che mi hanno voluto salutare a modo loro”.
Era il 1969 quando il dott. Accurso è entrato in servizio con la qualifica di dattilografo, ma il ‘pallino’ per l’amministrazione pubblica sembra averlo fin da bambino. “Già a sette anni mi piaceva girare fra gli uffici del Carcere di Barra dove mio padre era custode. A 16 anni lavoravo nel Municipio, riordinavo le carte nelle varie sezioni e mi davo da fare anche per compilare certificati. Così quando ho iniziato il mio lavoro all’Orientale avevo già una buona esperienza, che l’allora Rettore notò subito e mi spinse a fare sempre nuovi concorsi per avanzare di livello”. Laureato in Scienze Politiche, ha ricoperto diversi incarichi, fino a raggiungere il ruolo di capo Ufficio Elettorale e Collaborazioni Studentesche, ma soprattutto si può dire che abbia rappresentato sempre l’ago della bilancia nelle relazioni interne all’Ateneo e sia stato un punto di riferimento per molti studenti.
Alla festa per il suo pensionamento presenti oltre 300 persone, tra le quali molti giovani. “Ho ricevuto anche molte mail di ragazzi che mi hanno voluto salutare a modo loro”.
Gnoli, Rettore
a 33 anni,
“somigliava
a Kabir Bedi”
a 33 anni,
“somigliava
a Kabir Bedi”
Ripercorrendo la sua carriera, afferma: “Sono stato fortunato. Non ho nessun rimpianto e nessun rimorso. Quando sono entrato in servizio il direttore amministrativo era una donna, una donna in gamba, Anna Esposito Del Giudice, e vado via con un Rettore donna, Lida Viganoni, altrettanto in gamba”. I ricordi cadono anche sul Rettore Gherardo Gnoli, in carica tra il ’71 e il ’78. “All’epoca era un marcantonio di 1 metro e 90. Assomigliava a Kabir Bedi e aveva sempre una folla di ragazzi che lo seguivano. Era diventato Rettore a soli 33 anni. Eravamo tutti giovani e quelli erano gli anni in cui L’Orientale si preparava a diventare un’università pubblica. Passavamo le nottate svegli a spulciare le circolari del Ministero e a scrivere i regolamenti, con la signora Conte e Ubaldo Zildi, che era stato prigioniero in Russia e non aveva i polpastrelli. All’epoca c’era solo Palazzo Giusso e ricordo di una volta in cui arrivai in ufficio alle 8 di mattina per smontare alle sette della mattina del giorno successivo. Andai a casa per una doccia veloce e alle dieci ero di nuovo in Ateneo, ma quando passai il cartellino mi segnò le due ore di ritardo. Sul momento ci rimasi male. Poi, quando sono diventato dirigente, ho capito che le regole, anche se a volte ottuse, sono pur sempre le regole”.
Una squadra
di calcio per
coinvolgere
il quartiere
di calcio per
coinvolgere
il quartiere
E non si contano le ore di straordinario non recuperato trascorse tra gli uffici dell’Ateneo e le attività sindacali o quelle intraprese anche per migliorare il rapporto con il quartiere. “Circa venti anni fa, insieme ad altri colleghi, abbiamo fondato la squadra di calcio OrientalNews, nella quale abbiamo coinvolto anche tutti quei ragazzi provenienti da famiglie disagiate che passavano la maggior parte del tempo a giocare a pallone ai Banchi Nuovi. Questo è servito in diverse occasioni anche per regolare i rapporti di forza con chi vive in questa zona, come durante una delle ultime occupazioni quando sparirono dei computer”.
Negli anni dell’Orientale è cambiato tutto, ma non la vivacità culturale e lo spirito di protesta. “Quest’Ateneo sarà sempre la fucina di lotte, di movimenti studenteschi, di contestazioni politiche – assicura – Qui nel 1968 il prof. Franco Mazzei, che allora era presidente dell’organizzazione studentesca, mise in piedi il primo sit-in. Ricordo ancora tutti gli studenti seduti per terra in via Mezzocannone e i poliziotti che non potevano farci niente! E ho ancora davanti ai miei occhi le scene delle occupazioni, di quando per non lasciare l’edificio di Palazzo Giusso si facevano mettere da mangiare nei panieri che calavano dalle finestre. Molti di quei ragazzi, oggi, qui sono docenti e trasmettono ai loro studenti la stessa passione e dedizione per la politica. Negli anni ci sono stati molti dei nostri ragazzi arrestati o inquisiti soprattutto negli anni ’70 e ’80. Quel periodo era così che andavano le cose. Ma anche oggi i nostri studenti sono molto attivi e perfino nei disordini di Roma di quest’anno erano coinvolti alcuni dei nostri”.
Negli anni dell’Orientale è cambiato tutto, ma non la vivacità culturale e lo spirito di protesta. “Quest’Ateneo sarà sempre la fucina di lotte, di movimenti studenteschi, di contestazioni politiche – assicura – Qui nel 1968 il prof. Franco Mazzei, che allora era presidente dell’organizzazione studentesca, mise in piedi il primo sit-in. Ricordo ancora tutti gli studenti seduti per terra in via Mezzocannone e i poliziotti che non potevano farci niente! E ho ancora davanti ai miei occhi le scene delle occupazioni, di quando per non lasciare l’edificio di Palazzo Giusso si facevano mettere da mangiare nei panieri che calavano dalle finestre. Molti di quei ragazzi, oggi, qui sono docenti e trasmettono ai loro studenti la stessa passione e dedizione per la politica. Negli anni ci sono stati molti dei nostri ragazzi arrestati o inquisiti soprattutto negli anni ’70 e ’80. Quel periodo era così che andavano le cose. Ma anche oggi i nostri studenti sono molto attivi e perfino nei disordini di Roma di quest’anno erano coinvolti alcuni dei nostri”.
Le lotte
sindacali e
gli studenti
sindacali e
gli studenti
Quando parla di politica il dott. Accurso si illumina, perché le lotte sindacali hanno da sempre accompagnato la sua carriera lavorativa, che a lui stesso piace definire da ‘ribelle servo del padrone’, “perché ho lottato sempre nel rispetto delle regole”. “Sono stato uno dei primi segretari del sindacato universitario della Cisl – ricorda – All’epoca Gennaro Ferrara, ex Rettore della Parthenope, era il mio segretario aggiunto. Così come pure la prof.ssa Gina Melillo e il prof. Bartolomeo Farzati erano con me nel sindacato. Mi sono sempre battuto a livello sindacale per le cause che ritenevo giuste. Forse questo ha anche un po’ ritardato la mia carriera, ma la lotta, a volte, si paga”. Sottolinea, però, di non aver mai avuto nemici e di aver avuto rapporti leali anche con chi poteva avere idee discordanti.
Tra i ricordi cui tiene di più c’è quello di una ragazza, una studentessa venuta nel suo ufficio, come tanti, per chiedergli consiglio. “Questo è il ricordo più bello e più brutto allo stesso tempo – racconta con grande commozione – Molti giovani vengono da me anche per questioni personali o che comunque non riguardano direttamente le mie competenze, perché sanno che, se posso, li aiuto. Tra questi sono rimasto particolarmente legato ad una nostra studentessa, che aveva subito gravi traumi infantili, la quale era venuta da me per un aiuto in merito alla compilazione dei modelli per il reddito. Con questa giovane è nato un rapporto come quello tra padre e figlia e oggi io la affido a chi mi sostituirà”.
Anche se ufficialmente in pensione dal 1° marzo, il dott. Accurso assicura che resterà ancora per un po’ nei paraggi di Palazzo del Mediterraneo, dove “darò un supporto alle elezioni delle RSU e consigli agli studenti che ne hanno bisogno. Chi prenderà il mio posto, i dottori Amoroso e Riccio, sono due bravi e preparati ragazzi che, sono sicuro, metteranno il cuore nel loro lavoro”.
Valentina Orellana
Tra i ricordi cui tiene di più c’è quello di una ragazza, una studentessa venuta nel suo ufficio, come tanti, per chiedergli consiglio. “Questo è il ricordo più bello e più brutto allo stesso tempo – racconta con grande commozione – Molti giovani vengono da me anche per questioni personali o che comunque non riguardano direttamente le mie competenze, perché sanno che, se posso, li aiuto. Tra questi sono rimasto particolarmente legato ad una nostra studentessa, che aveva subito gravi traumi infantili, la quale era venuta da me per un aiuto in merito alla compilazione dei modelli per il reddito. Con questa giovane è nato un rapporto come quello tra padre e figlia e oggi io la affido a chi mi sostituirà”.
Anche se ufficialmente in pensione dal 1° marzo, il dott. Accurso assicura che resterà ancora per un po’ nei paraggi di Palazzo del Mediterraneo, dove “darò un supporto alle elezioni delle RSU e consigli agli studenti che ne hanno bisogno. Chi prenderà il mio posto, i dottori Amoroso e Riccio, sono due bravi e preparati ragazzi che, sono sicuro, metteranno il cuore nel loro lavoro”.
Valentina Orellana