“Oltre Gomorra, il tesoro dei boss…Viaggio sui beni confiscati alle mafie”, il titolo di un film documentario che sarà presentato nell’Aula Magna del Suor Orsola il 14 marzo alle ore 11.00. Il documentario è il frutto della tesi di laurea di tre studenti – Valerio D’Ambrosio, Jole Rago e Ilaria Stefanini – e del lavoro del prof. Aldo Zappalà che insegna “Scritture Creative e formazione del Produttore/Autore” al Corso di Laurea Magistrale in Imprenditoria e creatività per cinema, teatro e televisione. Il film andrà in onda il giorno successivo (ore 10:00) su Rai Tre e il 22 marzo (ore 24:00) su Rai Due all’interno del programma La Storia Siamo Noi di Giovanni Minoli. Inoltre, sarà presentato al Teatrino di Corte di Palazzo Reale di Napoli il 21 marzo, in occasione della celebrazione della “Giornata della memoria e dell’impegno” e distribuito a tutte le scuole d’Italia che aderiscono all’iniziativa “Lo stesso giorno alla stessa ora”.
“Obiettivo del corso non è solo formare esperti in scritture creative ma formare imprenditori, giovani che entrino in una logica produttiva. Visto in quest’ottica, il Corso di Laurea del Suor Orsola Benincasa porta avanti un progetto di assoluta novità rispetto alle altre università italiane”, spiega il prof. Zappalà. Il documentario “è l’ulteriore fase di un progetto didattico iniziato già da tre anni e che ha visto altre produzioni, questa è la terza. Si tratta di un prodotto che va in onda e che può avere anche dei riconoscimenti importanti”. Dal punto di vista didattico “gli studenti coinvolti nella tesi hanno sperimentato cosa significa realizzare praticamente un documentario. Sono stati coinvolti nella produzione del film ed io ho fatto da tutor”.
I laureandi si sono calati per una volta in una vera e propria esperienza lavorativa. La loro tesi ha affrontato un tema caro alla collettività: il destino dei beni confiscati alle mafie. “Il lavoro è durato circa due anni, considerando la fase di ricerca e quella di produzione – racconta Jole Rago – Ognuno di noi ha avuto un compito preciso: io mi sono occupata della fase di ricerca, Ilaria di produzione, Valerio di impresa e post-produzione. Abbiamo fatto interviste in varie zone di Napoli come l’Arenaccia, Posillipo, Forcella, sopralluoghi – ad esempio alle Terre di Don Peppe Diana -, trasferte in altri posti d’Italia, riprese e in particolare abbiamo analizzato nella nostra tesi alcuni casi tipo di beni confiscati”. Quando le si chiede che valore ha avuto quest’attività, Jole afferma: “È stata la prima esperienza degna di rilevanza, siamo riusciti a mettere in pratica tutti gli strumenti teorici acquisiti in aula. È stato bello confrontarsi con l’apparato produttivo: abbiamo affrontato varie difficoltà, ostacoli tipici di quando si lavora direttamente sul campo. Il professore ci ha affidato molte responsabilità, ognuno di noi ha avuto ampia libertà nella gestione del lavoro. Dal punto di vista curriculare, poi, è una prova importante. Inoltre, abbiamo avuto un’idea di come si articola il lavoro nella produzione”. L’impegno potrebbe trasformarsi in un progetto imprenditoriale: il sogno nel cassetto di Jole è dar vita, con la sua collega, ad un “polo che si occupi di produzione che Napoli attualmente non ha”.
Valentina Passaro
“Obiettivo del corso non è solo formare esperti in scritture creative ma formare imprenditori, giovani che entrino in una logica produttiva. Visto in quest’ottica, il Corso di Laurea del Suor Orsola Benincasa porta avanti un progetto di assoluta novità rispetto alle altre università italiane”, spiega il prof. Zappalà. Il documentario “è l’ulteriore fase di un progetto didattico iniziato già da tre anni e che ha visto altre produzioni, questa è la terza. Si tratta di un prodotto che va in onda e che può avere anche dei riconoscimenti importanti”. Dal punto di vista didattico “gli studenti coinvolti nella tesi hanno sperimentato cosa significa realizzare praticamente un documentario. Sono stati coinvolti nella produzione del film ed io ho fatto da tutor”.
I laureandi si sono calati per una volta in una vera e propria esperienza lavorativa. La loro tesi ha affrontato un tema caro alla collettività: il destino dei beni confiscati alle mafie. “Il lavoro è durato circa due anni, considerando la fase di ricerca e quella di produzione – racconta Jole Rago – Ognuno di noi ha avuto un compito preciso: io mi sono occupata della fase di ricerca, Ilaria di produzione, Valerio di impresa e post-produzione. Abbiamo fatto interviste in varie zone di Napoli come l’Arenaccia, Posillipo, Forcella, sopralluoghi – ad esempio alle Terre di Don Peppe Diana -, trasferte in altri posti d’Italia, riprese e in particolare abbiamo analizzato nella nostra tesi alcuni casi tipo di beni confiscati”. Quando le si chiede che valore ha avuto quest’attività, Jole afferma: “È stata la prima esperienza degna di rilevanza, siamo riusciti a mettere in pratica tutti gli strumenti teorici acquisiti in aula. È stato bello confrontarsi con l’apparato produttivo: abbiamo affrontato varie difficoltà, ostacoli tipici di quando si lavora direttamente sul campo. Il professore ci ha affidato molte responsabilità, ognuno di noi ha avuto ampia libertà nella gestione del lavoro. Dal punto di vista curriculare, poi, è una prova importante. Inoltre, abbiamo avuto un’idea di come si articola il lavoro nella produzione”. L’impegno potrebbe trasformarsi in un progetto imprenditoriale: il sogno nel cassetto di Jole è dar vita, con la sua collega, ad un “polo che si occupi di produzione che Napoli attualmente non ha”.
Valentina Passaro