Ai più risultano presenze poco gradite, anzi decisamente ‘guastafeste’. Eppure c’è chi ne fa oggetto di studio e –quasi- d’amore. La frequentazione giornaliera, l’assistenza materiale per garantirne la continuità, sicuramente impongono di osservarle da un’altra ottica che quella del bagnante infastidito.
Isabella D’Ambra, 24 anni, studentessa di Scienze Ambientali, la passione per le meduse l’ha scoperta strada facendo. Una passione sfociata nella tesi di laurea che discuterà a breve e soprattutto in contatti con studiosi del settore a livello internazionale. Ma andiamo per gradi.
Isabella, si iscrive cinque anni fa al Navale. Spinta dall’amore per la natura, sceglie il Corso di Laurea in Scienze Ambientali dopo aver verificato che accanto a fisica e chimica si studiano anche materie del ramo biologico. I piccoli numeri (il Corso è a numero chiuso), la possibilità di coltivare un rapporto diretto con docenti e colleghi, la novità del percorso di studi (Scienze Ambientali era al secondo anno di attivazione): le altre motivazioni. “E devo dire che il Corso ha risposto in pieno alle mie aspettative- racconta Isabella- Chi vuole può cogliere le opportunità. Se vuoi studiare sei avvantaggiato: chiedi chiarimenti, ti fai ricevere dal professore”. Unico neo: “il Navale non ha laboratori propri, quindi la possibilità di fare ricerca si basa sullo spirito di volontariato e sulla disponibilità dei professori che ti portano nei loro laboratori (in acquario, al museo)”. Isabella si spiega così il calo di matricole che sta vivendo il Corso. “Alcuni studenti hanno concluso gli esami, o ne hanno ancora qualcuno da sostenere, e non sanno dove preparare la tesi. I docenti non possono accoglierne più di due-tre nei laboratori e si vedono costretti a rifiutare l’assegnazione dei lavori. Ma la tesi sperimentale è obbligatoria”. Scienze Ambientali “da una forte preparazione di base, generica e così dev’essere. Il laureato in Scienze Ambientali deve essere in ogni situazione che lo richieda, tenere un piede in diverse discipline, avere la capacità di condurre studi di comparazione. E’ ovvio però che bisogna scegliere un campo preciso di applicazioni (io ho scelto il ramo biologico-ecologico). La difficoltà: “sono scienze che evolvono rapidamente, quindi è necessario tenersi aggiornati continuamente e su tutto”. Fondamentale la conoscenza delle lingue (lei ne conosce due: inglese e francese).
Isabella procede senza difficoltà e celermente negli studi – il suo curriculum è eccellente (arriva in seduta di laurea con 107 su 110)- e mentre prepara gli esami (li ha conclusi lo scorso luglio) decide di chiedere la tesi in Zoologia Marina, cattedra della professoressa Flegra Bentivegna, curatore dell’Acquario di Napoli. L’incontro con la docente “un’esperienza eccezionale. Tutto quello che ho imparato, da lei è venuto. Mi ha insegnato come si scrive un lavoro scientifico, come intrattenere contatti a livello internazionale, come comportarmi nei rapporti di lavoro. Consigli che nessun libro ti potrà mai dare. Insomma non solo è una maestra di acquariologia ma, per me, una maestra di vita”.
L’argomento di tesi prescelto: “Il comportamento alimentare della medusa”. “Ho cominciato a leggere qualcosa ma la bibliografia è piuttosto scarna sull’argomento”. Così inizia – è passato ormai un anno e mezzo- l’avventura di Isabella nel mondo delle meduse. Prima tappa: una visita all’Acquario francese Nausicaa per verificare i sistemi di allevamento e prelevare i primi campioni di meduse -le Aurelia Aurta- che ha portato nel laboratorio della stazione zoologica in Villa Comunale. Tappa successiva, Berlino: “il loro è un centro all’avanguardia ”. Anche in questo caso, la valigia di Isabella ha accolto un campione di meduse, ma di una specie diversa: le Phyllorhiza punctata, meduse tropicali – si trovano nel Porto Rico- sulle quali “c’è scarsa letteratura e che costituiscono l’oggetto della mia tesi”.
Isabella comincia a frequentare il laboratorio anche sette- otto ore al giorno (compreso sabato e domenica) e rinuncia finanche alle vacanze estive. Osserva gli animaletti attraverso l’occhio di una videocamera. E poi li guarda e li riguarda: come si muovono, come mangiano. Molto tempo lo dedica alla preparazione del cibo “mangiano tre-quattro volte al giorno quando sono piccole. Si nutrono di zooplancton o surrogati (artemia, rotiferi) che preparo io in allevamento”. Tra una ‘pappa’ e l’altra, Isabella continua a girare l’Europa: segue uno stage di acquariologia all’università francese di Nancy di una settimana, organizzato nell’ambito delle convenzioni e degli scambi di ricerca tra i curatori degli acquari europei.
L’occasione per valicare i confini del Vecchio Continente, l’ha quest’estate quando un esperto di animali gelatinosi, il professor John Costello, docente al Dipartimento di Biologia al Providence College di Road Island, in visita all’Acquario napoletano si incuriosisce al suo innovativo lavoro di ricerca e le anticipa lo svolgimento di una conferenza internazionale che si terrà nei primi mesi del 2000. Isabella, sotto la guida insostituibile della professoressa Bentivegna, comincia ad organizzarsi per l’appuntamento, e prepara un poster scientifico. A gennaio è negli Stati Uniti (Gulf Shore in Alabama) per discuterlo. Al convegno partecipano una quarantina di ricercatori provenienti da tutto il mondo (australiani, sudamericani, russi, giapponesi, solo lei dall’Europa). Il poster riscuote un ottimo successo così come la sua esposizione (ovviamente, in inglese); il network televisivo Cnn sceglie il suo lavoro per rappresentare la conferenza (ma Isabella non è nuova alle apparizioni televisive –l’abbiamo vista su Ambiente Italia della nostra Rai 3). Inutile raccontare con quant’entusiasmo e quanti contatti (lo scambio epistolare è cosa giornaliera) sia tornata dagli Stati Uniti….
Il prossimo evento per l’intraprendente studentessa è, naturalmente, la discussione della tesi. Seduta prevista per il 15 marzo, quando in Aula Magna oltre che in videotape, le meduse saranno presenti dal vivo.
Il futuro? Isabella lo riassume con un grosso punto interrogativo. Pare però che non voglia abbandonare le ‘sue’ meduse. Sta già lavorando per un convegno che si terrà a Monaco di Montecarlo nel prossimo autunno su lo studio delle meduse nel Mediterraneo. Meduse che non vengono allevate in nessun posto del mondo. Così per studiare come tenerle in cattività a breve andrà con la barca dell’Acquario “a caccia di meduse” nei nostri mari.
Una domanda. Isabella ma non pesano ad una ragazza di 24 anni tante ore di laboratorio? “E’ ovvio, occorre un certo spirito di sacrificio, dimenticare per un po’ la vita privata, studiare sempre, aggiornarsi molto. Il mondo della ricerca è un mondo di sacrifici”. Quando si dice la passione…
Isabella D’Ambra, 24 anni, studentessa di Scienze Ambientali, la passione per le meduse l’ha scoperta strada facendo. Una passione sfociata nella tesi di laurea che discuterà a breve e soprattutto in contatti con studiosi del settore a livello internazionale. Ma andiamo per gradi.
Isabella, si iscrive cinque anni fa al Navale. Spinta dall’amore per la natura, sceglie il Corso di Laurea in Scienze Ambientali dopo aver verificato che accanto a fisica e chimica si studiano anche materie del ramo biologico. I piccoli numeri (il Corso è a numero chiuso), la possibilità di coltivare un rapporto diretto con docenti e colleghi, la novità del percorso di studi (Scienze Ambientali era al secondo anno di attivazione): le altre motivazioni. “E devo dire che il Corso ha risposto in pieno alle mie aspettative- racconta Isabella- Chi vuole può cogliere le opportunità. Se vuoi studiare sei avvantaggiato: chiedi chiarimenti, ti fai ricevere dal professore”. Unico neo: “il Navale non ha laboratori propri, quindi la possibilità di fare ricerca si basa sullo spirito di volontariato e sulla disponibilità dei professori che ti portano nei loro laboratori (in acquario, al museo)”. Isabella si spiega così il calo di matricole che sta vivendo il Corso. “Alcuni studenti hanno concluso gli esami, o ne hanno ancora qualcuno da sostenere, e non sanno dove preparare la tesi. I docenti non possono accoglierne più di due-tre nei laboratori e si vedono costretti a rifiutare l’assegnazione dei lavori. Ma la tesi sperimentale è obbligatoria”. Scienze Ambientali “da una forte preparazione di base, generica e così dev’essere. Il laureato in Scienze Ambientali deve essere in ogni situazione che lo richieda, tenere un piede in diverse discipline, avere la capacità di condurre studi di comparazione. E’ ovvio però che bisogna scegliere un campo preciso di applicazioni (io ho scelto il ramo biologico-ecologico). La difficoltà: “sono scienze che evolvono rapidamente, quindi è necessario tenersi aggiornati continuamente e su tutto”. Fondamentale la conoscenza delle lingue (lei ne conosce due: inglese e francese).
Isabella procede senza difficoltà e celermente negli studi – il suo curriculum è eccellente (arriva in seduta di laurea con 107 su 110)- e mentre prepara gli esami (li ha conclusi lo scorso luglio) decide di chiedere la tesi in Zoologia Marina, cattedra della professoressa Flegra Bentivegna, curatore dell’Acquario di Napoli. L’incontro con la docente “un’esperienza eccezionale. Tutto quello che ho imparato, da lei è venuto. Mi ha insegnato come si scrive un lavoro scientifico, come intrattenere contatti a livello internazionale, come comportarmi nei rapporti di lavoro. Consigli che nessun libro ti potrà mai dare. Insomma non solo è una maestra di acquariologia ma, per me, una maestra di vita”.
L’argomento di tesi prescelto: “Il comportamento alimentare della medusa”. “Ho cominciato a leggere qualcosa ma la bibliografia è piuttosto scarna sull’argomento”. Così inizia – è passato ormai un anno e mezzo- l’avventura di Isabella nel mondo delle meduse. Prima tappa: una visita all’Acquario francese Nausicaa per verificare i sistemi di allevamento e prelevare i primi campioni di meduse -le Aurelia Aurta- che ha portato nel laboratorio della stazione zoologica in Villa Comunale. Tappa successiva, Berlino: “il loro è un centro all’avanguardia ”. Anche in questo caso, la valigia di Isabella ha accolto un campione di meduse, ma di una specie diversa: le Phyllorhiza punctata, meduse tropicali – si trovano nel Porto Rico- sulle quali “c’è scarsa letteratura e che costituiscono l’oggetto della mia tesi”.
Isabella comincia a frequentare il laboratorio anche sette- otto ore al giorno (compreso sabato e domenica) e rinuncia finanche alle vacanze estive. Osserva gli animaletti attraverso l’occhio di una videocamera. E poi li guarda e li riguarda: come si muovono, come mangiano. Molto tempo lo dedica alla preparazione del cibo “mangiano tre-quattro volte al giorno quando sono piccole. Si nutrono di zooplancton o surrogati (artemia, rotiferi) che preparo io in allevamento”. Tra una ‘pappa’ e l’altra, Isabella continua a girare l’Europa: segue uno stage di acquariologia all’università francese di Nancy di una settimana, organizzato nell’ambito delle convenzioni e degli scambi di ricerca tra i curatori degli acquari europei.
L’occasione per valicare i confini del Vecchio Continente, l’ha quest’estate quando un esperto di animali gelatinosi, il professor John Costello, docente al Dipartimento di Biologia al Providence College di Road Island, in visita all’Acquario napoletano si incuriosisce al suo innovativo lavoro di ricerca e le anticipa lo svolgimento di una conferenza internazionale che si terrà nei primi mesi del 2000. Isabella, sotto la guida insostituibile della professoressa Bentivegna, comincia ad organizzarsi per l’appuntamento, e prepara un poster scientifico. A gennaio è negli Stati Uniti (Gulf Shore in Alabama) per discuterlo. Al convegno partecipano una quarantina di ricercatori provenienti da tutto il mondo (australiani, sudamericani, russi, giapponesi, solo lei dall’Europa). Il poster riscuote un ottimo successo così come la sua esposizione (ovviamente, in inglese); il network televisivo Cnn sceglie il suo lavoro per rappresentare la conferenza (ma Isabella non è nuova alle apparizioni televisive –l’abbiamo vista su Ambiente Italia della nostra Rai 3). Inutile raccontare con quant’entusiasmo e quanti contatti (lo scambio epistolare è cosa giornaliera) sia tornata dagli Stati Uniti….
Il prossimo evento per l’intraprendente studentessa è, naturalmente, la discussione della tesi. Seduta prevista per il 15 marzo, quando in Aula Magna oltre che in videotape, le meduse saranno presenti dal vivo.
Il futuro? Isabella lo riassume con un grosso punto interrogativo. Pare però che non voglia abbandonare le ‘sue’ meduse. Sta già lavorando per un convegno che si terrà a Monaco di Montecarlo nel prossimo autunno su lo studio delle meduse nel Mediterraneo. Meduse che non vengono allevate in nessun posto del mondo. Così per studiare come tenerle in cattività a breve andrà con la barca dell’Acquario “a caccia di meduse” nei nostri mari.
Una domanda. Isabella ma non pesano ad una ragazza di 24 anni tante ore di laboratorio? “E’ ovvio, occorre un certo spirito di sacrificio, dimenticare per un po’ la vita privata, studiare sempre, aggiornarsi molto. Il mondo della ricerca è un mondo di sacrifici”. Quando si dice la passione…