C’è un’architettura al femminile, secondo la prof.ssa Teresa Boccia, che insegna alla Facoltà di Architettura della Federico II. Esistono modi di guardare alla città, sostiene, che dipendono anche dalle diverse sensibilità di genere. A partire da queste considerazioni, si è fatta promotrice di un ciclo di seminari dedicato, appunto, a ripensare la città contemporanea a cominciare dalle relazioni differenti che donne e uomini hanno con gli spazi urbani nella vita quotidiana e nelle varie stagioni della vita. Il ciclo di incontri, riferisce, “approfondisce tematiche come la pianificazione partecipata, sperimentata nelle città dell’infanzia e dell’adolescenza; la sicurezza urbana; la sostenibilità, l’accoglienza. Aspetti che dalla prospettiva femminile risaltano con particolare importanza”. Il corso, al quale collaborano il professore Antonio Acierno e l’architetto Maria Maddalena Cantisani, si articola in lezioni ex cathedra, in seminari specifici ed in proiezioni di casi di studio, per verificare l’attuazione delle teorie e delle metodologie proposte. Si rivolge agli studenti ed alle studentesse del secondo e terzo anno del corso di laurea triennale in Scienze dell’Architettura e a quelli del primo e secondo anno della laurea magistrale in Architettura–Progettazione. Partecipano comunque anche studenti e studentesse iscritti alle altre università della Campania.
Il ciclo di incontri e’ stato inaugurato da un seminario dedicato alle madri dell’architettura moderna ed alle donne architetto contemporanee. “Anche in questo campo – sottolinea la prof.ssa Boccia- la storia non è mai stata raccontata al femminile. Eppure, non mancano certamente gli esempi di architetti donna, che hanno fornito un contributo fondamentale alla progettazione degli spazi di vita. Parliamo sempre di padri dell’architettura, mai di madri. La moglie di Le Corbusier è stata un progettista di grande prestigio, una figura innovativa, ma quanti lo sanno?”. Non è solo questione, naturalmente, di occupare posti o di rivendicare un contributo fondamentale anche del genere femminile alla progettazione degli spazi. C’è dell’altro precisa la docente: “ritengo che lo sguardo al femminile delle donne architetto favorisca la realizzazione di spazi di vivibilità per una città plurale, che sia davvero di tutti. Il progetto non può essere asettico, deve tener conto dei corpi, delle persone in carne ed ossa. Ebbene, le donne hanno una grande capacità a leggere gli spazi minuti e ad adeguare tali spazi alle necessità di soggetti diversi: non il maschio adulto standardizzato, ma il disabile, il bambino, l’anziana”. Lo sguardo di un architetto donna, prosegue la Boccia, è anche più attento a quelle che possono essere le esigenze di genere. La sicurezza, in primis, ma anche, per esempio, strutture capaci di accogliere insieme ai loro bambini le donne madri che lavorano. Realtà, queste ultime, drammaticamente assenti nel Mezzogiorno. Asili nido potrebbero e dovrebbero essere progettati anche nelle Università, come accade altrove, in particolare nei paesi scandinavi. Proprio per favorire il confronto con altre realtà, il ciclo di seminari prevede la partecipazione di donne architetto provenienti anche da altre parti d’Europa.
“Parte integrante del progetto”, riferisce Teresa Boccia, “è la realizzazione di itinerari al femminile nella città di Napoli, in collaborazione con l’assessorato al Turismo. Individueremo percorsi finalizzati a valorizzare le figure e le storie di donne che hanno caratterizzato la città e che generalmente restano ai margini, nelle tradizionali guide”. (F.G.)
Il ciclo di incontri e’ stato inaugurato da un seminario dedicato alle madri dell’architettura moderna ed alle donne architetto contemporanee. “Anche in questo campo – sottolinea la prof.ssa Boccia- la storia non è mai stata raccontata al femminile. Eppure, non mancano certamente gli esempi di architetti donna, che hanno fornito un contributo fondamentale alla progettazione degli spazi di vita. Parliamo sempre di padri dell’architettura, mai di madri. La moglie di Le Corbusier è stata un progettista di grande prestigio, una figura innovativa, ma quanti lo sanno?”. Non è solo questione, naturalmente, di occupare posti o di rivendicare un contributo fondamentale anche del genere femminile alla progettazione degli spazi. C’è dell’altro precisa la docente: “ritengo che lo sguardo al femminile delle donne architetto favorisca la realizzazione di spazi di vivibilità per una città plurale, che sia davvero di tutti. Il progetto non può essere asettico, deve tener conto dei corpi, delle persone in carne ed ossa. Ebbene, le donne hanno una grande capacità a leggere gli spazi minuti e ad adeguare tali spazi alle necessità di soggetti diversi: non il maschio adulto standardizzato, ma il disabile, il bambino, l’anziana”. Lo sguardo di un architetto donna, prosegue la Boccia, è anche più attento a quelle che possono essere le esigenze di genere. La sicurezza, in primis, ma anche, per esempio, strutture capaci di accogliere insieme ai loro bambini le donne madri che lavorano. Realtà, queste ultime, drammaticamente assenti nel Mezzogiorno. Asili nido potrebbero e dovrebbero essere progettati anche nelle Università, come accade altrove, in particolare nei paesi scandinavi. Proprio per favorire il confronto con altre realtà, il ciclo di seminari prevede la partecipazione di donne architetto provenienti anche da altre parti d’Europa.
“Parte integrante del progetto”, riferisce Teresa Boccia, “è la realizzazione di itinerari al femminile nella città di Napoli, in collaborazione con l’assessorato al Turismo. Individueremo percorsi finalizzati a valorizzare le figure e le storie di donne che hanno caratterizzato la città e che generalmente restano ai margini, nelle tradizionali guide”. (F.G.)