La camorra ‘spiegata’ agli studenti americani

A Lettere si discute di camorra e di organizzazioni criminali con un gruppo di studenti dell’Università di Washington, ospiti in città nel quadro del programma di scambio culturale Usa-Italia ‘Italy today: Ancient glories, Modern Challenges’, promosso dall’Università statunitense, e grazie anche ai contatti della prof.ssa Giuditta Caliendo, ricercatrice di lingua Inglese alla Federico II e Fullbright Research Scholar, lo scorso anno. “Gli studenti italiani hanno una sorta di consapevolezza, nel senso che la camorra è quasi considerata una normale anomalia – ha detto la Caliendo – Al contrario, l’ingenuità degli americani rispetto agli argomenti che tratteremo dovrebbe essere, per noi, uno stimolo soprattutto laddove tutto è taciuto e ci sono poche occasioni di scambio”. Ospite dell’incontro, tenutosi nell’Aula Piovani il 25 gennaio, la giornalista Rai Francesca Ghidini, la quale ha spiegato, in modo semplice e chiaro, le attività svolte dalla camorra attraverso un video-shock sui traffici illeciti e il giro di milioni che mette in moto ‘o sistema’ a Napoli e non solo. “La camorra è organizzata in famiglie, i clan, che controllano buona parte dell’economia. Fin da adolescenti, molti ragazzi decidono di lavorare per la camorra, fanno i pusher per esempio, perché non hanno lavoro e nessuno glielo offre. Purtroppo, non c’è alcuna alternativa, per questo motivo la camorra è forte nei luoghi poveri”, racconta la Ghidini. Con le immagini di ‘Gomorra’, i ragazzi vedono per la prima volta il quartiere Scampia, “la più grande piazza di spaccio in Europa, – ha detto la Ghidini – dove tutto avviene alla luce del sole, tutti sanno, tutti vedono ma nessuno parla”. Una grande organizzazione, quella camorristica, che cresce e va avanti, “anche grazie al supporto dei politici”. Un accenno, poi, a Saviano, ma anche all’arresto del boss Michele Zagaria e al business delle costruzioni edili nel casertano. Le domande dei ragazzi che apprendono certi termini per la prima volta. “Come interviene il Governo per contrastare le attività sporche?”, ha chiesto una studentessa di Biologia. “Arresta i membri dei clan, – ha risposto semplicemente la giornalista – è ovvio che non riesce ad arrestarli tutti: ce ne sono tanti altri che continuano a lavorare per la camorra, mantengono le famiglie dei carcerati e pagano anche i loro avvocati”. ‘Ma qual è la differenza tra mafia e camorra?’, ha chiesto Mary, 21enne che ammette di aver associato il termine ‘mafia’, piuttosto che camorra, al nostro Paese. “Si differenziano nell’organizzazione: quella mafiosa è piramidale, con una sola principale famiglia al comando, a differenza di quella camorristica che non vede la prevalenza di un solo clan ma ne conta circa duecento”. La Ghidini ha parlato di polizia e politici corrotti che supportano i clan, e più ragazzi le hanno chiesto se avesse mai avuto paura di svolgere il proprio lavoro. “No, – ha risposto – non ho paura, dico solo la verità. E poi ci sono così tanti giornalisti a Napoli e in Campania che non potrebbero mai essere tutti uccisi, anche perché ammazzare qualcuno significa accendere i riflettori sui clan, i quali non vogliono tanta attenzione per poter continuare tranquillamente i loro traffici”. I ragazzi dell’Università americana sembrano molto attratti dalle differenze culturali. “Non ero mai stata in Italia prima d’ora – ha detto Sarah, 23enne studentessa di Sociologia – Ho partecipato a questo programma perché sono curiosa di conoscere una cultura diversa e capire il modo in cui interagiscono le persone”. Rebecca, honor student di Washington, che sta portando avanti contemporaneamente i corsi di Biologia, Spagnolo e Psicologia, sembra interessata all’aspetto storico. “Mi piace studiare le popolazioni del passato e confrontarle con quelle del presente”, ha affermato. Scarsa la presenza di studenti italiani. “Non so fino a che punto sia bene parlare di camorra a ragazzi che non vivono il nostro territorio. A mio avviso, non bisognerebbe esportare solo questo – ha detto Ida Bocchino, laureanda in Lingue, di Villa Literno – Mi è dispiaciuto vedere pochi miei colleghi: forse la camorra è diventato un argomento di nicchia o, semplicemente, sono poco interessati”. 
Maddalena Esposito
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