Si respira grande tensione sull’uscio dell’Aula 4 di Corso Umberto I. Sono tutti in attesa del verdetto del prof. Costanzo Di Girolamo che corregge la prova scritta di Filologia Romanza, uno degli esami più temuti dagli studenti di Lettere. All’appello del 26 gennaio si presentano in pochi, solo quelli che hanno studiato, nessuno osa improvvisare. “L’esame è scritto e orale nello stesso giorno. Fuori dall’aula abbiamo aspettato il voto dello scritto. Se non passi quello con almeno sedici punti, non puoi accedere all’orale”, spiega Giuseppe De Caro del secondo anno, uno dei pochi coraggiosi che rilasciano interviste in questa atmosfera concitata. “Non ho passato lo scritto per un punto, ma ci sono persone che lo ripetono sette-otto volte. Il problema è che tra le dieci domande dello scritto c’è anche da fare una traduzione dall’occitano in soli trenta minuti”, continua Giuseppe. “È la quinta volta che provo a superarlo, ho perso un anno per preparare quest’esame. Ho seguito anche il corso con la prof.ssa Scarpati, non so proprio più come fare”, è il grido disperato di Marinica Cecere, al terzo anno, che dà informazioni più dettagliate sulla difficoltà della prova scritta. “Non sono mai arrivata a sostenere l’orale, perché il tempo a disposizione è scarso – mezz’ora – mi sale l’ansia e commetto errori che non avrei fatto normalmente. Bisogna studiare tre libri, ma la prova scritta è solo sulla grammatica occitana, lingua a noi del tutto sconosciuta prima d’ora”. Alla domanda ‘se passassi lo scritto, l’orale sarebbe facile?’ Marinica risponde: “non è assolutamente detto che se totalizzi un voto medio allo scritto passi all’orale. Anche lì possono porti domande sulla grammatica, dove è facile sbagliare”. Il segreto del successo sembra quello di seguire attentamente il corso ed esercitarsi nella lettura e traduzione ad alta voce. Tranquilla invece l’atmosfera in Aula 3, con gli esami della prof.ssa Laura Minervini. L’insegnamento è sempre Filologia Romanza, ma la prova è solo orale. “Non è stato particolarmente difficile, ho preso 27, ma avrei potuto avere di più se non mi fossi confuso su una domanda”, afferma Stefano Vosa, al secondo anno. Parla del problema delle integrazioni, che assilla una parte consistente di studenti. “Devo sostenere diverse integrazioni, una l’ho appena superata. Il problema è che queste non hanno corsi, quindi reperire il programma non è facile. Tra l’altro le integrazioni cambiano non solo a seconda dei crediti da recuperare, ma anche a seconda del docente, perciò è possibile che due persone diverse, che devono integrare lo stesso numero di crediti, abbiano l’una un libro da studiare, l’altra due”.
“Indispensabile
seguire”
seguire”
Altri esami di sbarramento a Lettere sono quelli di Latino, da sempre spauracchio del Corso di Laurea. Infatti nel Dipartimento di Filologia Classica di Porta di Massa c’è molta agitazione. Tutti assalgono i pochi che riescono a superare l’esame con un buon voto, e li bombardano di domande del tipo ‘che ti hanno chiesto?’. Come se le risposte esatte dell’uno fossero un lasciapassare per l’altro. Antonia Di Tuccio e Valeria Fontanella, primo anno di Lettere Classiche, lo hanno appena superato con la prof.ssa Antonella Borgo. “Erano più di mille versi, tra Orazio, Ovidio e Catullo, senza contare la prosa. Le difficoltà stanno nella traduzione e nella metrica: se riesci a superarle, hai l’esame in pugno. Chi ha frequentato il Liceo Classico è ovviamente avvantaggiato, ma è indispensabile seguire il corso. Noi abbiamo studiato parallelamente in questi tre mesi e ci siamo trovate bene”. Seguire il corso non aiuta solo nella traduzione, ma facilita l’esame, a quanto sostiene Carla Bottone del secondo anno, “chi non segue porta degli argomenti in più previsti dal programma, che la prof.ssa Marisa Squillante non è riuscita a spiegare durante il corso. Perciò noi corsisti portiamo solo i versi tradotti in aula”. La paura è tanta per i ragazzi del Nuovissimo Ordinamento, meno abituati alla tensione da esame. “Gli appelli sono pochi e i programmi sono lunghi, se non passi a questo appello, non puoi ripresentarti subito”, commenta Lucia, del secondo anno di Lettere Classiche, portavoce di una minoranza silenziosa di studenti lavoratori. “Papà è in cassa integrazione e fa dei sacrifici per pagarmi l’Università. Io lavoro in un call-center a Caserta dalle 16.00 alle 20.00. Studio la mattina e ricomincio alle 21.00. Tento l’esame di Latino dall’anno scorso, quando rifiutai il 21, ma non posso permettermi più di rifiutare, perché se non ho un certo numero di crediti non accedo alla borsa di studio”. Per chi non è costretto a lavorare è ovvio che le ore di studio sono meglio ripartite e i sacrifici minori, “si conceda dunque agli studenti-lavoratori il beneficio di un semestre fuori corso, senza per questo essere appellati sfigati”, tuona la ragazza. Più diretto ancora è Francesco Ruffo, del terzo anno di Lettere Moderne, che afferma convinto: “la regola fondamentale è non rifiutare mai il voto dell’esame di latino, se sopravvivi al massacro, puoi solo ritenerti fortunato, visto che in media 3 studenti su 10 lo passano”.
“L’ascensore non funziona”, problemi per i disabili
Più disteso il clima al Dipartimento di Filologia Moderna, dove si tengono gli esami del prof. Giovanni Maffei “anche se la mole è consistente (va dal Barocco al ’900), per superare questo esame di Letteratura Moderna basta sapersi esprimere bene e saper interpretare i classici. Ragionare, non ripetere a memoria”, sostiene Nadia Prisco, del secondo anno.
Gli studenti non perdono occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa su strutture e metodi di alcuni docenti. “Pago le stesse tasse di uno studente di Giurisprudenza, ma a lui funzionano gli ascensori, ha aule studio riscaldate e i bagni sempre puliti. Perché a Lettere non possiamo avere il minimo decoro nelle strutture? Un mio amico sulla sedia a rotelle non ha potuto prenotarsi per l’esame, perché i fogli stanno al terzo piano e l’ascensore non funziona”, lamenta Claudia. “Io avrei qualcosa da dire sulla prof.ssa Marina Mayrhofer. Il suo corso di Storia dello spettacolo Musicale è a scelta al Nuovissimo Ordinamento, mentre noi del nuovo lo abbiamo come obbligatorio. Il problema è: coloro che non seguono il corso non possono sostenere l’esame, dato che non c’è un testo di riferimento e tutto si basa sugli appunti del corso. Inoltre, siamo costretti in una stanzetta angusta, perché alla docente non è stata assegnata un’aula”, aggiunge Francesco. Diversa, ma comune è la critica mossa da Palma, studentessa del terzo anno: “Trovo ingiusto che alcuni professori, prima di mettere un voto, si basino sulla media del libretto. È logico che gli esami non possono andare tutti bene, quindi non vedo perché un voto debba influenzarne un altro”. La sua teoria è supportata dal fatto che: “se vai all’esame senza libretto e hai studiato bene, il voto può arrivare a 30, anche se hai la media del 24, come me” .
Allegra Taglialatela
Gli studenti non perdono occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa su strutture e metodi di alcuni docenti. “Pago le stesse tasse di uno studente di Giurisprudenza, ma a lui funzionano gli ascensori, ha aule studio riscaldate e i bagni sempre puliti. Perché a Lettere non possiamo avere il minimo decoro nelle strutture? Un mio amico sulla sedia a rotelle non ha potuto prenotarsi per l’esame, perché i fogli stanno al terzo piano e l’ascensore non funziona”, lamenta Claudia. “Io avrei qualcosa da dire sulla prof.ssa Marina Mayrhofer. Il suo corso di Storia dello spettacolo Musicale è a scelta al Nuovissimo Ordinamento, mentre noi del nuovo lo abbiamo come obbligatorio. Il problema è: coloro che non seguono il corso non possono sostenere l’esame, dato che non c’è un testo di riferimento e tutto si basa sugli appunti del corso. Inoltre, siamo costretti in una stanzetta angusta, perché alla docente non è stata assegnata un’aula”, aggiunge Francesco. Diversa, ma comune è la critica mossa da Palma, studentessa del terzo anno: “Trovo ingiusto che alcuni professori, prima di mettere un voto, si basino sulla media del libretto. È logico che gli esami non possono andare tutti bene, quindi non vedo perché un voto debba influenzarne un altro”. La sua teoria è supportata dal fatto che: “se vai all’esame senza libretto e hai studiato bene, il voto può arrivare a 30, anche se hai la media del 24, come me” .
Allegra Taglialatela