La petizione per il riscatto gratuito della laurea ai fini pensionistici raccoglie consensi

L’hashtag è semplice e diretto #RiscattaLaurea, così come chiara e puntuale è la richiesta portata avanti dall’omonimo Coordinamento Nazionale, nato a Napoli nel 2017. Rosario Pugliese, laureato in Scienze Politiche, insieme a Luigi Napolitano, laureato in Ingegneria Gestionale, entrambi nomi noti a chi si interessa di politica universitaria per la loro attività di rappresentanza studentesca negli organi collegiali dell’Ateneo federiciano, stanno portando avanti una dura e convinta battaglia per il riscatto gratuito della laurea  partendo da una semplice constatazione: sono pochissime le persone che sfruttano la possibilità di riscattare gli anni di studio ai fini pensionistici perché con le norme vigenti è troppo oneroso. “Il riscatto gratuito degli anni legali del Corso di studi; il godimento del provvedimento senza limiti di reddito; l’affermazione del diritto senza alcun limite ai requisiti anagrafici”, i tre punti, spiega Pugliese, sui quali ci si batte da tempo. Poi lancia la nuova petizione on line dalla pagina RiscattaLaurea e disponibile su change.org.
Qualche dato: su 6 milioni di laureati italiani, negli ultimi anni poco più di 20 mila persone hanno riscattato la laurea, con una spesa che va dai 30 ai 70 mila euro circa per un ciclo quinquennale. Ad esempio, una donna di 40 anni con 11 anni di contributi e una retribuzione nelle ultime 52 settimane di circa 36 mila euro, oggi dovrebbe spenderne più di 65 mila per il riscatto oneroso; un giovane di 27 anni, invece, con un un anno di contributi e un reddito all’incirca di 22 mila euro nelle ultime 52 settimane dovrebbe sborsare più di 29 mila euro. “Con la Riforma 509/99 si è iniziato a parlare di crediti formativi  (Cfu) – aggiunge Pugliese – Se un Cfu corrisponde a 25 ore di lavoro è facile arrivare alla somma delle ore di lavoro spese durante gli studi e conteggiarle ai fini pensionistici”. La risposta da parte delle istituzioni in realtà finora è stata debole, anche se i colloqui e gli incontri non sono mancati: nel 2017 un primo incontro al Miur con Marco Mancini, Capo Dipartimento per la Formazione superiore e la ricerca, e Andrea Giorgio, responsabile delle progettazioni politiche pubbliche della segreteria particolare della Ministra Fedeli; nel gennaio 2018 la campagna #CaroLeaderTiScrivo per chiedere ai  politici in campagna elettorale di prendere posizione sulla questione, e, poco dopo il voto delle Politiche, l’incontro con Gaetano Manfredi, Presidente della CRUI, per chiedere di presentare la loro istanza al neo eletto Ministro dell’Università. “Con #CaroLeaderTiScrivo, abbiamo avuto dei riscontri iniziali ma poi ci siamo subito resi conto che la risposta era debole e solo collegata alla campagna elettorale. Dal punto di vista mediatico abbiamo avuto però una grande risonanza, e diverse adesioni di cittadini. Con il Governo Lega-5 Stelle ci siamo mossi cercando di porre la questione nella legge di Bilancio secondo quelle che sono le nostre richieste”. A settembre, informa Pugliese,  un video sulla pagina facebook RiscattaLaurea, seguita da 30mila persone, poi un’ulteriore chiamata alle armi “dopo la diretta facebook, abbiamo lanciato questa petizione che in soli 20 giorni già ha raccolto 15mila firme. Adesso siamo pronti a portare le nostre firme direttamente al Governo”.
La battaglia portata avanti dal Coordinamento è di ampio respiro e, come spiega Napolitano, prende le mosse dalla proposta del riscatto gratuito per evidenziare, poi, quelle che sono le falle del sistema contributivo. “La questione interessa tutti gli over 55 che con l’attuale sistema pensionistico rischiano di non vedere mai la pensione”, afferma Napolitano. Da buon ingegnere, evidenzia qualche numero: “Basta fare dei semplici calcoli: se un giovane si laurea in media intorno ai 27 anni e solo dopo i 30 entra nel mercato del lavoro, inizialmente con contratti instabili o part-time, senza contare tutte le volte che resterà momentaneamente disoccupato in attesa di cambiare lavoro, non solo andrà in pensione tardi ma con il minimo, essendo mancata anche la continuità contributiva. Oggi chi ha più di 55 anni già si trova in questa situazione. Il risultato è che si andrà in pensione sempre più tardi e forse quelli che si stanno immettendo ora nel mercato del lavoro non la vedranno mai”. “Un sistema, quello della previdenza sociale, che va ripensato nel suo complesso – ribadisce anche Pugliese – per dare un po’ di dignità a chi ha patito la crisi ed il precariato degli ultimi decenni. Tra poco più di un decennio, tutti i lavoratori andranno in pensione esclusivamente con il sistema contributivo che comporterà, ad esempio, per un insegnante di scuola media una prestazione pensionistica di soli euro 1.200 al mese rispetto agli attuali 1.550. Una mostruosità se pensiamo che con 1.200 euro al mese si dovrà fare i conti con il tenore di vita del 2036, che sarà più alto”. “Quello che noi vogliamo evidenziare, quindi, – conclude Napolitano – è il bug presente in questo sistema pensionistico che nell’attuale realtà economica, attraversata ancora dalla crisi, presenta diversi ‘errori di sistema’. Il riscatto gratuito rappresenterebbe un passo verso la direzione del risanamento”.
Valentina Orellana
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