La scelta di vita di Sonia: un vecchio casolare di campagna in un piccolo paese dell’Andalusia

Ha scoperto in un Paese lontano, in un piccolo villaggio, il luogo dove poter concretizzare i suoi desideri. Galeotto fu l’Erasmus, attraverso il quale ha conosciuto e si è innamorata della regione meridionale della penisola iberica, l’Andalusia. Tanto da scegliere di viverci. Insieme ad altri giovani – spagnoli e    francesi – ha messo su una piccola azienda agricola biologica dove si organizzano anche attività didattico-ludiche. Un’esperienza che ricorda le comunità hippy degli anni ‘60-70. Il sogno di un ritorno alla campagna Sonia Mirarchi lo coltiva da sempre. Fin dalla scelta universitaria. “Mi sono iscritta ad Agraria perché, essendo cresciuta in campagna, desideravo un giorno poter vivere a contatto con la natura in maniera semplice e salutare, senza lo stress della città. L’interesse ed il fascino per le  piante e dintorni mi hanno colpito solo in un secondo momento, però devo ammettere che sia la botanica che l’entomologia si sono convertite in mie grandi passioni”, racconta.
Soggiornare per un periodo di studio all’estero è stato da sempre in cima alla lista di cose da fare. Aspirazione che, per una serie di ostacoli, ha potuto realizzare solo durante la Specialistica. “Scelsi di partecipare all’Erasmus già durante il secondo anno, però, pur avendo vinto la borsa, non potei partire per difficoltà economiche. La borsa Erasmus, purtroppo, si riceve al ritorno e si tratta di comunque di una somma insufficiente a coprire le spese. Durante ogni anno di università ho vinto la borsa di studio messa a disposizione dall’ADISU, sia per merito che per reddito familiare, però il saldo mi è sempre arrivato con mesi, se non anni, di ritardo”. Così, solo al secondo anno della Specialistica, “quando già stavo lavorando e avevo dei risparmi per poter anticipare le spese”, va in Erasmus. Inizialmente, la scelta era caduta sulla Francia per la conoscenza della lingua e “perché l’università francese è piuttosto rinomata”. Alla fine, però, ha prevalso la curiosità di imparare un’altra lingua e il desiderio di conoscere l’Andalusia. Parte per Cordoba a febbraio del 2014, dove resta sei mesi. Vi ritorna, poi, per lavorare alla tesi di laurea. 
Erasmus, la svolta
L’Andalusia è stata una vera scoperta, sia sotto il profilo didattico che personale, tanti i nuovi amici e i nuovi amori che l’hanno spinta a concepire un progetto di vita in Spagna, accompagnati dalle atmosfere e dalle tradizioni di una terra antica, ‘Porta d’Europa’. “L’esperienza è stata meravigliosa. Sono arrivata sola e senza conoscere una sola parola di spagnolo. Fin dell’inizio ho cercato di fare amicizia con persone del posto evitando un po’ gli ‘ambienti Erasmus’. Questa scelta mi ha portato ad imparare molto velocemente la lingua, a conoscere tante persone, a fare esperienze interessanti che mi hanno arricchito moltissimo”.
Durante il suo semestre di studi, Sonia ha avuto anche modo di instaurare proficui rapporti con i docenti spagnoli, che le sono stati utili durante il suo lavoro di tesi. Le differenze con l’Ateneo di provenienza: “Solo per citare un esempio: la biblioteca di Agraria a Portici chiude alle 17, anche se alle 16.30 già cominciano a mandare via gli studenti ed il venerdì non ha orario pomeridiano, mentre quella di Cordoba rimane aperta fino alle 21.30 ed è fruibile anche il sabato mattina. Anche la gestione dei corsi è molto diversa, si stimolano gli studenti a lavorare in gruppo e a studiare durante il corso perché spesso ci sono prove intermedie, le quali, se superate, danno la possibilità di non sostenere l’esame alla fine del corso”. Qualche difficoltà di ordine burocratico, invece, per la tesi non coperta dall’Erasmus, ma gestita direttamente dalla studentessa: “spesso ho dovuto scrivere personalmente i documenti di collaborazione per farli poi firmare ai professori perché nel Dipartimento italiano non era disponibile la documentazione necessaria. Non ho ricevuto nessuna borsa per svolgere questo ulteriore periodo di studio, perché, quando decisi di svolgere la tesi a Cordoba, era già troppo tardi per partecipare a qualsiasi bando, pertanto il successivo soggiorno in Spagna è stato a mio carico perché risultavo iscritta solo presso l’Università di Napoli”. Nonostante questo inconveniente – aggiunge – “i professori spagnoli sono stati molto gentili e cordiali con me, anche se non sempre disponibili perché non ero considerata a tutti gli effetti una loro studentessa. Però alla fine è andato tutto bene, ho scritto la mia tesi prima in spagnolo e poi in italiano affinché i miei due relatori potessero seguirmi, e ad ottobre del 2015 l’ho discussa in seduta di laurea a Portici”.
Tra caprette, galline,
marmellate e conserve
L’avventura andalusa per Sonia, strada facendo, si tramuta in un progetto di vita. “Dopo aver vissuto quasi 4 anni a Napoli, desideravo un posto tranquillo dove poter passeggiare in bici e camminare da sola di notte senza aver paura. Cordoba e le persone che ho conosciuto mi hanno accolto e fatto sentire come in famiglia. Inoltre l’atmosfera, la musica e la tradizione andalusa hanno contribuito a farmi innamorare del posto”. Poi “ho incontrato l’amore! E al tempo stesso un gruppo di ragazzi e ragazze che stava progettando da tempo l’idea di vivere in campagna, un progetto molto  simile a quello che avevo già in mente da qualche anno. Così, un po’ per ingenuità e follia, motivata dall’idea di poter provare a realizzare un mio sogno, ho deciso di unirmi a questo gruppo ed insieme abbiamo iniziato a costruire il nostro progetto”. Oltre Sonia ci sono Prisca e Florence, due  francesi, e gli spagnoli Arco ed Emilio. I ragazzi, tutti con una formazione accademica, si sono scoperti contadini, muratori, elettricisti, idraulici, ristrutturando, con le proprie mani, un vecchio casolare di campagna.
“Il nostro progetto si compone di una parte agricola-produttiva ed una educativa-artistica – racconta Sonia – Abbiamo realizzato una piccola azienda agricola biologica ubicata in un paesino, Adamuz, a 30 km da Cordoba. Abbiamo 35 caprette per le quali abbiamo messo in atto una campagna di adozione (ogni capretta è stata adottata da amici e familiari che ne hanno scelto il nome, riceveranno in cambio del loro appoggio i prodotti della nostra azienda). Le caprette a breve daranno alla luce i loro primi cuccioli e, grazie al loro latte, a maggio cominceremo a produrre i nostri formaggi. Nel terreno che abbiamo affittato abbiamo ristrutturato una vecchia stalla per convertirla in un piccolo caseificio artigianale. Produciamo anche marmellate e conserve biologiche, alleviamo galline per vendere le loro uova, abbiamo un orto per autosussistenza. Con le ragazze francesi organizziamo attività didattico-ludiche, una di loro è maestra di circo per i bambini e almeno una volta al mese invitiamo famiglie con bambini nella nostra azienda per far loro sperimentare le varie arti del circo immersi nella natura. Inoltre, promuoviamo degli eventi musicali/poetici”. A settembre è stato anche organizzato lo YandaFest (dal nome del loro collettivo YandaNera), festival musicale che ha attirato pubblico anche dalla vicina Cordoba: “È stato bellissimo vedere i vecchietti del paesino che ascoltavano musica e familiarizzavano con i giovani della città. Noi vogliamo condividere le nostre esperienze e la nostra formazione culturale con gli altri. Non c’è solo la parte produttiva, ma anche quella sociale ed educativa. Tutti sono i benvenuti da noi!”.
Valentina Orellana
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