La Scuola di Medicina si apre all’ascolto delle problematiche studentesche

Una casella di posta elettronica dedicata, per ascoltare la voce degli studenti. È l’idea, nata in seno alla Scuola di Medicina e Chirurgia, che ha l’obiettivo di raccogliere segnalazioni e suggerimenti, focalizzandosi su tutto ciò che concerne l’attività didattica.
“Con questo strumento si vuol dare la possibilità agli studenti di segnalare ad un organismo superiore che non sia il Coordinatore del Corso di Studi, di cui magari hanno timore, problemi inerenti soprattutto all’organizzazione della didattica”, spiega il prof. Paolo Emidio Macchia, Vicepresidente della Scuola con delega alla Didattica. L’obiettivo “con la professoressa Maria Triassi – nuova Presidente della Scuola – è quello di portare al meglio l’efficienza e l’efficacia della nostra didattica. A volte sappiamo con ritardo di problemi quali, ad esempio, lezioni saltate, ritardi del docente, cose che non vanno in relazione alle aule o alla pulizia dei bagni”. Ricevendo tempestivamente la segnalazione “possiamo intervenire affinché il problema non si ripresenti. Però è importante che i ragazzi capiscano l’intento di questa casella di posta e la utilizzino per le comunicazioni giuste”. Al momento gli studenti sono in sessione d’esame e lezioni non ce ne sono “se non per Medicina in lingua inglese. Ci aspettiamo quindi che, con la ripresa delle attività didattiche, questo strumento venga impiegato”.
Nel corso del tempo, gli studenti di Medicina hanno spesso espresso il desiderio di un maggior contatto con il docente, reso un po’ difficile dagli alti numeri alle lezioni, così come di uno studio più basato sulla pratica, magari snellendo i programmi considerati lunghi e, talvolta, ridondanti. A Medicina “quasi tutti i corsi sono integrati. Capita, talvolta, che il singolo docente del corso integrato tenda a non coordinarsi con gli altri colleghi. Andare tutti nella stessa direzione potrebbe, invece, già aiutare lo studente dando maggiore omogeneità al suo studio”. Quanto alla teoria, “sappiamo che è tanta. Medicina è un Corso faticoso anche per questo. Quello della modifica dei programmi è un discorso complesso perché questi sono studiati a livello ministeriale. Si cerca, comunque, di rendere lo studio quanto più interessante possibile. Penso, ad esempio, al discorso dell’integrazione e a Basi della Medicina ed Etica Clinica al primo anno”. Sulla pratica: “È un discorso fondamentale, ancora di più ora che Medicina è una laurea abilitante e lo studente che esce dall’università deve saper fare il medico. Con la professoressa Triassi siamo all’inizio di questo percorso, ma, chiaramente, la strada è ancora lunga”. Altro suggerimento spesso lanciato dagli studenti è rendere la didattica un po’ più innovativa con l’utilizzo di strumenti tecnologici. “Si lavora anche su questo. So che una delle aule dell’edificio 20 dovrebbe essere dedicata proprio al simulatore anatomico. Parliamo di una ex aula studenti, che ne hanno avuta un’altra, che è stata sgombrata e la si sta preparando – prosegue il docente – Magari in un’altra aula si potrebbero concentrare i manichini. In questo modo si potrebbe fare pratica in sicurezza e senza affollare eccessivamente i reparti”.
La Presidente della Scuola ha costituto anche una Commissione per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia della didattica: “Ci siamo riuniti una volta e sono emerse una serie di idee come quella di avere dei laboratori didattici pratici e impiegare aule virtuali dove i tirocinanti possano assistere all’intervento per poi discuterne con il docente”. Il lavoro prosegue “molto di concerto con i rappresentanti degli studenti. L’idea dei laboratori di didattica pratica è emersa anche dall’interazione con loro”. Spazi: “Anche qui si sta lavorando. In un incontro di fine gennaio abbiamo stimato che riusciremo a portare a compimento circa 300 postazioni studio, alcune dovrebbero avere la postazione informatica dedicata”. Come immaginare, dunque, la Scuola del futuro? “Sempre più rispondente alle esigenze degli studenti affinché siano pronti per svolgere effettivamente il lavoro per cui hanno studiato tanto”.

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