Ingegneria Informatica, dell’Automazione, Elettronica, delle Telecomunicazioni, dell’Informazione e della comunicazione e Ingegneria Biomedica afferiscono al settore dell’informazione, che si occupa di formare ingegneri specializzati nel trattamento dei segnali in tutte le loro forme. Sei Corsi di Laurea che continuano ad esercitare un certo fascino sugli studenti, come dimostrano le 1.100 matricole che vi si sono iscritte lo scorso anno. Non a caso Ingegneria Informatica è il CdL più affollato di tutta la Facoltà (436 le matricole nel 2004/05). “Perché? Per tanti motivi – spiega il presidente Antonino Mazzeo – Perché è un corso attuale e va molto di moda. Perché i giornali sono sempre pieni di inserzioni di società che cercano ingegneri informatici. Perché si dice che sia un corso facile; si pensa ai giochini, ma si sottovaluta la tanta matematica che invece bisogna studiare”. Insieme all’Università di Pisa e al Politecnico di Milano, l’Ateneo di Napoli è stato il primo ad avere un calcolatore, “grazie all’opera del compianto prof. Savastano”. Non solo. “Bruno Fadini (tra i decani degli informatici in Italia) e Carlo Savì sono stati i primi informatici di Napoli, a cui si deve la nascita della scuola napoletana di informatica specializzata nell’architettura dei calcolatori”, riferisce il docente.
Settantadue i neoiscritti ad Automazione, costola di Informatica ma che da anni ha trovato una sua autonoma collocazione. “La Facoltà di Ingegneria della Federico II ha formato gli attuali docenti di Automazione che lavorano nelle Università italiane meridionali”, dichiara il prof. Giuseppe Ambrosino. Stesso prestigio per Ingegneria Elettronica, “corso giunto alla Federico II nel 1960 e che ha contribuito non poco allo sviluppo della Facoltà”, afferma il prof. Gianfranco Vitale. Con oltre duecento iscritti, Biomedica è il secondo CdL più numeroso del campo dell’informazione, sebbene sia stato istituzionalizzato appena tre anni orsono. “In realtà – spiega il suo presidente, il prof. Marcello Bracale – l’ingegneria biomedica vive nel nostro Ateneo dal lontano 1968”.
Altro punto di forza della Facoltà, Ingegneria delle Telecomunicazioni. Centotrentatrè gli studenti immatricolati lo scorso anno. “Docenti di riconosciuto prestigio come i professori Latmiral e Franceschetti hanno contribuito a costituire una tradizione di competenze nel settore dell’elettromagnetismo, della propagazione e della trasmissione e ricezione delle onde radio – racconta il prof. Giuseppe D’Elia – Inoltre, alcuni importanti manager internazionali, a capo di importanti imprese del settore delle telecomunicazioni, possono vantare trascorsi presso questo Ateneo”. Stessa autorevolezza – anche se con un numero inferiore di matricole (28) – per Ingegneria dell’Informazione e della comunicazione, CdL trasversale che attinge da nuclei storici come quello in telecomunicazioni, informatica, elettronica e automatica, settori con i quali condivide le competenze che lo caratterizzano.
COSA FA L’INGEGNERE DELL’INFORMAZIONE – A differenza degli altri ingegneri della classe dell’informazione, “l’ingegnere elettronico si occupa di progettare e costruire le apparecchiature che servono agli ingegneri dell’informazione” (Vitale).“L’informatico è un ingegnere che progetta tutto ciò ha per oggetto l’informatica: applicazioni, hardware, ecc. È, quindi, una figura versatile e, come tale, deve saper comunicare con professionisti che lavorano in ambiti differenti” (Mazzeo). Dal canto suo, “l’ingegnere dell’automazione è un tecnico capace di progettare, realizzare e gestire dispositivi e sistemi che facciano funzionare in maniera autonoma – ed economicamente conveniente – macchine ed impianti” (Ambrosino).
Sia l’ingegnere delle telecomunicazioni che l’ingegnere dell’informazione e della comunicazione operano nel campo della cosiddetta Ict, l’Information and communication technology, vale a dire il settore che si occupa dello sviluppo della “società dell’informazione”. L’ingegnere delle telecomunicazioni, in particolare, deve “saper pianificare l’evoluzione delle reti e dei sistemi e progettare le nuove infrastrutture ed i nuovi sistemi in grado di soddisfarle (telematica, wireless, applicazioni multimediali avanzate, sicurezza delle infrastrutture e delle reti e impatto ambientale)”, mentre all’ingegnere dell’informazione e della comunicazione spetta “integrare metodologie e sistemi dell’Ict per gestirne l’impiego nei diversi contesti applicativi. Pertanto, deve avere competenze multidisciplinari spalmate su tutto l’Ict, a cavallo tra quelle delle telecomunicazioni, dell’informatica, dell’elettronica e dell’automatica” (D’Elia).
Infine, l’ingegnere biomedico “è un professionista che opera nel settore sanitario sia per l’organizzazione dei servizi ospedalieri interni ed esterni sia per la manutenzione e gestione delle tecnologie biomediche” (Bracale). In altre parole, “all’ingegnere biomedico spetta progettare impianti elettrici ed elettronici in ambienti per uso medico, impianti di gas medicinali, impianti di condizionamento, impianti di smaltimento delle acque, ecc.”.
PECULIARITA’ DEI CORSI – Ad Ingegneria Informatica si dà molto spazio alla pratica. “Requisito fondamentale per intraprendere questa strada è una forte attitudine a fare. Insomma, chi si aspetta pura teoria, fa bene ad iscriversi al CdL in Informatica della Facoltà di Scienze” (Mazzeo). “Non solo informatica”, lo slogan che il prof. Ambrosino ha coniato per il CdL che presiede. Ingegneria dell’Automazione, infatti, è diventato un corso interclasse. “Va da sé che si tratta di un CdL abbastanza impegnativo, perché unisce le nozioni informatiche a quelle industriali”.
Ad Ingegneria delle Telecomunicazioni e Ingegneria dell’Informazione e della comunicazione si punta sui tirocini “sia interni che esterni, in collaborazione con le aziende del settore”. Biomedica, laurea trasversale. “Il nostro ingegnere può lavorare in settori diversi dalla bioingegneria ma con problematiche analoghe, grazie ad un bagaglio di conoscenze inter e multidisciplinari acquisite durante il percorso di studi” (Bracale). Pertanto, requisito fondamentale per fare bene in questo Corso è “la disponibilità ad essere osservatore attento di competenze e professionalità differenti”.
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA – “Tutti i corsi della classe dell’informazione hanno un’organizzazione didattica abbastanza simile: nove moduli didattici per anno” (Vitale). Nei primi tre anni ad Informatica “diamo molta enfasi agli aspetti architetturali” (Mazzeo). Nel percorso di primo livello di Automazione, “all’incirca l’80% delle nozioni di informatica sono pressoché identiche a quelle impartite nel CdL in Informatica. Il nostro, però, offre anche una preparazione industriale. Inoltre, agli studenti viene data una conoscenza più solida sugli aspetti dell’automatica, la cosiddetta intelligenza dell’automazione” (Ambrosino).
Due curricula per il percorso triennale in Telecomunicazioni, “Telematica, nel quale vengono accentuate le competenze connesse all’elaborazione dell’informazione, e Trasmissione, in cui si cura di più lo studio e il progetto degli apparati e del canale di comunicazione” (D’Elia). Poiché l’ingegnere dell’informazione e della comunicazione deve acquisire competenze multidisciplinari, “il corso di studi è strutturato in maniera da privilegiare sia la formazione di base che quella fisico-matematica ed ingegneristica del settore” (D’Elia).
A Biomedica si studiano anche insegnamenti storici dell’Ingegneria, come Scienza delle costruzioni e Tecniche delle costruzioni. Il motivo è presto detto. “Pensate ad un femore del corpo umano, o ad una sua protesi: ebbene, entrambi sono soggetti alle stesse, identiche sollecitazioni cui è sottoposto il pilastro di un edificio” (Bracale).
Settantadue i neoiscritti ad Automazione, costola di Informatica ma che da anni ha trovato una sua autonoma collocazione. “La Facoltà di Ingegneria della Federico II ha formato gli attuali docenti di Automazione che lavorano nelle Università italiane meridionali”, dichiara il prof. Giuseppe Ambrosino. Stesso prestigio per Ingegneria Elettronica, “corso giunto alla Federico II nel 1960 e che ha contribuito non poco allo sviluppo della Facoltà”, afferma il prof. Gianfranco Vitale. Con oltre duecento iscritti, Biomedica è il secondo CdL più numeroso del campo dell’informazione, sebbene sia stato istituzionalizzato appena tre anni orsono. “In realtà – spiega il suo presidente, il prof. Marcello Bracale – l’ingegneria biomedica vive nel nostro Ateneo dal lontano 1968”.
Altro punto di forza della Facoltà, Ingegneria delle Telecomunicazioni. Centotrentatrè gli studenti immatricolati lo scorso anno. “Docenti di riconosciuto prestigio come i professori Latmiral e Franceschetti hanno contribuito a costituire una tradizione di competenze nel settore dell’elettromagnetismo, della propagazione e della trasmissione e ricezione delle onde radio – racconta il prof. Giuseppe D’Elia – Inoltre, alcuni importanti manager internazionali, a capo di importanti imprese del settore delle telecomunicazioni, possono vantare trascorsi presso questo Ateneo”. Stessa autorevolezza – anche se con un numero inferiore di matricole (28) – per Ingegneria dell’Informazione e della comunicazione, CdL trasversale che attinge da nuclei storici come quello in telecomunicazioni, informatica, elettronica e automatica, settori con i quali condivide le competenze che lo caratterizzano.
COSA FA L’INGEGNERE DELL’INFORMAZIONE – A differenza degli altri ingegneri della classe dell’informazione, “l’ingegnere elettronico si occupa di progettare e costruire le apparecchiature che servono agli ingegneri dell’informazione” (Vitale).“L’informatico è un ingegnere che progetta tutto ciò ha per oggetto l’informatica: applicazioni, hardware, ecc. È, quindi, una figura versatile e, come tale, deve saper comunicare con professionisti che lavorano in ambiti differenti” (Mazzeo). Dal canto suo, “l’ingegnere dell’automazione è un tecnico capace di progettare, realizzare e gestire dispositivi e sistemi che facciano funzionare in maniera autonoma – ed economicamente conveniente – macchine ed impianti” (Ambrosino).
Sia l’ingegnere delle telecomunicazioni che l’ingegnere dell’informazione e della comunicazione operano nel campo della cosiddetta Ict, l’Information and communication technology, vale a dire il settore che si occupa dello sviluppo della “società dell’informazione”. L’ingegnere delle telecomunicazioni, in particolare, deve “saper pianificare l’evoluzione delle reti e dei sistemi e progettare le nuove infrastrutture ed i nuovi sistemi in grado di soddisfarle (telematica, wireless, applicazioni multimediali avanzate, sicurezza delle infrastrutture e delle reti e impatto ambientale)”, mentre all’ingegnere dell’informazione e della comunicazione spetta “integrare metodologie e sistemi dell’Ict per gestirne l’impiego nei diversi contesti applicativi. Pertanto, deve avere competenze multidisciplinari spalmate su tutto l’Ict, a cavallo tra quelle delle telecomunicazioni, dell’informatica, dell’elettronica e dell’automatica” (D’Elia).
Infine, l’ingegnere biomedico “è un professionista che opera nel settore sanitario sia per l’organizzazione dei servizi ospedalieri interni ed esterni sia per la manutenzione e gestione delle tecnologie biomediche” (Bracale). In altre parole, “all’ingegnere biomedico spetta progettare impianti elettrici ed elettronici in ambienti per uso medico, impianti di gas medicinali, impianti di condizionamento, impianti di smaltimento delle acque, ecc.”.
PECULIARITA’ DEI CORSI – Ad Ingegneria Informatica si dà molto spazio alla pratica. “Requisito fondamentale per intraprendere questa strada è una forte attitudine a fare. Insomma, chi si aspetta pura teoria, fa bene ad iscriversi al CdL in Informatica della Facoltà di Scienze” (Mazzeo). “Non solo informatica”, lo slogan che il prof. Ambrosino ha coniato per il CdL che presiede. Ingegneria dell’Automazione, infatti, è diventato un corso interclasse. “Va da sé che si tratta di un CdL abbastanza impegnativo, perché unisce le nozioni informatiche a quelle industriali”.
Ad Ingegneria delle Telecomunicazioni e Ingegneria dell’Informazione e della comunicazione si punta sui tirocini “sia interni che esterni, in collaborazione con le aziende del settore”. Biomedica, laurea trasversale. “Il nostro ingegnere può lavorare in settori diversi dalla bioingegneria ma con problematiche analoghe, grazie ad un bagaglio di conoscenze inter e multidisciplinari acquisite durante il percorso di studi” (Bracale). Pertanto, requisito fondamentale per fare bene in questo Corso è “la disponibilità ad essere osservatore attento di competenze e professionalità differenti”.
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA – “Tutti i corsi della classe dell’informazione hanno un’organizzazione didattica abbastanza simile: nove moduli didattici per anno” (Vitale). Nei primi tre anni ad Informatica “diamo molta enfasi agli aspetti architetturali” (Mazzeo). Nel percorso di primo livello di Automazione, “all’incirca l’80% delle nozioni di informatica sono pressoché identiche a quelle impartite nel CdL in Informatica. Il nostro, però, offre anche una preparazione industriale. Inoltre, agli studenti viene data una conoscenza più solida sugli aspetti dell’automatica, la cosiddetta intelligenza dell’automazione” (Ambrosino).
Due curricula per il percorso triennale in Telecomunicazioni, “Telematica, nel quale vengono accentuate le competenze connesse all’elaborazione dell’informazione, e Trasmissione, in cui si cura di più lo studio e il progetto degli apparati e del canale di comunicazione” (D’Elia). Poiché l’ingegnere dell’informazione e della comunicazione deve acquisire competenze multidisciplinari, “il corso di studi è strutturato in maniera da privilegiare sia la formazione di base che quella fisico-matematica ed ingegneristica del settore” (D’Elia).
A Biomedica si studiano anche insegnamenti storici dell’Ingegneria, come Scienza delle costruzioni e Tecniche delle costruzioni. Il motivo è presto detto. “Pensate ad un femore del corpo umano, o ad una sua protesi: ebbene, entrambi sono soggetti alle stesse, identiche sollecitazioni cui è sottoposto il pilastro di un edificio” (Bracale).
“Vogliamo formare
i fondisti, non ci
interessa lo sprint”
i fondisti, non ci
interessa lo sprint”
SBOCCHI OCCUPAZIONALI – Capita spesso che i laureati in Ingegneria Informatica finiscano col fare i programmatori. “È vero, c’è una grossa richiesta di programmatori. Ma non devono essere certo gli ingegneri informatici a fare questo mestiere, perché riescono a trovare agilmente occupazioni in settori e ruoli più consoni alla loro formazione. Abbiamo diversi nostri laureati, per esempio, che lavorano in società di prestigio come Telecom, Accenture, banche, ecc.” (Mazzeo). A differenza dell’informatica, “quello dell’automazione resta pur sempre un settore di nicchia, dove c’è lavoro, ma non con numeri da capogiro” (Ambrosino). In ogni caso, “la preparazione multidisciplinare che dà Ingegneria dell’Automazione consente ai nostri laureati di inserirsi in tutte quelle aziende che s’interessano di applicazioni industriali dell’informatica. Nel territorio campano ci sono diverse società che costruiscono macchine ad alto livello di automazione: l’Alenia e il Cira (il direttore di quest’ultimo è un nostro laureato) nel settore aerospaziale; la Elasis e la Fiat nell’automobilismo; l’Ansaldo trasporti nel ramo ferroviario. Senza contare le piccole e medie società che forniscono impianti di automazione, come la Pda di Torre Annunziata con cui il nostro Dipartimento è sempre in stretto contatto” (Ambrosino).
Come un po’ tutti gli ingegneri, anche gli elettronici cominciano a lavorare in tempi brevi, “ma sono costretti ad andar via da Napoli, perché le grosse aziende di elettronica impongono mobilità se si vuol far carriera. Decine di nostri laureati hanno ricoperto ruoli di responsabilità in giro per il mondo, all’Ibm negli Stati Uniti, alla Texas Instruments e in Olanda” (Vitale). Buone le possibilità di inserimento nel settore delle telecomunicazioni. “Registriamo una grande domanda da parte di aziende campane e non che operano nel campo delle telecomunicazioni tradizionali ed innovative. I nostri laureati, infatti, trovano frequentemente occupazione in industrie campane quali l’Ams o l’Mbda, presso aziende straniere quali l’Alcatel, alla Marconi, in strutture di ricerca internazionali quali il Cern, in agenzie internazionali come l’Esa” (D’Elia).
Quanto agli ingegneri biomedici, “a Napoli ci sarebbe lavoro, se le direzioni generali delle varie aziende sanitarie locali (inclusi i due policlinici) si prendessero carico, nelle loro autonomie, di trovare il modo per assumere i nostri laureti. Il che non accade, perché le aziende preferiscono l’outsourcing” (Bracale).
CONSIGLI ALLE MATRICOLE – “Per studiare Ingegneria dell’Automazione non basta avere una propensione per l’informatica, ma ci vuole una profonda predisposizione e preparazione sulle materie scientifiche, in particolare fisica e matematica” (Ambrosino). “Evitate di sovrastimare le capacità scolastiche e seguite i corsi. Facendo un paragone con lo sport, vogliamo formare fondisti. Non c’interessa lo sprint: vogliamo ragazzi che studino con regolarità” (Mazzeo). “L’università non è sofferenza. Se, invece, la vivete come tale, chiedetevi se avete fatto la scelta giusta. E non abbiate paura di cambiare, perché cambiare non è un fallimento, ma è la capacità di avere sotto controllo il proprio futuro” (Vitale).
“Progettate la vostra carriera fin dal primo giorno e mettete in atto tutte le misure necessarie per realizzarla fin dal secondo” (D’Elia). “Iscrivetevi ad Ingegneria Biomedica non per giocare a fare gli infermieri o i medici, o per semplice curiosità: un giovane deve essere consapevole che se un CdL di Ingegneria è difficile, questo lo è ancora di più, proprio per il suo aspetto inter e multidisciplinare” (Bracale).
Elviro Di Meo
Come un po’ tutti gli ingegneri, anche gli elettronici cominciano a lavorare in tempi brevi, “ma sono costretti ad andar via da Napoli, perché le grosse aziende di elettronica impongono mobilità se si vuol far carriera. Decine di nostri laureati hanno ricoperto ruoli di responsabilità in giro per il mondo, all’Ibm negli Stati Uniti, alla Texas Instruments e in Olanda” (Vitale). Buone le possibilità di inserimento nel settore delle telecomunicazioni. “Registriamo una grande domanda da parte di aziende campane e non che operano nel campo delle telecomunicazioni tradizionali ed innovative. I nostri laureati, infatti, trovano frequentemente occupazione in industrie campane quali l’Ams o l’Mbda, presso aziende straniere quali l’Alcatel, alla Marconi, in strutture di ricerca internazionali quali il Cern, in agenzie internazionali come l’Esa” (D’Elia).
Quanto agli ingegneri biomedici, “a Napoli ci sarebbe lavoro, se le direzioni generali delle varie aziende sanitarie locali (inclusi i due policlinici) si prendessero carico, nelle loro autonomie, di trovare il modo per assumere i nostri laureti. Il che non accade, perché le aziende preferiscono l’outsourcing” (Bracale).
CONSIGLI ALLE MATRICOLE – “Per studiare Ingegneria dell’Automazione non basta avere una propensione per l’informatica, ma ci vuole una profonda predisposizione e preparazione sulle materie scientifiche, in particolare fisica e matematica” (Ambrosino). “Evitate di sovrastimare le capacità scolastiche e seguite i corsi. Facendo un paragone con lo sport, vogliamo formare fondisti. Non c’interessa lo sprint: vogliamo ragazzi che studino con regolarità” (Mazzeo). “L’università non è sofferenza. Se, invece, la vivete come tale, chiedetevi se avete fatto la scelta giusta. E non abbiate paura di cambiare, perché cambiare non è un fallimento, ma è la capacità di avere sotto controllo il proprio futuro” (Vitale).
“Progettate la vostra carriera fin dal primo giorno e mettete in atto tutte le misure necessarie per realizzarla fin dal secondo” (D’Elia). “Iscrivetevi ad Ingegneria Biomedica non per giocare a fare gli infermieri o i medici, o per semplice curiosità: un giovane deve essere consapevole che se un CdL di Ingegneria è difficile, questo lo è ancora di più, proprio per il suo aspetto inter e multidisciplinare” (Bracale).
Elviro Di Meo