Lauree umanistiche e sbocchi occupazionali

Sempre più spesso, parlando di Facoltà umanistiche, si ricorre all’appellativo di “lauree deboli” in termini strettamente lavorativi. I dati riguardo le assunzioni dei neo-laureati sembrano parlar chiaro: chi è in possesso di una Laurea in Lettere e simili ha difficoltà a trovare lavoro. Ma le cose stanno realmente così? E’ a questo proposito che si è tenuto il 31 maggio l’incontro  “Cultura del Lavoro-Lavoro nella Cultura” nella neo-inaugurata Aula Appia di Lettere. “Siamo una piccola Facoltà e stiamo cercando di fare delle nostre dimensioni una forza – afferma la Preside Rosanna Cioffi- Vogliamo creare un rapporto più stretto tra studenti e docenti anche, e soprattutto, per guidarli in quelle che saranno le scelte lavorative”. Il difficile cammino verso il mondo del lavoro parte proprio dall’Università quindi e dal Placement: “un progetto su cui stiamo lavorando con molta attenzione affinché possa diventare un punto di riferimento costante per gli studenti; sul sito di Facoltà troverete un link che rimanda all’ISFOL, dove è possibile avere una concreta idea di tutte le professioni che potrete esercitare dopo la laurea”, afferma la prof.ssa Nadia Barrella, delegata di Facoltà al Placement, che sottolinea: “non tutti gli studenti potranno avere come obiettivo quello di diventare un museologo o un critico d’arte; bisogna allargare i propri orizzonti perché il mercato per un laureato in Lettere è in continua trasformazione”. Ampliamento dei propri orizzonti e approccio interdisciplinare sono il segreto del successo a detta anche del prof. Davide Dell’Anno, delegato del Rettore al Placement: “la base culturale di un laureato va integrata nel post-laurea, perché ci sono richieste imprescindibili come la conoscenza dell’inglese e l’uso del pacchetto Office. E’ chiaro che bisogna dare libero sfogo alla propria creatività, si potrebbero valorizzare anche semplici attività commerciali o di ristorazione e trasformarle in luoghi dove l’arte possa avere un ruolo importante: non bisogna accontentarsi di quello che viene dal mondo della formazione”. Una prova concreta di cosa significhi lavorare nel settore culturale l’ha fornita Guido Savarese, laureato in Filosofia, direttore editoriale di ARTE’M, azienda con cui la Facoltà ha appena concluso una convenzione. “Non voglio spaventare nessuno, ma le imprese culturali in Italia hanno un giro d’affari piccolissimo: basti pensare, ad esempio, che il bilancio annuo di IKEA Food è superiore a quello di tutte le società che fanno cultura in Italia. D’altra parte, c’è da dire che non c’è un’alta specializzazione in questo settore: noi cercavamo persone che scrivessero delle brevi guide turistiche e non abbiamo trovato nessuno all’altezza; una situazione simile la viviamo in questo momento, dato che avremmo bisogno di opuscoli per valorizzare il festival di Ravello”, fa notare Savarese. Tra le iniziative proposte dall’Ufficio Placement di Ateneo, è alla seconda edizione “Formazione on the job”. Si tratta di un progetto in collaborazione con l’Asips – Azienda Speciale per l’Innovazione della Produzione e dei Servizi della Camera di Commercio di Caserta, che vuole favorire i processi di sviluppo delle imprese attraverso l’accoglienza di giovani stagisti adeguatamente formati. Stando ai dati, circa il 15% su circa 200 intervistati che hanno usufruito dei servizi del Placement è stato assunto a tempo indeterminato ed anche 5 studenti partecipanti al progetto FIXO (che favorisce non solo stage presso aziende ma supporta anche esperimenti di autoimprenditorialità) hanno avuto un contratto. Sono piccole percentuali che però fanno ben sperare.
(An.Ve.)
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