Le pallavoliste-studentesse Alessandra e Carlotta si raccontano….

Grande entusiasmo, passione e voglia di vincere animano la squadra cusina di pallavolo femminile, allenata dal Mister Andrea Gambardella. Il campionato di serie D, iniziato un po’ in sordina, riprende con vigore per il ritorno di giocatrici riabilitate dopo vari infortuni. Il capitano-schiacciatrice Alessandra Menna è pronto ad incoraggiare e sostenere le compagne nella partita contro la squadra di Oplonti, che si giocherà l’8 febbraio. “La pallavolo è per me una grande passione, che coltivo fin da quand’ero bambina. Gioco a livello agonistico da 8 anni. Mio fratello è in serie B della Nazionale maschile e da subito mi ha avvicinato allo sport. Ne ho praticato diversi, ma posso dire che nessuno è come questo. La squadra ti costringe a sintonia e cooperazione, perché bisogna coesistere tutte in un piccolo campo”, rivela la ragazza. Le particolari caratteristiche fisiche aiutano: “ma non sono indispensabili. Il fisico atletico si plasma grazie agli allenamenti e alle corrette abitudini alimentari. Non siamo tutte alte 1,75 metri, molte sono minute, però hanno una gran tecnica”. L’avvio di stagione non è stato dei migliori: “siamo nella parte bassa della classifica, a causa dei numerosi infortuni di novembre, ma diverse ragazze ora sono rientrate e il girone di ritorno sarà più semplice. Ci aspettiamo molto dalle partite contro Oplonti e GF Doria (da giocare in casa il 15 febbraio)”. Un buon capitano deve mediare tra squadra e allenatore, “per garantire serenità ad entrambe le parti. In più deve appianare discordie tra compagne di squadra, mediante un dialogo aperto. Non bisogna mai abbandonarle, soprattutto durante gli infortuni”. La vita di Alessandra e del resto della squadra non è fatta solo di sport, ma soprattutto di studio: “sono al secondo anno di Ostetricia ed è davvero difficile destreggiarsi tra allenamenti, partite, studio e tirocini pratici in Ginecologia. Adoro quello che faccio, anche se stancante”. Non bisogna mai sottovalutare l’istruzione: “lo sport ti aiuta a relazionarti ed accettare le sconfitte, ma è l’Università che ti permetterà di lavorare”. A livello nazionale bisogna fare una scelta: “per fortuna la serie D ti dà l’opportunità di coltivare entrambe le passioni, ma andando oltre, molte sportive hanno dovuto scegliere tra sport e carriera universitaria”.
Si sposta dall’Ateneo al CUS almeno per tre volte la settimana anche Carlotta Russolillo, aspirante ingegnere edile, in squadra con la sorella Stefania, che studia Statistica. Carlotta sta per laurearsi in Tecnica delle Costruzioni, ma non salta neanche un allenamento, senza contare le partite nel week-end. “Conciliare studio e sport agonistico richiede grande capacità organizzativa. Ogni mattina mi sveglio alle 7.00 e studio tutto il giorno o seguo i corsi. La sera gioco come martello (ricevitore-attaccante) nella squadra di Alessandra”. La femminile è più difficile da allenare della maschile: “gli allenatori della maschile non è detto che sappiano disciplinare anche noi. Le ragazze giocano più di tecnica che di potenza e non sono brave come i ragazzi ad annullare i problemi prima di scendere in campo. Saremo anche uterine, ma la strategia di gioco per noi è fondamentale”. Fidarsi della compagna è un’altra regola base: “chi riceve, come me, dà una mano a chi sta davanti. La fiducia è quindi indispensabile, perché consente alle attaccanti di essere sicure della difesa”. Carlotta non progetta solo schemi di gioco, ma anche il rilancio edilizio della zona in corrispondenza dello scalone di Montesanto. “Con la prof.ssa Marina Fumo, mi sto occupando, per la tesi, di rivalutare zone degradate di Napoli, attraverso attività di recupero”. Un impegno non indifferente, che, unito al gioco, lascia poco spazio alle relazioni sociali: “a mezzanotte sono a letto, ma dovrei andarci anche prima. Ci vogliono grande responsabilità, disciplina e forza per portare avanti entrambi gli impegni. Spesso ti prende lo sconforto, ma le vittorie ti ripagano di tutte le difficoltà”.
Allegra Taglialatela
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