Libri, manuali, fogli, lucidi e colori per una biblioteca ed un laboratorio didattico a disposizione di studenti particolari, quelli reclusi nel penitenziario di Secondigliano e che frequentano il Corso di Laurea in Sviluppo Sostenibile e Reti Territoriali che afferisce ad Architettura ed รจ coordinato dalla prof.ssa Laura Lieto. Possono essere consegnati dagli studenti e dai docenti presso la portineria del Dipartimento in via Forno Vecchio. โร una idea – racconta la prof.ssa Marella Santangelo, che insegna Progettazione ed รจ la delegata dal Rettore Matteo Lorito per il Polo universitario penitenziario – che hanno avuto le nostre tutor Maria Somma, Federica Vingelli e Bianca Rodriguez. Hanno chiesto in prima battuta ai professori di Architettura di donare libri e pubblicazioni che possano essere utili agli studenti di Urbanistica. Lโobiettivo รจ di realizzare a Secondigliano una biblioteca che possa essere un presidio fisso ed un punto di riferimento. I colleghi stanno rispondendo bene e poco alla volta stiamo portando lรฌ il materiale che mano a mano arrivaโ. Sviluppo Sostenibile e Reti Territoriali รจ frequentato attualmente da dodici studenti detenuti. Nonostante le difficoltร determinate dalla pandemia, dunque, che per i Corsi di Laurea in carcere sono state ovviamente ancora piรน complicate da affrontare che per il resto delle attivitร universitarie della Federico II, la didattica e le attivitร che lโAteneo propone ai detenuti di Secondigliano vanno avanti. โCi sono stati – dice Santangelo – alcuni rallentamenti. Per esempio solo ora ci apprestiamo a partire con il primo semestre del nuovo anno accademico. Abbiamo avuto problemi per alcuni contagi nella sezione di massima sicurezza, che hanno ulteriormente limitato le attivitร ma che pare ora si stiano risolvendo. Noi, perรฒ, come Ateneo ci siamo e proseguiamo. Ci sono gli ingredienti giusti: collaborazione di molti colleghi, entusiasmo dei tutor, impegno di buona parte degli iscritti. Abbiamo continuato a seguirli anche da remoto, hanno frequentato le lezioni in didattica a distanza e sostenuto gli esami da dietro lo schermo. Devo dire che con lโappoggio del provveditorato dellโamministrazione penitenziaria e del direttore di Secondigliano e lavorando sulla piattaforma Teams abbiamo continuato ad andare avantiโ. Sono 131 oggi gli studenti della Federico II detenuti nel carcere di Secondigliano, un numero che fa del Polo penitenziario dellโAteneo il piรน numeroso tra quelli attivati dalle Universitร italiane. โMagari – sottolinea la prof.ssa Santangelo – qualcuno degli iscritti si sarร anche perso per strada, proprio come accade al di fuori del carcere, ma mi dicono i colleghi che in generale cโรจ molta partecipazione e notano grande impegno ed interesse di chi si รจ immatricolato. Nel 2018, lโanno in cui partรฌ lโiniziativa, avemmo 56 immatricolati, nel secondo anno accademico furono 34. Questa volta si sono iscritti in 41. Come Ateneo, ogni anno mettiamo in campo una ottantina di docenti ed una ventina di tutor, dottorandi e studenti che danno una manoโ. Scienze nutraceutiche ed erboristiche (due Corsi di Laurea di Farmacia), Scienze gastronomiche mediterranee (Agraria) sono i tre percorsi di laurea quanto ad iscrizioni degli studenti detenuti. Poi Sociologia, Sviluppo Sostenibile, Scienze politiche, Giurisprudenza, Economia, Lettere moderne. โLโetร media dei nostri studenti – prosegue la prof.ssa Santangelo – รจ relativamente bassa tra i detenuti comuni. Sale tra gli iscritti allโuniversitร che sono reclusi nella sezione di massima sicurezza del penitenziarioโ.
ร, insomma, una esperienza che la Federico II punta a strutturare e potenziare quella affidata al coordinamento di Santangelo: โAnche perchรฉ vorremmo organizzare un secondo Polo. I numeri sono significativi. ร unโattivitร che riguarda il sociale, il diritto allo studio, e ci stimola ad una didattica sperimentale, sempre con lโobiettivo di rilasciare un titolo di studio che non sia di serie b. Da quando siamo partiti ci siamo prefissati questo obiettivo: i laureati in carcere raggiungono il traguardo con percorsi in parte diversi da quelli di chi sta fuori, ma conseguono un titolo assolutamente paragonabile a quello degli studenti non reclusi per quanto concerne il contenuto della laurea. ร una impostazione che i detenuti hanno compreso e che condividonoโ. Conclude con una nota personale: โIn questi anni mi ha colpito molto il desiderio dei reclusi universitari di incontrare gli studenti liberi. Un anno fa ci apprestavamo a portare dentro il carcere le ragazze ed i ragazzi dellโAteneo affinchรฉ seguissero alcuni seminari con i loro colleghi agli arresti. Poi, purtroppo, il sopraggiungere della pandemia ha bloccato questo progetto. Lo abbiamo accantonato, ma non abbandonato e, non appena la situazione sanitaria lo renderร fattibile, cercheremo di attuarlo e di dare seguito allโidea di un anno faโ. Nellโottica di stabilire un ponte tra il dentro ed il fuori, dโaltronde, cโera stata giร unโaltra iniziativa ed era andata a buon fine. Alcuni studenti detenuti avevano preso parte al contest fotografico del Comitato Unico di Garanzia (CUG) dellโAteneo. Ciascuno dei concorrenti doveva fotografare i suoi luoghi di studio. โI detenuti – ricorda Santangelo – presentarono le immagini delle stanze allโinterno del carcere con tavolo e computer. Tre foto molto belleโ.
ร, insomma, una esperienza che la Federico II punta a strutturare e potenziare quella affidata al coordinamento di Santangelo: โAnche perchรฉ vorremmo organizzare un secondo Polo. I numeri sono significativi. ร unโattivitร che riguarda il sociale, il diritto allo studio, e ci stimola ad una didattica sperimentale, sempre con lโobiettivo di rilasciare un titolo di studio che non sia di serie b. Da quando siamo partiti ci siamo prefissati questo obiettivo: i laureati in carcere raggiungono il traguardo con percorsi in parte diversi da quelli di chi sta fuori, ma conseguono un titolo assolutamente paragonabile a quello degli studenti non reclusi per quanto concerne il contenuto della laurea. ร una impostazione che i detenuti hanno compreso e che condividonoโ. Conclude con una nota personale: โIn questi anni mi ha colpito molto il desiderio dei reclusi universitari di incontrare gli studenti liberi. Un anno fa ci apprestavamo a portare dentro il carcere le ragazze ed i ragazzi dellโAteneo affinchรฉ seguissero alcuni seminari con i loro colleghi agli arresti. Poi, purtroppo, il sopraggiungere della pandemia ha bloccato questo progetto. Lo abbiamo accantonato, ma non abbandonato e, non appena la situazione sanitaria lo renderร fattibile, cercheremo di attuarlo e di dare seguito allโidea di un anno faโ. Nellโottica di stabilire un ponte tra il dentro ed il fuori, dโaltronde, cโera stata giร unโaltra iniziativa ed era andata a buon fine. Alcuni studenti detenuti avevano preso parte al contest fotografico del Comitato Unico di Garanzia (CUG) dellโAteneo. Ciascuno dei concorrenti doveva fotografare i suoi luoghi di studio. โI detenuti – ricorda Santangelo – presentarono le immagini delle stanze allโinterno del carcere con tavolo e computer. Tre foto molto belleโ.
Fabrizio Geremicca
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