Si incontrano ogni martedì per discutere e analizzare gli atti di criminalità verificatisi a Napoli e provincia. Non lo fanno studiando da grossi manuali, ma con i quotidiani alla mano e lo sguardo rivolto sempre verso l’ambiente che li circonda. E’ un gruppo di studenti di Sociologia, una quindicina circa (almeno per ora), supervisionati e guidati dal prof. Amato Lamberti, docente di Sociologia della devianza e della criminalità. Insieme hanno dato vita all’Osservatorio sulla disorganizzazione sociale e il comportamento deviante nell’area metropolitana, denominato “View for change”. Il bullismo, gli assalti alle scuole, i borseggi, le rapine, gli atti di violenza, le conseguenze che queste azioni generano nel soggetto che le subisce, le vite vissute ai limiti dell’illegalità. Sono questi i complessi argomenti che l’Osservatorio si appresta a trattare.
“Ogni mese, verranno passati in rassegna tutti i reati commessi a Napoli e provincia riportati dai giornali – ci spiega il prof. Lamberti – Seguirà un lavoro di analisi e riflessione. In secondo momento, ci si occuperà delle indagini di vittimizzazione: tramite interviste telefoniche ad un campione casuale di circa duemila soggetti (questo è il numero necessario per ottenere un buon grado di attendibilità dei risultati), riusciremo ad ottenere un quadro della situazione su violenze, scippi e atti criminosi verificatesi negli ultimi tre anni. Verrà chiesto alla popolazione campionaria in quali occasioni hanno denunciato le violenze o magari se hanno preferito non rivolgersi affatto alle forze dell’ordine; quali conseguenze ha comportato, a livello economico e psicologico, subire per più di una volta il furto, per esempio, del cellulare e via dicendo… Per analizzare le dinamiche di particolari situazioni, si potrebbe procedere con interviste in profondità, quando disporremo magari di risorse finanziarie”. Un progetto lodevole che, appena partito, presuppone un grande impegno da parte degli studenti i quali, purtroppo, si scontrano continuamente con gli spazi ristretti della Facoltà di Sociologia. Spazi che non permettono di assegnare una sede fissa all’Osservatorio e disponibilità economiche che non consentono loro di avere una stampante, tant’è vero che stampano i documenti di cui hanno bisogno nello studio di Lamberti.
La lotta al degrado e alla criminalità è sempre stato uno dei capisaldi di questi studenti. La scintilla che ha sensibilizzato anche le matricole inculcando in loro un senso di responsabilità e dovere, è stata la lettera del Consiglio degli studenti d’Ateneo contro la camorra, letta lo scorso 15 novembre in tutte le Facoltà del Federico II. Ascoltiamo dalle parole di Federica, studentessa di Sociologia al primo anno, cosa è cambiato in lei da quella data e cosa la spinge a rimanere in Facoltà fino al tardo pomeriggio, pur abitando a Maddaloni. “Ero al corso di Psicologia sociale – racconta – quando Michele Langella, rappresentante degli studenti, è entrato in aula per diffondere il documento anti-camorra. L’ha letto con una tale enfasi da scatenare un dibattito, tutti noi ci siamo chiesti quale potesse essere il modo giusto di agire per cambiare in positivo gli ambienti in cui viviamo. Da ciò è nato ‘LABAdS’, Laboratorio Anticamorra di Sociologia. Questo è stato il primo passo ideato da noi matricole. Adesso, con la nascita di ‘View for change’, pensiamo di collaborare unendoci in un solo organo”. Diversi membri dell’Osservatorio ci dicono di aver conosciuto il prof. Lamberti all’esterno delle mura universitarie. “Ho avuto modo di conoscerlo ad un’iniziativa in cui si parlava di legalità – ci spiega Domenico Caiazza, studente al terzo anno, proveniente da Arzano – Dunque, quando ho saputo dell’Osservatorio, non ho potuto che farne parte visto che mi scontro da sempre con una realtà in cui vige il degrado”. Della stessa opinione è Mariangela Migliaro, studentessa impegnata da anni nel sociale, che aggiunge: “L’Osservatorio sarà, per me e per tutti coloro che ne fanno parte, un grande lavoro sul campo”. Rosario Palomba, ventenne, esprime la sua voglia di muoversi concretamente: “Napoli è sempre sulle prime pagine dei giornali per i risaputi episodi di violenza tra bande rivali e i vari atti di camorra. A mio avviso, spesso c’è un’enfasi esasperata da parte dei giornali. Anche se mi rendo conto che questa è la realtà che ci circonda, una realtà che va assolutamente cambiata”. Carmine Granato, laureando in Sociologia e già assistente socio-sanitario, afferma: “c’è bisogno di una rivoluzione, secondo me, della cultura popolare che si basa su un diffuso concetto di ‘antistato’”. Dalle parole dei ragazzi, si evince una forte determinazione e la voglia di contribuire a cambiare, almeno in parte, quello che definiscono “un sistema corrotto”. “Guardare per cambiare” (view for change) quindi vuole essere non solo uno slogan ma l’inizio di una svolta.
Maddalena Esposito
“Ogni mese, verranno passati in rassegna tutti i reati commessi a Napoli e provincia riportati dai giornali – ci spiega il prof. Lamberti – Seguirà un lavoro di analisi e riflessione. In secondo momento, ci si occuperà delle indagini di vittimizzazione: tramite interviste telefoniche ad un campione casuale di circa duemila soggetti (questo è il numero necessario per ottenere un buon grado di attendibilità dei risultati), riusciremo ad ottenere un quadro della situazione su violenze, scippi e atti criminosi verificatesi negli ultimi tre anni. Verrà chiesto alla popolazione campionaria in quali occasioni hanno denunciato le violenze o magari se hanno preferito non rivolgersi affatto alle forze dell’ordine; quali conseguenze ha comportato, a livello economico e psicologico, subire per più di una volta il furto, per esempio, del cellulare e via dicendo… Per analizzare le dinamiche di particolari situazioni, si potrebbe procedere con interviste in profondità, quando disporremo magari di risorse finanziarie”. Un progetto lodevole che, appena partito, presuppone un grande impegno da parte degli studenti i quali, purtroppo, si scontrano continuamente con gli spazi ristretti della Facoltà di Sociologia. Spazi che non permettono di assegnare una sede fissa all’Osservatorio e disponibilità economiche che non consentono loro di avere una stampante, tant’è vero che stampano i documenti di cui hanno bisogno nello studio di Lamberti.
La lotta al degrado e alla criminalità è sempre stato uno dei capisaldi di questi studenti. La scintilla che ha sensibilizzato anche le matricole inculcando in loro un senso di responsabilità e dovere, è stata la lettera del Consiglio degli studenti d’Ateneo contro la camorra, letta lo scorso 15 novembre in tutte le Facoltà del Federico II. Ascoltiamo dalle parole di Federica, studentessa di Sociologia al primo anno, cosa è cambiato in lei da quella data e cosa la spinge a rimanere in Facoltà fino al tardo pomeriggio, pur abitando a Maddaloni. “Ero al corso di Psicologia sociale – racconta – quando Michele Langella, rappresentante degli studenti, è entrato in aula per diffondere il documento anti-camorra. L’ha letto con una tale enfasi da scatenare un dibattito, tutti noi ci siamo chiesti quale potesse essere il modo giusto di agire per cambiare in positivo gli ambienti in cui viviamo. Da ciò è nato ‘LABAdS’, Laboratorio Anticamorra di Sociologia. Questo è stato il primo passo ideato da noi matricole. Adesso, con la nascita di ‘View for change’, pensiamo di collaborare unendoci in un solo organo”. Diversi membri dell’Osservatorio ci dicono di aver conosciuto il prof. Lamberti all’esterno delle mura universitarie. “Ho avuto modo di conoscerlo ad un’iniziativa in cui si parlava di legalità – ci spiega Domenico Caiazza, studente al terzo anno, proveniente da Arzano – Dunque, quando ho saputo dell’Osservatorio, non ho potuto che farne parte visto che mi scontro da sempre con una realtà in cui vige il degrado”. Della stessa opinione è Mariangela Migliaro, studentessa impegnata da anni nel sociale, che aggiunge: “L’Osservatorio sarà, per me e per tutti coloro che ne fanno parte, un grande lavoro sul campo”. Rosario Palomba, ventenne, esprime la sua voglia di muoversi concretamente: “Napoli è sempre sulle prime pagine dei giornali per i risaputi episodi di violenza tra bande rivali e i vari atti di camorra. A mio avviso, spesso c’è un’enfasi esasperata da parte dei giornali. Anche se mi rendo conto che questa è la realtà che ci circonda, una realtà che va assolutamente cambiata”. Carmine Granato, laureando in Sociologia e già assistente socio-sanitario, afferma: “c’è bisogno di una rivoluzione, secondo me, della cultura popolare che si basa su un diffuso concetto di ‘antistato’”. Dalle parole dei ragazzi, si evince una forte determinazione e la voglia di contribuire a cambiare, almeno in parte, quello che definiscono “un sistema corrotto”. “Guardare per cambiare” (view for change) quindi vuole essere non solo uno slogan ma l’inizio di una svolta.
Maddalena Esposito