“Medicina: una Facoltà che ti cambia la vita”

“Ci siamo resi conto che quando gli ammalati ci vedono in camice bianco, per loro diventiamo un punto di riferimento. – afferma Sissi Bevilacqua – Anche se li preghiamo di non chiederci nulla perché siamo solo studenti.  Possiamo fare poco o nulla per loro, eppure ci fanno sentire importanti”. Per gli studenti di Medicina la scelta dell’oggetto dei propri studi non è dettata semplicemente dal fatto che piace la materia, ma è determinata da una passione forte. “Senti che puoi dare un aiuto agli altri. E’ uno stile di vita. – spiega Sissi – Tra coloro che seguono i corsi di Giurisprudenza o economia è ad esempio possibile trovare qualcuno che sogni di fare altro… l’attore, il cantante. Noi, invece, quando indossiamo il camice bianco sentiamo che il nostro sogno si sta avverando”. Per adesso le aspettative degli studenti non sono deluse, nonostante i sacrifici. Nelle Asl, al Pronto Soccorso, però, la vita del medico potrebbe essere diversa da quella che loro immaginano. “E’ molto molto dura ma è una cosa che nessuno ti può imporre. – osserva Tania Ferro – Ti può capitare che la notte di Natale debba essere presente ad un’operazione: lì se non c’è la passione non vai avanti”. “Ciò che scoraggia i più per noi diventa uno stimolo a dare il nostro apporto. – prosegue Sissi – Quando vediamo un’ambulanza, ad esempio, non diciamo “Oddio!” o tocchiamo ferro, ma ci chiediamo cosa sarà successo. E’ un approccio diverso”.
Iscriversi a Medicina significa prevedere un lunghissimo percorso di studi, quale è il segreto per essere in regola con gli esami? “Non abbiamo esami complementari. Sono tutti obbligatori. – risponde Tania – Il nostro piano di studi è stabilito ed è giusto che sia così. Non possiamo scegliere di studiare alcune cose e tralasciarne altre perché un laureato in Medicina deve sapere fare un po’ di tutto”.
I programmi di esame sono lunghi e non sono riassumibili: c’è poco da sintetizzare quando, ad esempio, bisogna memorizzare le strutture anatomiche. Ed oltre ad apprendere la teoria, gli studenti devono darsi da fare anche con la pratica. “Nel corso del terzo anno abbiamo già iniziato ad andare nei reparti, l’anno prossimo con l’internato cominceremo a farci un’idea di quale strada ci piacerebbe proseguire per la specializzazione” racconta Tania che ha già scoperto una passione per la chirurgia addominale: “Non si può spiegare perché ti piace una cosa anziché un’altra. Ad un tratto scopri un’affinità”. Un’affinità con un addome squarciato…? “Dopo un po’ che studi quelle cose, impari a non vederlo più come il ventre di una persona ma come una struttura, altrimenti non potresti mai operare”. “Quando vedo un organo dal vivo la mia mente si riferisce alla teoria che ho studiato dal libro – interviene Sissi che invece sogna di proseguire gli studi di Cardiologia – Questo è il motivo per cui non puoi operare un parente, perché è impossibile ridurlo ad una struttura”. “Il primo anno di Università è tragico – commenta Tania – Ti senti una nullità, guardi i camici bianchi e ti chiedi: ma io quando ci arriverò? Poi invece pian piano ci si abitua”.
Per Sonia Di Palma la vita dello studente di Medicina è molto stancante. “Non c’è più modo di coltivare gli amici, gli hobby. Tutti i pomeriggi sono dedicati all’Attività Didattica Elettiva (ADE), che permette di accumulare crediti seguendo dei seminari. La stanchezza è tale che pur di tenere gli occhi aperti prendiamo in continuazione caffè. Siamo diventate tutte caffeinomani. E pensare che prima di venire all’Università non l’avevo mai bevuto…”
Gli studenti si lamentano che le aule studio a loro disposizione sono insufficienti mentre apprezzano la nuova aula multimediale, utilissima soprattutto per i fuori sede che hanno bisogno di fare una ricerca o controllare la posta. “Certo, ci vorrebbero tanti piccoli spazietti per studiare in tranquillità nei ritagli di tempo” afferma Chiara Forni che proviene dal liceo linguistico e vorrebbe fare l’Erasmus. Sonia invece ritiene che la Facoltà sia già abbastanza pesante senza andare all’estero e che perciò a vedere il mondo ci andrà in vacanza dopo la laurea. “Macché – interviene Chiara – i professori ci hanno avvertito che per goderci una vacanza dovremo aspettare sino alla pensione!”. 
Cosa consigliate dunque ai vostri futuri colleghi?
“Che cambiassero idea! – rispondono in coro ridendo – Si preparassero ad una vita di sacrifici, a declinare gli inviti al mare nelle giornate afose di luglio e… si fidanzassero prima, perché dopo non c’è più tempo!”. “No! – reclama Sonia – Altrimenti il ragazzo le lascia! Chi non frequenta questa Facoltà non riesce proprio a capire quanto ti assorbe e quanto ti cambia la vita”.
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