Michelangelo Russo candidato

Si voterà il 5 dicembre ad Architettura per scegliere il successore del prof. Mario Losasso – reduce da un doppio mandato e come tale non più ricandidabile – alla guida del Dipartimento di Architettura. Ad oggi l’unico docente che ha avanzato pubblicamente la sua candidatura, nel corso di una riunione che si è svolta alcune settimane fa e durante la quale si è aperto anche un dibattito su problemi e prospettive del Dipartimento, è stato Michelangelo Russo. Napoletano, 53 anni, laurea in Architettura alla Federico II nel 1989, insegna Urbanistica. Nelle prossime settimane, naturalmente, potrebbero farsi avanti altri papabili e, in teoria, ad inizio dicembre potrebbe anche essere eletto qualcuno che non abbia mai ufficializzato la sua candidatura, ma, se si dà credito alle indiscrezioni che circolano in questi giorni, il nome di Russo parrebbe capace di unire gran parte dei vari settori disciplinari ai quali appartengono i docenti ed i ricercatori. 
Ad inizio settembre, intanto, si sono svolte le prove per accedere ai Corsi di Laurea in Architettura Magistrale, Ingegneria Edile – Architettura e Scienze dell’Architettura. Per tutti e tre il dato evidente è che si è avuta una contrazione dei candidati. Nello specifico, si sono iscritti alla prova per Architettura quinquennale 327 studenti. Un anno fa erano stati 406. Gli aspiranti immatricolati ad Ingegneria Edile – Architettura quest’anno erano 38, la metà rispetto al 2017/2018. In calo pure Scienze dell’architettura, che è passata da 237 iscritti al test selettivo di un anno fa ai 179 di quest’anno. Risultato di questa situazione è che nessuno tra coloro i quali ambivano ad intraprendere gli studi in Architettura resterà deluso. Quelli, infatti, che non saranno ammessi alla Magistrale, dove il numero di posti disponibile era leggermente inferiore ai candidati alla prova, potranno fare rotta su Scienze dell’architettura, dove ci sono stati meno partecipanti al test che posti in palio. “Risentiamo – commenta il Direttore Losasso – di un dato nazionale che riguarda tutti i Dipartimenti di Architettura. Nel 2012, complessivamente, le domande per partecipare ai test di accesso nelle varie sedi italiane erano state ventimila. Quest’anno ne abbiamo avute settemila. In questo quadro, noi della Federico II reggiamo rispetto ad altre realtà”. Ma quali sono, secondo il prof. Losasso, i motivi di questa tendenza alla diminuzione dell’interesse dei diplomati verso Architettura? “È un tema serio – risponde – e ne abbiamo parlato già ad inizio settembre nella Giunta di Dipartimento. Sarà anche al centro di un incontro della Conferenza di Architettura che riunirà rappresentanti delle diverse sedi italiane. La mia opinione è che il mercato sia arrivato ad un punto di saturazione relativamente alla figura dell’architetto convenzionale. Certo non scomparirà, ma ad essa si affiancheranno nuove professionalità. La scommessa per i Dipartimenti di Architettura sarà quella di proporre percorsi didattici capaci di formare anche queste figure, oltre all’architetto convenzionale, che certamente continuerà a svolgere un suo ruolo ed una sua funzione”. In quest’ottica, anticipa il prof. Losasso, il Dipartimento federiciano sta proponendo “la trasformazione del Corso Triennale di Pianificazione in un Corso di Laurea sulle reti territoriali e sullo sviluppo sostenibile, sulla governance. Questo per costruire una figura più aggiornata ed indirizzata agi scenari internazionali. Anche per Design in lingua inglese abbiamo proposto un curriculum in Digital. Ci puntiamo. Naturalmente mantenendo il curriculum legato ad esperienza di realizzazione fisica del design”. 
A pochi mesi dal passaggio del testimone di Direttore del Dipartimento, per il prof. Losasso è anche il momento dei bilanci. Ateneapoli lo interroga a questo riguardo. Lui si schermisce – “ci sarà tempo ed è meglio riparlarne più in là” – ma anticipa che è più che soddisfatto dell’esperienza vissuta. “Quando ho iniziato il mandato, Architettura della Federico II era al ventiquattresimo posto nella graduatoria dei Dipartimenti italiani. Ora siamo tredicesimi. In questi anni c’è stata, inoltre, una quantità di immissioni e passaggi di carriera. Siamo riusciti, ancora, ad ampliare ed armonizzare l’offerta formativa”.
Fabrizio Geremicca
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