Mustilli e Paolisso candidati

Paolisso. Un “manager della cultura”
Una candidatura, quella del prof. Paolisso che nasce“Dalla profonda esperienza e conoscenza di tutto il management istituzionale e amministrativo dell’Ateneo. Sono stato Direttore di Dipartimento, Presidente di Corso di Laurea e Preside di Facoltà, ho relazioni con il Ministero della Salute e dell’Università, sono stato Coordinatore dell’Anvur per la valutazione di tutti i prodotti della medicina generale specialistica e, naturalmente, sono impegnato sulla didattica e nella ricerca. Credo di potermi abbastanza orientare nei diversi campi del sapere e nel management dell’Ateneo. Non credo, però, che l’Ateneo sia una un’azienda né che vada trattato come tale, per cui il bilancio non è un obiettivo ma uno strumento per creare cultura”. 
Oggi, però, le Università sono costrette ad adottare una gestione sempre più aziendale con decisioni manageriali.
“Il manager è una persona che porta i risultati in tempi utili, io ho dimostrato molte volte di saperlo fare in campi diversi. La questione è che intendo fare il manager della cultura, che ha sostanziali differenze rispetto al manager di una azienda. L’azienda Università deve produrre cultura e non benefici economici. Criteri troppo aziendalistici sono rischiosi, soprattutto per le ex Facoltà, considerate falsamente come passive e che invece possono essere alla base di un progetto di rilancio di Ateneo”. 
Ma in alcuni casi bisogna comunque intervenire.
“La nostra è una Università generalista con pari dignità, nessuno può essere considerato passivo o attivo ma tutti svolgono un ruolo centrale affinché l’Ateneo vada avanti. Chiaramente bisogna trovare gli equilibri e le priorità. Non si può dare tutto a tutti a pioggia, perché in questo momento sarebbe a danno dell’Ateneo e non un beneficio”.
Quali macro interventi ipotizza in caso di elezione?
“Costituiti i nuovi Dipartimenti e abolite le Facoltà, l’Ateneo va ora diviso in tre grandi aree: medica, scienze tecnologiche e giuridica, umanistica e linguistica. 
Ma la questione più importante da risolvere ha un nome e cognome: Policlinico di Caserta. É uno dei punti principali del mio programma. Tutta l’area medica dell’Ateneo crede fortemente nel Policlinico di Caserta, dove intendiamo trasferirci al più presto possibile, con tutte le Cliniche, per attivarlo nella sua totalità. Il passaggio è strettamente legato a due punti fondamentali: la nascita di una joint venture culturale con tutti coloro che in qualche modo possono partecipare alla ricerca biomedica (un Polo di Ricerca a cui tutti, da Ingegneria a Lettere, potranno partecipare); un legame forte con il sistema sanitario regionale, per cui bisogna trovare un equilibrio con l’ospedale di Caserta, solo così potrà essere funzionale”. 
Pensa di intervenire anche sull’offerta formativa?
“Per non rischiare l’anonimato si può e si deve dar vita a qualcosa di diverso da ciò che è presente nella nostra regione optando su riferimenti e solidi legami con il territorio casertano. È chiaro che non potremo cambiare i percorsi già attivi a Medicina o Ingegneria, ma si potrebbe lavorare sui beni culturali, il turismo, l’ambiente e l’alimentazione, per esempio. Riformare e potenziare la didattica significa maggior appeal per gli studenti”. 
In quanto tempo si realizzano queste cose?
“Va fatto in tempi strettissimi, già dal prossimo anno accademico, ed il messaggio bisogna farlo arrivare in maniera significativa in tutte le famiglie della regione Campania, anche attraverso la massima penetrazione sui media. Per questa attività vorrei mettere su una squadra per gestire il rapporto con la stampa. Dobbiamo migliorare nella selezione delle notizie e nell’aspetto comunicativo per evidenziare le cose positive al posto giusto nel momento giusto”.
Quali altre innovazioni ha in cantiere?
“L’attivazione e potenziamento della formazione a distanza, che al momento non abbiamo e che invece va attuata sia per i Corsi di Laurea che per i Corsi integrati. É di grande interesse per attrarre iscrizioni, soprattutto gli studenti lavoratori. Si tratta di uno strumento che può metterci in competizione anche con le Università Telematiche, con il valore aggiunto della qualità degli insegnamenti certificati. Abbiamo all’interno dell’Ateneo informatici di altissimo livello in grado di realizzare e gestire una piattaforma di e-learning. Anche in questo caso i tempi di realizzazione saranno brevi, in quanto dispongono già di un sistema web molto performante. Questo è il futuro, la giusta combinazione tra didattica tradizionale e didattica a distanza”.
Anche la Seconda Università, come gli altri Atenei generalisti, sente molto il peso della burocrazia che limita l’operatività. Come pensa di intervenire?
“L’Università in questi anni è cambiata e va aggiornata anche la struttura amministrativa. L’obiettivo è la ristrutturazione ed il potenziamento dell’amministrazione centrale e periferica per essere più veloci ed operativi. Uno dei primi passi potrebbe essere la dematerializzazione di tutti gli atti amministrativi”. 
Come sarà composta la sua squadra?
“Sono abituato alle deleghe. Se dovessi essere eletto, formerò una squadra equilibrata a seconda dei ruoli, ma legata al fare, al compimento delle azioni. Escludo deleghe in bianco senza scadenze, perché bisogna portare a casa il risultato nel minor tempo possibile e questo può accadere solo grazie ai criteri di competenza. Sarà difficile che dell’edilizia se ne occuperà un medico o della medicina un economista”. 
L’assenza di residenze crea non pochi problemi nell’attrazione di studenti e docenti. Qual è la sua ricetta?
“É vero, la nostra attrattività in entrata è deficitaria perché non disponiamo di residenze. Dobbiamo assolutamente risolvere questa carenza realizzandole rapidamente soprattutto a Capua e Santa Maria Capua Vetere, dove c’è anche una sofferenza di collegamenti con i mezzi pubblici”.
Ma questo significa grossi investimenti. Ci sono fondi disponibili?
“Non intendo incidere sul bilancio di Ateneo. Una soluzione potrebbero essere i PON strutturali o fondi dedicati del Miur, ma eventualmente anche accendendo mutui a tasso agevolato. Potenziare l’internazionalizzazione significa anche avere benefici nell’assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario”. 
Per le Università è sempre più necessario attivarsi per reperire fondi. Cosa pensa di fare?
“Gli Atenei da un lato dispongono di fondi dell’FFO legati a determinati parametri su cui possiamo agire migliorando le performance della didattica e della ricerca e migliorando la qualità delle valutazioni. In aggiunta, quello che realisticamente possiamo fare in tempi stretti è cercare di attrarre fondi per la ricerca, di cui in parte ne benefici anche l’Ateneo. Un esempio su tutti è Horizon 2020, dove tutti i settori dell’Ateneo possono accedere creando sistema con il mondo delle imprese. Sono azioni che mettono in moto un circolo virtuoso positivo”.
Non tutti hanno però la possibilità, il tempo o la capacità di elaborare progetti così complessi.
“Per rendere più semplice l’accesso ai bandi, costituirò una sorta di Consiglio Scientifico di Ateneo, composto da professori e amministrativi, adeguatamente formati sull’argomento, una ‘squadra speciale’ che lavorerà per incanalare tutte le forze verso il miglior utilizzo possibile delle risorse umane, finalizzato all’attrazione di risorse finanziarie”. 
Passiamo all’edilizia. Su quali strutture pensa di intervenire ed in che modo?
“La madre di tutti i problemi dell’edilizia è il Policlinico di Caserta, dove ci adopereremo per ottenere il miglior risultato possibile. 
Altre criticità sono il Corpo B di viale Ellittico per venire incontro alle esigenze di Psicologia, che in questo momento è in grande sofferenza perché costretta in aule che non sono appropriate ai suoi numeri; a Santa Maria va ristrutturato il Convento di San Francesco per Lettere e a Scienze del Farmaco bisogna intervenire dal punto di vista qualitativo e quantitativo sui laboratori. Ovviamente seguirò anche il processo della ristrutturazione di Ingegneria alla luce dei finanziamenti già assegnati. Poi va realizzato un generale potenziamento delle biblioteche, in particolare per la ricerca delle fonti, che ritengo importantissima dal punto di vista letterario”. 
(g.v.)
- Advertisement -




Articoli Correlati