No alla centralità del docente

La riforma universitaria come promotrice dello sviluppo dell’Italia, ed in particolare del Mezzogiorno, della sua sete di lavoro, l’attuazione dell’autonomia didattica, l’interpretazione di alcuni suoi articoli, sono alcuni degli argomenti nevralgici affrontati con intelligenza e efficacia nell’intervento di Vincenzo Maria Falcione rappresentante degli studenti in Senato Accademico. “Gli studenti non vogliono la centralità dell’allievo- dice Falcione- auspicano invece la fine dell’attuale centralità del docente, a favore di un rapporto formativo docente-studente, caratterizzato da biunivocità e reciprocità, un rapporto costituito da due termini docente e allievo, con ruoli non separabili e non contrapponibili, ma distinti e complementari”. Ma la centralità della relazione docente-studente, la buona didattica sono da considerarsi condizioni necessarie ma non sufficienti a garantire l’efficienza e l’efficacia dell’apprendimento, da qui lo spunto per porsi e porre delle domande per interpretare il primo comma dell’art. 6 del Regolamento in materia di autonomia didattica degli atenei: “quest’articolo va interpretato alla luce del concetto di selezione o di significatività dell’apprendimento?”. E ancora “gli obblighi formativi aggiuntivi, citati nell’articolo rappresentano un servizio offerto agli studenti per colmare i vuoti conoscitivi, senza mai diventare uno strumento che limiti agli studenti l’accesso alle università?” chiede Falcione. 
“A mio parere il Ministro, con il suo intervento non ha dato risposta alle preoccupazioni espresse nell’intervento di Falcione, sull’eventualità di limitare la possibilità di accesso alle università, e su alcuni aspetti come il sistema dei crediti- nota al margine dell’incontro Angelo Puggillo rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione. “Il Ministro nel suo intervento ha detto molte cose interessanti sul bisogno di crescita e sviluppo della ricerca in Italia, bisogni reali ma stranamente non ha fatto alcun accenno al mondo del lavoro- sottolinea Massimiliano Gambardella rappresentante nel Consiglio degli Studenti- poiché l’aspirazione di chi frequenta l’università è quella di essere immesso nel mondo del lavoro”, e ancora delusione per “l’interpretazione che il Ministro ha dato all’intervento del nostro rappresentante, non ci ha risposto sul significato degli obblighi formativi, se rappresentano una selezione o uno strumento dato allo studente per colmare le lacune al fine di apprendere al meglio i contenuti universitari?”. Si ricollega alla prolusione del prof. Vinci, Nicola Varrone rappresentante nel Consiglio degli Studenti sottolineando che “il professore con il suo intervento ha centrato l’attuale situazione italiana dove, per lungo tempo, nell’economia hanno avuto maggior peso le grandi imprese a discapito delle medie e piccole, che meglio rappresentano la realtà del Mezzogiorno”.
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