PARLA NAPOLETANO IL NOBEL PER LA FISICA

Un percorso durato dieci anni, con i piedi per terra e la testa fra le nuvole. E ora il fisico partenopeo Antonio Perreca brinda al premio Nobel, conquistato dai padri fondatori del “team onde gravitazionali”. Le ‘vibrazioni’ dello spazio-tempo provocate dai fenomeni più violenti dell’universo, come collisioni di buchi neri o esplosioni di supernove, sono state scoperte a febbraio 2016 quando il team VIRGO (antenna europea) e il team LIGO (antenna statunitense) hanno potuto dimostrare la loro esistenza. Perreca è il fisico italiano che al momento della scoperta era in California, parte di quel team che ha captato le onde. “Il Nobel è andato agli ideatori della teoria che, negli anni 60, diedero avvio alle ricerche – spiega Perreca – Io, invece, svolgo il lavoro ‘sporco’, sin dall’inizio della mia carriera post universitaria mi dedico alla ricerca, lavoro alle macchine che captano le onde. Così lo scorso anno siamo arrivati ad un primo importante risultato, la scoperta è stata qualcosa di indescrivibile”. A distanza di 18 mesi arriva il Nobel per la Fisica: “L’emozione provata non può essere raccontata a parole, il mio team fa parte del gioco e so che è anche un pochino merito mio se è arrivata questa vittoria”. Laureato alla Federico II nel 2006 – a 32 anni “ma non ho mai pensato che fosse troppo tardi” – Antonio conclude il percorso con una tesi sulle onde gravitazionali,  in collaborazione con il progetto VIRGO. “Subito dopo la laurea ho svolto un dottorato in Inghilterra e successivamente sono stato chiamato a Trento come ricercatore, sempre nell’ambito delle onde per le antenne spaziali. Dopo 4 mesi vengo chiamato dall’Università di Syracuse (New York), stavano formando una nuova equipe di LIGO e volevano che io ne facessi parte”. Quattro anni di ricerca prima di approdare in California, a Caltech: “Qui c’è l’Istituto che gestisce tutto il pacchetto onde. Quando mi hanno proposto il lavoro, ho accettato entusiasta. Non mi ha spaventato l’idea di cambiare nuovamente vita. Da lì inizia un’altra storia, con la rivelazione delle onde gravitazionali”.
“Come preparazione non siamo secondi a nessuno”
Il percorso di Antonio sembra molto ‘cool’ per dirla all’americana. Tuttavia, il percorso di studi in Fisica non appare altrettanto attraente per i giovani. “Fisica ha un ruolo ancora troppo al di sotto delle sue reali potenzialità– commenta – Il Corso di Laurea è un po’ bistrattato, mi rendo conto però che la realtà della Federico II offre poca concretezza rispetto ad altri Paesi Europei. Da qui nasce l’incertezza per il futuro lavorativo”. Un aspetto, però, occorre sottolinearlo: “come preparazione non siamo da meno a nessuno”. Il fatto di essere poco concreti “comporta un dislivello fra forma mentis. Lo studente italiano quando viene in America per uno stage in genere ha maggiori difficoltà. Non perché poco preparato, ma perché poco abituato a stare sotto pressione. Gli studenti sono abituati a dare solo esami e non conoscono la pressione lavorativa. In America, invece, è tutto diverso. Nonostante io lavori da anni con LIGO, se non porto al team i risultati scientifici nel tempo richiesto, sono guai”. Per questo i ragazzi delle Università italiane hanno bisogno di un maggiore addestramento alla pratica: “Solo così possiamo essere competitivi e confrontarci con gli altri ad armi pari”. Da ottobre l’Università di Trento ha assunto il fisico Perreca come docente. Si ritorna in Italia. Fatti i bagagli e lasciata la California (“non per sempre, vado avanti e indietro perché comunque faccio parte del progetto Onde”), Antonio è pronto per questa nuova avventura. “Ho deciso di ritornare a Trento da professore associato nonché da ricercatore – spiega – Faccio esami, insegno ai ragazzi. Ma quello che mi ha convinto a rientrare è stata la possibilità offertami”. Ovvero, la costruzione di un Laboratorio ad hoc, da poter dirigere: “conducendo le fasi di uno studio sperimentale sulle onde gravitazionali. A Trento sono io il responsabile dello studio e, anche se so di avere meno fondi a disposizione, potrò svolgere la ricerca secondo le mie direttive”.
“La mia storia deve servire da incoraggiamento”
Da ex cameriere che lavorava per pagarsi gli studi: “Sono passato dall’essere il laureato più vecchio all’essere il docente più giovane (43 anni). La mia storia deve servire da monito ai ragazzi che ora studiano, deve servire da incoraggiamento per pensare: ce la posso fare, voglio questa cosa. Un piccolo granello di sale per dare speranza, nessuno può dire che siamo in ritardo. Molti mi dicevano di lasciare, che ero troppo vecchio, ma nel mio cuore sapevo che sarebbe arrivato qualcosa in più. In dodici anni la mia vita è completamente cambiata”. A questo punto il prof. Perreca cosa si aspetta dalla nuova strada da percorrere? “Spero di poter proseguire la mia attività in Italia proprio come faccio in America. Attualmente attendo che il Laboratorio finisca di essere costruito per iniziare le attività, ma certo non starò con le mani in mano. Andrò in California altri mesi per migliorare le mie conoscenze e, ovviamente, lavorare”. Così che “io possa, in futuro, rafforzare l’antenna ed il team italiano per metterlo in pari con quello oltreoceano”.
Susy Lubrano
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