La Facoltà di Economia è all’opera per rivedere i propri ordinamenti didattici. Obiettivi possibili: un maggiore numero di esami da dieci crediti, la riduzione a due percorsi –uno nell’area economica l’altro in quella aziendale- e un certo numero di lauree magistrali ben strutturate dal punto di vista professionale. “È preferibile ridurre il numero degli esami anche perché non c’è differenza tra un esame da cinque crediti ed uno da dieci” sostiene Simone Della Gatta, studente al secondo anno di Economia Aziendale, il Corso di Laurea con il maggior numero di iscritti della Facoltà. “La distribuzione delle aule è un problema. A volte seguiamo sulle scale e questo non consente di prestare l’attenzione necessaria alle lezione” aggiunge lo studente. I rappresentanti degli studenti, insieme ad alcuni docenti, si sono impegnati affinché fossero conservati gli appelli d’esame supplementari di novembre e aprile. Il prossimo mese gli studenti avranno a disposizione tre finestre distribuite lungo tutto l’arco del mese. “Finché saranno previsti 28 esami in tre anni, saranno necessarie tutte le date possibili per cercare di guadagnare tempo. Con l’organizzazione attuale è difficile restare in regola”. “Gli appelli di aprile sono fondamentali perché gli esami sono tantissimi. Diventa un’impresa sostenere tutte le prove solo a giugno e febbraio” afferma Angela Sambuca che aggiunge “non vedo l’urgenza di sostenere tanti esami da dieci crediti. Al corso di laurea in Imprese e Mercati (CLEIM) ne abbiamo già molti. Forse è meglio accorpare i Corsi e ridurre gli indirizzi perché con tante piccole differenze diventa difficile spiegare cosa studi esattamente”. Di diverso avviso, Giovanna Gargiulo, secondo anno di Economia Aziendale. La studentessa ritiene che l’articolazione in diversi Corsi garantisca la possibilità “di scegliere le materie che si preferiscono”. “Secondo me ci occorrerebbero due tipi di laurea magistrale: una generalista e una più specialistica per chi ha le idee chiare. Inoltre, non credo che avere degli esami più pesanti sia un bene. Un corso più semplice riduce il lavoro mnemonico e aumenta quello analitico”, l’opinione di Angela Nasti, secondo anno di Economia Aziendale. “A me piacerebbe avere la possibilità di scegliere un curriculum più specifico al terzo anno per essere poi perfettamente indirizzata nella specialistica. L’impostazione attuale è un fallimento e noi siamo sempre svantaggiati rispetto agli studenti europei” dice Vincenzo Carrano, terzo anno di Economia Aziendale. “Qualunque impostazione vorranno dare alla specialistica, sarà meglio di quella attuale. C’è disorganizzazione. I professori non conoscono bene i programmi; ci hanno dato dei testi specialistici ma i corsi non sono all’altezza, servono solo a colmare le lacune che ci trasciniamo dietro” riferisce Roberto, iscritto alla specialistica in Diritto dell’Economia. “Il Preside ci ha sempre riferito che limiti ministeriali riguardanti le classi, impedivano di rendere più specifiche le Specialistiche. Sembra strano che questi limiti non esistano più” obietta uno studente della Specialistica di Economia. “Questi limiti sono dei paraventi dietro i quali i singoli i docenti gestiscono un piccolo potere che permette loro di avere sempre un certo numero di studenti. Della didattica si occupano i Dipartimenti –quando, invece, sarebbe compito dei Corsi di laurea- nei quali non ci sono rappresentanti degli studenti. Fra un po’ partiranno anche i Master. Ma uno studente che deve seguire: il corso specialistico o il master?” conclude lo studente.
Simona Pasquale
Simona Pasquale