Poche ordinarie, solo 7 Rettrici

Napoli in quanto a parità di genere è pressoché in linea con gli altri Atenei. “Fino all’alta formazione, al dottorato, alle scuole di specializzazione, le donne rappresentano la maggioranza. Questo numero scende vertiginosamente quando si arriva alla carriera accademica. Tra gli RTD, i ricercatori di tipo A sono ancora a prevalenza femminile, i B a prevalenza maschile. Tra i docenti, la componente femminile è del 20%”, dice la prof.ssa Liccardo. Esistono due tipi di segregazione: “verticale, per cui le donne hanno difficoltà a raggiungere ruoli apicali. Poche docenti ordinarie, pochi incarichi istituzionali ad eccezione del Coordinamento dei Corsi. In Italia abbiamo solo sette Rettrici”. La segregazione orizzontale, invece, riguarda “le discipline, alcune delle quali più maschili, altre che si stanno femminilizzando. Ad Ingegneria Industriale le donne sono poche, lo stesso per Fisica, mentre il numero si stabilizza, ad esempio, per Biologia, ma come docenti associate e ancora non ordinarie”. Passiamo al personale tecnico amministrativo. La distinzione dei ruoli è piuttosto netta: “Le donne hanno la direzione degli uffici, ma gli uomini sono prevalenti sul lato tecnico – informatico. Quanto al tempo… le donne tendono al part time orizzontale, gli uomini al part time verticale”. E com’è la situazione degli studenti? Un esempio: “Medicina è fortemente femminilizzata nella formazione fino alla specializzazione, ma maschile quanto al ruolo accademico”. Ma perché accade questo? L’assenza di politiche di welfare non aiuta: “La donna arriva al dottorato tra i 25 e i 30 anni. In quella fase della sua vita entrano in gioco anche altre dinamiche e non è sostenuta nella piena conciliazione di vita privata e vita lavorativa. È un peccato perché sprechiamo risorse altamente formate e di qualità: la performance delle studentesse, a livello di voto di laurea e di media, è superiore a quella degli studenti sia per la Triennale che per la Magistrale o la laurea a ciclo unico. La riforma che ha introdotto il ricercatore a tempo determinato, prolungando di fatto il precariato, non è neutra in termini di genere perché impatta negativamente sulla vita di una donna, in una fase delicata in cui deve compiere anche altre scelte, molto più che su quella di uomo”.
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