“La Scuola è in buona salute”

2013-2019: sei anni di Scuola Politecnica e delle Scienze di Base.  L’occasione per condividere con colleghi, studenti e personale tecnico amministrativo un bilancio, tanto personale quanto tecnico, con dati alla mano, del lavoro portato avanti sin dalla fondazione della Scuola. “Sei anni sono sei anni. Alla fine del mio doppio mandato e nel momento in cui il Consiglio e la Governance si ridefiniscono, voglio condividere con voi elementi di informazione e di valutazione che saranno il punto di partenza su cui si baseranno le future strutture di governo e i futuri indirizzi”, dice il prof. Piero Salatino, Presidente uscente della Scuola, nell’aprire l’incontro il 27 novembre nell’aula Massimilla di Piazzale Tecchio.
La struttura. Attraverso una breve cronistoria della Scuola, Salatino mette in risalto una criticità: la difficoltà, talvolta, di condividere, dal vertice alla base, la totalità delle informazioni. Nel 2013 “la Scuola era un libro bianco da scrivere”. Nel tempo si è articolata in tre Collegi: “Architettura, Ingegneria e Scienze” e si sono costituite un certo numero di Consulte, quelle dei “Direttori di Dipartimento, Referenti didattici di Dipartimento, Coordinatori didattici dei Corsi di studio, Coordinatori dei Programmi di Dottorato di Ricerca e Coordinatori delle Commissioni Paritetiche”. Accanto a queste, su base volontaristica, sono nate altre Commissioni e gruppi di lavoro: “Referenti all’orientamento in ingresso, all’uscita/placement, all’outreach, al tutorato; Istruzioni per l’uso, Didattica Innovativa, Orari”.
Gli uffici e i fondi. Articolata anche l’organizzazione amministrativa della Scuola con sedi decentrate (da Monte Sant’Angelo a San Giovanni). Circa un milione di euro è la dotazione complessiva, circa 540 mila vanno ai Dipartimenti, la parte rimanente è nella disponibilità della Scuola per aspetti di interesse comune: “che comprende i contributi già a carico delle Facoltà, come le Biblioteche di Area o l’Orto Botanico, le spese legate agli aulari, alle aule di rappresentanza e degli spazi comuni e dotazioni per iniziative della Scuola”. L’aliquota affidata alla gestione dei Dipartimenti, invece, include una quota annuale fissa, una annuale commisurata all’impegno didattico e una  per iniziative speciali.
68 Corsi di Studio
L’offerta didattica. E qui un po’ di numeri. Con 31 Triennali, 35 Magistrali e 2 Lauree a ciclo unico, “abbiamo 68 Corsi di Studio. Eroghiamo 16.252 crediti formativi e 2311 moduli. Moduli, attenzione, non insegnamenti. A ciascuno di quei moduli sono collegati un nome e un cognome. In sei anni abbiamo avuto 36 modifiche di ordinamento e 168 modifiche di regolamento. 168 per 68 Corsi. Questo dimostra una grande vivacità”. Immatricolazioni (la slide mostrata fa riferimento al primo anno delle Lauree Magistrali dei tre Collegi): “La Scuola è in buona salute. Dopo una leggera contrazione dell’anno accademico 2013/2014, ci attestiamo sui 6000. C’è una leggera decrescita del numero degli iscritti totali, il che è positivo: vuol dire che il tempo di permanenza all’università è più breve”.
Il coordinamento didattico. “Cosa offre la Scuola a docenti e studenti? Procedure di attivazione e di accreditamento dei Corsi di studio, ottimizzazione della sostenibilità e dell’organizzazione didattica che si esplica in tre cose: elaborazione di calendari didattici e delle sedute di laurea, bilanciamento delle risorse didattiche e dei docenti di riferimento, suddivisione di corsi in canali e mutuazioni. Elaborazione di direttive e procedure di interesse comune. Gestione collegiale di risorse per la didattica, in relazione a fondi per la didattica, assegni di tutorato e collaborazioni studentesche”. Logistica e presidio degli aulari e delle dotazioni comuni: “In alcuni casi ci sono state operazioni particolari come l’apertura del Polo di San Giovanni che ha comportato una notevole revisione didattica del triennio di Ingegneria e la necessità di prendere decisioni complesse e, talvolta, impopolari”. Ad esempio, “la logica della suddivisione degli studenti per iniziale del cognome e l’unificazione del primo anno di corso nell’ambito di ogni Classe”. Gli aspetti positivi: “sicuramente l’unificazione dei primi anni  anche perché ha dato allo studente la possibilità di orientarsi meglio”.
Che senso ha la Scuola? La risposta è interdisciplinarietà, “una grande risorsa, una grande ricchezza”. Occhio all’ID, l’indice di interdisciplinarietà, coniato dal professore per l’occasione: “Nel 2013 era di 0,38, cioè mediamente il 38% della didattica veniva attinto all’esterno del proprio Dipartimento. Questo indice adesso è sceso a 0,30. Questo vuol dire che quel timore che nutrivamo che la dipartimentalizzazione della didattica rendesse più autarchica la produzione dell’offerta formativa, nonostante la presenza della Scuola che ha provato a vigilare, si è determinato. Credo che questa sia una perdita”.
La promozione della didattica interdisciplinare. Sono nati “Corsi di studio a vocazione interdisciplinare. Le Magistrali in Mathematical Engineering, Industrial Bioengineering, Data Science, la laurea professionalizzante in Meccatronica e la revisione a struttura interclasse di Ingegneria Biomedica. A livello più generale ci sono le doppie Lauree Magistrali interne, che spero saranno più praticate in futuro, e l’idea del semestre aperto che non ha trovato ancora una piena e generalizzata applicazione”. 
Regolarità degli studi. La Scuola non entra nel merito, lasciando ai singoli Corsi e ai singoli Dipartimenti la possibilità di fare autocritica. Tuttavia, sono state varate, e sono tuttora in corso, una serie di azioni a supporto di tale regolarità: “Revisione dell’architettura dei Corsi di studio, delle metodologie didattiche, degli obiettivi di apprendimento e dei contenuti degli insegnamenti, coordinamento didattico degli insegnamenti trasversali che è un parziale insuccesso. L’abbiamo fortemente stimolato, voluto, ma non ha prodotto ancora i risultati desiderati. Si registrano ancora significative difformità tra Corsi che insistono sulla medesima area disciplinare in funzione del docente, in funzione della metodologia didattica adottata. È un elemento su cui la Scuola ha posto molta attenzione, ma su cui bisognerà continuare a lavorare in futuro”. E ancora: la didattica MOOC e blended, l’orientamento in ingresso e il tutorato, regole chiare per gli esami di profitto e modalità di iscrizione alle Magistrali.
Identità, visibilità e comunicazione. “Il 28 febbraio 2013 si sono spenti i siti delle Facoltà. Un mese dopo avevamo il primo sito della Scuola che è ancora il suo entry point che ha registrato due milioni e cento mila accessi in sei anni. Abbiamo la nostra pagina Facebook, le brochure dei nostri Corsi, disponibili in formato pdf e cartaceo”.
Il regolamento
degli esami
Orientamento in ingresso. “È una delle attività su cui la Scuola si è spesa di più. Ogni anno inviamo alle scuole la nostra programmazione delle attività di orientamento in ingresso, in modo che sappiano cosa possiamo offrire loro. E ancora, visite presso le sedi, Univexpò. Abbiamo sperimentato Porte Aperte, divertente, faticoso, ma ormai è uno standard”.
Il sostegno all’esperienza studentesca. “Il famoso manuale delle istruzioni per l’uso. Un semplicissimo manualetto per gli studenti, soprattutto per gli immatricolandi, per muoversi in una realtà che può risultare ignota e, a volte, anche un po’ aggressiva. Tra le cose più semplici, che cos’è un credito, che cos’è un semestre, e cose un po’ più complicate come la presentazione dell’offerta formativa. Questo è accessibile sul sito”. E ancora: “Il regolamento degli esami di profitto, nato da una fortissima esigenza degli studenti. È stato materia dibattutissima, ci sono voluti quattro mesi per approvarlo. Ma è stato un grande elemento di civiltà nei confronti dei ragazzi. Nel tempo abbiamo avuto altre esigenze come quelle per gli studenti atleti, ne abbiamo di bravissimi”.
Orientamento in uscita e placement. “Ci ha aiutati il progetto Imparare l’imprenditorialità. I risultati sono stati circa 800 studenti alle attività di orientamento, oltre cento aziende e studi professionali coinvolti come soggetti ospitanti, quasi cento borse di tirocinio assegnate”. Poi ‘La Scuola incontra le imprese’: “100 aziende, oltre 200 posizioni aperte, 2500 candidature, oltre 200 colloqui sostenuti, circa 1000 studenti e laureati iscritti al portale dedicato. Abbiamo contribuito fattivamente all’iniziativa di Ateneo del 3 ottobre a Monte Sant’Angelo. Abbiamo avviato un processo sperabilmente irreversibile e che rappresentava un elemento di criticità da quel che rilevavamo dalle opinioni degli studenti che accedevano alle Magistrali. Le Magistrali federiciane erano meno interessanti perché si riteneva che non fossero adeguatamente spalleggiate da un’azione di orientamento in uscita e di job placement”.
Iniziative di divulgazione scientifica e outreach. “Siamo stati a Futuro Remoto. Negli ultimi anni, grazie all’intraprendenza dei fisici, siamo stati presenti alla Notte dei Ricercatori”.
Il futuro: “Credo sia quello di proseguire nella direzione delle cose fatte: interdisciplinarietà, regolarità degli studi. Si aggiunge l’internazionalizzazione, su cui abbiamo fatto poco”. Occorre “rafforzare il senso di comunità: mi piacerebbe vedere l’indice di interdisciplinarietà invertire la sua tendenza, un livello di attenzione ai servizi agli studenti e alla richiesta di opportunità che ci chiedono”. No al carattere episodico di questi fenomeni: “Questa macchina deve essere in grado di viaggiare da sola e non sulla spinta dei tanti eroici collaboratori a questo progetto. Molto importante è il consolidamento dell’assetto tecnico amministrativo dal punto di vista quantitativo e qualitativo perché deve consentirci di proceduralizzare e dare continuità ad una serie di cose che molto spesso hanno dovuto viaggiare sul volontarismo e sulla disponibilità e abnegazione dei singoli”. 
Carol Simeoli
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