Prime bocciature: “non farne un dramma”, basta “correggere il tiro”

Disabitudine allo studio, carenze di base che si possono far risalire addirittura alla scuola elementare e scarsa disponibilità verso il metodo ed il ragionamento. Ecco i problemi fondamentali, alla base delle difficoltà degli studenti, secondo alcuni docenti dei primi anni di Biologia. “La difficoltà principale è rappresentata dalla scarsa abitudine allo studio che porta i ragazzi non a ritenere gli argomenti come problemi da risolvere, ma come nozioni da imparare, magari a memoria, pronte da applicare. Altri, invece, rifiutano il metodo basato sul ragionamento. In generale, la differenza più evidente si nota fra chi segue e chi no. Quelli che seguono costantemente le lezioni, hanno quasi tutti una buona preparazione”, afferma il prof. Gustavo Avitabile, docente di Chimica al primo anno di Biologia Generale e Applicata. “Gli esami sono ancora in corso, è difficile fare già un bilancio. La prima seduta è andata abbastanza bene, ma è anche vero che al primissimo appello si presentano i ragazzi maggiormente motivati – sostiene il prof. Maurizio Gentile, docente di Matematica al primo anno di Biologia Generale e Applicata – La mia disciplina soffre sicuramente delle carenze nella formazione del passato e gli studenti, anche se provengono dal liceo scientifico, mostrano lacune relative all’Algebra di base, che risalgono addirittura alla scuola elementare. Se dovessi dare un consiglio, incoraggerei i ragazzi ad approfittare del migliorato rapporto numerico raggiunto in seguito all’introduzione del numero programmato ed a contattare più frequentemente i docenti, durante le lezioni, appena ci si accorge di avere dei punti di debolezza e non aspettare di essere bocciati. Talvolta, gli studenti tendono ad essere un po’ passivi”. E se, per inesperienza o insufficiente preparazione, si viene bocciati ad un esame fondamentale, come bisogna gestire il trauma? “Il primo suggerimento è di non farne un dramma. Si tratta solo di un preappello, conviene riprovare al primo appello disponibile della sessione estiva. Solo dopo i primi due semestri si può trarre un reale bilancio sulla propria capacità di seguire la velocità del corso. Se ci si accorge di non riuscire a tenere il passo, meglio preventivare un anno di università in più, ma non rinunciare a dare gli esami nell’ordine previsto”, consiglia il prof. Avitabile. “Potrebbe trattarsi di un incidente di percorso che capita a tutti e allora basta correggere un po’ il tiro. Se, invece, dipende dalla formazione pregressa, allora i corsi di tutorato che organizza la Facoltà possono essere uno strumento prezioso per rimettersi in carreggiata”, aggiunge il prof. Gentile.
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