Professore Emerito il farmacologo ed ex Rettore Francesco Rossi

“La mia vita è stata dedicata tutta all’Università”: sono le prime parole che pronuncia il prof. Francesco Rossi quando gli chiediamo un commento sul riconoscimento di Professore Emerito attribuitogli dal Ministero. Parla dall’alto dei suoi 71 anni e dei suoi 44 anni di carriera, ricordando come la sua attività accademica sia iniziata nei primi anni ’70, a soli 24 anni, con l’incarico di assistente ordinario di Farmacologia alla Federico II: “Era la Scuola di Leonardo Donatelli e di Emilio Marmo, che sono stati i miei Maestri e che mi hanno portato a scoprire il mondo dell’università e della farmacologia napoletana. Se non fosse stato per loro non sarei qui. Ho svolto anche un breve periodo di attività clinica al Santobono dopo la laurea”. Ma è con i nomi che hanno fatto la storia della Farmacologia che il prof. Rossi trova il suo naturale interesse e nel ’75 arriva a ricoprire l’incarico di assistente ordinario, nell’82 quello di professore associato e nel ’90 quello di ordinario. “Proprio nel ’90 morirono i miei due Maestri e fu un grande dolore per me. Non mi trovai solo, però. Ero con tutti quei colleghi con cui ho costruito una delle più importanti farmacologie d’Italia, passando per la nascita della Seconda Università, nel 1992, con l’allora Rettore Tonino Grella”.
Ricordiamo che il prof. Rossi è stato Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia alla SUN, Preside della Facoltà di Medicina e poi, dal 2006, Rettore dell’odierna Università Vanvitelli. “Ho vissuto tanti passaggi e tanti cambiamenti. Ricordo, ad esempio, quando c’erano le Facoltà e di come queste rappresentassero un luogo di confronto, di aggregazione e di condivisione: ruolo che i Dipartimenti non riescono ad avere”. Altro momento cruciale “per la nostra giovane università”: l’inaugurazione di Sant’Andrea delle Dame, “dopo la ristrutturazione in occasione della nascita del nuovo Ateneo”.
Un rammarico ed un auspicio, invece, va oggi verso il Policlinico di Caserta: “Mi auguro vivamente che possano riprendere presto i lavori, perché questa rappresenta un’opportunità importante per i nostri studenti. La città di Napoli e il suo Centro Storico sono ormai troppo congestionati e non possono più ospitare una zona universitaria. Il mio augurio, inoltre, è anche che il Ministro Fioramonti possa avere maggiore attenzione per gli atenei del Sud, dove ci sono tante eccellenze che vanno avanti tra immani sforzi. I nostri Atenei sono già penalizzati da un tessuto economico poco vivace, e le riforme degli ultimi governi non ci hanno aiutato: ricordo le rimostranze portate avanti alla CRUI all’epoca della Gelmini”. Il pensiero del prof. Rossi è sempre rivolto ai giovani: “ai quali va dato maggiore spazio e maggiori risorse. I nostri studenti hanno un’ottima formazione, hanno un grande bagaglio di competenze che sono molto apprezzate quando vanno fuori, ma bisogna fare in modo che possano fare ricerca e lavorare nel proprio Paese. Devo dire che in Regione, e devo ringraziare per questo il Governatore De Luca, si è creato un buon sistema di collaborazione, con una buona politica del farmaco e una buona rete tra i direttori generali che ha portato al bando di diversi concorsi”.
Ora le attività del prof. Rossi sono divise tra l’Università Vanvitelli e il Campus biomedico – Clinical Innovation Office di Roma, un Centro Integrato di Ricerca Interdipartimentale che si occupa della promozione e della gestione delle attività di ricerca e delle collaborazioni scientifiche. “Il progetto di una struttura per potenziare la ricerca clinica è sempre stato nei miei pensieri e il Campus biomedico realizzato anche grazie al Rettore Raffaele Calabrò, esimio cardiologo, rappresenta un esempio di innovazione nella ricerca clinica al quale sono onorato di partecipare fornendo la mia esperienza. Stiamo promuovendo incontri con gruppi industriali e di ricerca internazionale, perché tra gli obiettivi del campus c’è proprio quello di creare una rete, partendo dal locale, per favorire i finanziamenti alla ricerca. Al suo interno sono presenti tante competenze e tanti giovani che mettono tutto il loro impegno”.
“Lavorare per la ricerca e dedicare il proprio tempo alla scienza, senza l’incombenza di tutto il carico burocratico che pesa normalmente sulla docenza, rappresenta un momento di piena libertà di pensiero – conclude il prof. Rossi – Non ho chiesto anche attività didattiche perché penso che sia giusto lasciare spazio ai colleghi più giovani”.
Valentina Orellana
- Advertisement -




Articoli Correlati