Il decumano maggiore ed i progetti di riqualificazione previsti per restituire splendore alle chiese ed ai monumenti che su di esso affacciano. Si è discusso di questo il 23 gennaio, in una delle aule della sede di Architettura nell’edificio dello Spirito Santo. L’occasione: il seminario promosso dalla professoressa Daniela Lepore, nell’ambito del Corso di Laurea in Urbanistica. Hanno partecipato una trentina di studenti. Ospiti: l’architetto Giancarlo Ferulano, referente per il Comune di Napoli dei progetti relativi al sito Unesco; l’architetto Amalia Scelzo, funzionaria della Soprintendenza; Franco Rendano, il medico che ha trasformato l’ex lanificio in un centro di cultura e lo ha restituito alla città promuovendo al suo interno dibattiti, concerti, cinema; Bruno Milo, esperto delle problematiche dell’artigianato.
Si comincia in netto ritardo e perciò la professoressa Lepore salta i preamboli ed invita al microfono l’architetto Ferulano. Il professionista esordisce con una considerazione non propriamente confortante, per tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del centro antico della città di Napoli. “L’insieme di interventi e di studi avviati nel 2007”, ammette, “hanno partorito una operazione più piccola di quanto avrebbe dovuto essere”. Ciò premesso, prosegue illustrando, sia pure in maniera estremamente sintetica, alcuni dei progetti relativi alle molteplici emergenze architettoniche e monumentali della zona delimitata da via Toledo, via Foria, via Marina, Piazza Garibaldi, via Rosaroll.
Santa Maria della Pace, per esempio, che avrà una parte destinata all’insediamento dell’artigianato di qualità. Oppure Santa Maria della Colonna, dove va completato il restauro della chiesa e dove si vuole dar vita ad un centro musicale per i giovani, senza naturalmente interrompere per questo la straordinaria attività di assistenza agli umili ed ai più bisognosi che nell’edificio conducono, ormai da anni, le suore di Calcutta. “Per il complesso monumentale dei Gerolamini”, anticipa l’architetto Ferulano, “si prevede il recupero di alcune cappelle da destinare a sala musica e la ristrutturazione della pinacoteca. Riguardo alla biblioteca, ogni ipotesi è allo stato prematura. Come forse molti tra voi sapranno, leggendo le cronache dei giornali, l’area è tuttora sotto sequestro. C’è una indagine relativa al saccheggio del preziosissimo patrimonio librario avvenuto nel corso degli anni”. Interviene a questo punto la professoressa Lepore: “Con i ragazzi si parla da tempo delle potenzialità attrattive che potrebbe avere un progetto che metta insieme e coordini la gestione di Gerolamini, Duomo e Pio Monte della Misericordia. Perché non lo si realizza?”. Risponde Ferulano: “Realizzare un piano di gestione è particolarmente difficile, perché sono beni soggetti a diverse proprietà. Laddove possibile, ci sono piani di gestione che prevedano anche modalità diverse di fruizione. Per esempio, in relazione al Complesso di Santa Patrizia, di proprietà della Seconda Università, il Comune ha in atto una convenzione che prevede la disponibilità di un’aula, due volte a settimana, per congressi”. Prosegue nella ricognizione: “Nei prossimi anni si continuerà lo scavo della cavea del Teatro San Paolo. La Chiesa di Pietrasanta sarà rifunzionalizzata in una prospettiva di sala concerti”. Altre iniziative riguardano il Tempio della Scorziata, che nacque come ritiro per le giovani madri nubili ed ora è stato trasferito al Comune, e la riqualificazione del supportino in via dei Tribunali.
L’architetto Scelzo illustra agli studenti le iniziative messe in campo per Castel Capuano, edificio di origine normanna che, dal ’500, è stato poi adibito a Palazzo di Giustizia, a carcere con stanze di tortura nei sotterranei, a Tribunale civile. Dal 2007 ha perso questa funzione ed è ora in attesa di interventi di riqualificazione che lo restituiscano alla città. “Il filo conduttore del progetto”, spiega l’architetto Scelzo, “è valorizzare il ruolo che ebbe in passato l’edificio come porta di accesso alla città dall’area orientale. In questa ottica si punta a ripristinare l’antico camminamento che consentiva di attraversare Castel Capuano”.
Rendano racconta la sua esperienza al Lanificio. Dice: “Quando sono entrato la prima volta lì dentro, quell’edificio è come se mi avesse parlato. Mi ha detto quante cose avrebbero potuto essere valorizzate al suo interno”. L’avventura inizia col restauro – “senza un soldo di finanziamento pubblico” – e prosegue con l’inaugurazione, il 16 maggio 2006, presenti mille persone. “Il Lanificio diventa poi un trampolino di lancio per avviare altre iniziative, in collaborazione con altri soggetti, tutte tese a riqualificare, valorizzare e far conoscere quella parte meravigliosa della città. Si va avanti, nonostante incredibili paradossi. Uno, tra tanti: una settimana fa contatto il Ministero degli Interni e chiedo come si può fare per portare le persone a visitare Castel Capuano. Mi risponde al telefono una signora e mi spiega che tre o quattro giorni prima del giro dobbiamo fornire nome e cognome di coloro i quali intendano partecipare. Immaginate voi un gruppo di turisti tedeschi o francesi o americani che, tre o quattro giorni prima della visita, fornisce le proprie generalità per accedere al monumento. La verità, amara, è che Castel Capuano resta un edificio chiuso alla città. È un peccato. Bisogna fare qualcosa”.
(Fa.Ge.)
Si comincia in netto ritardo e perciò la professoressa Lepore salta i preamboli ed invita al microfono l’architetto Ferulano. Il professionista esordisce con una considerazione non propriamente confortante, per tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del centro antico della città di Napoli. “L’insieme di interventi e di studi avviati nel 2007”, ammette, “hanno partorito una operazione più piccola di quanto avrebbe dovuto essere”. Ciò premesso, prosegue illustrando, sia pure in maniera estremamente sintetica, alcuni dei progetti relativi alle molteplici emergenze architettoniche e monumentali della zona delimitata da via Toledo, via Foria, via Marina, Piazza Garibaldi, via Rosaroll.
Santa Maria della Pace, per esempio, che avrà una parte destinata all’insediamento dell’artigianato di qualità. Oppure Santa Maria della Colonna, dove va completato il restauro della chiesa e dove si vuole dar vita ad un centro musicale per i giovani, senza naturalmente interrompere per questo la straordinaria attività di assistenza agli umili ed ai più bisognosi che nell’edificio conducono, ormai da anni, le suore di Calcutta. “Per il complesso monumentale dei Gerolamini”, anticipa l’architetto Ferulano, “si prevede il recupero di alcune cappelle da destinare a sala musica e la ristrutturazione della pinacoteca. Riguardo alla biblioteca, ogni ipotesi è allo stato prematura. Come forse molti tra voi sapranno, leggendo le cronache dei giornali, l’area è tuttora sotto sequestro. C’è una indagine relativa al saccheggio del preziosissimo patrimonio librario avvenuto nel corso degli anni”. Interviene a questo punto la professoressa Lepore: “Con i ragazzi si parla da tempo delle potenzialità attrattive che potrebbe avere un progetto che metta insieme e coordini la gestione di Gerolamini, Duomo e Pio Monte della Misericordia. Perché non lo si realizza?”. Risponde Ferulano: “Realizzare un piano di gestione è particolarmente difficile, perché sono beni soggetti a diverse proprietà. Laddove possibile, ci sono piani di gestione che prevedano anche modalità diverse di fruizione. Per esempio, in relazione al Complesso di Santa Patrizia, di proprietà della Seconda Università, il Comune ha in atto una convenzione che prevede la disponibilità di un’aula, due volte a settimana, per congressi”. Prosegue nella ricognizione: “Nei prossimi anni si continuerà lo scavo della cavea del Teatro San Paolo. La Chiesa di Pietrasanta sarà rifunzionalizzata in una prospettiva di sala concerti”. Altre iniziative riguardano il Tempio della Scorziata, che nacque come ritiro per le giovani madri nubili ed ora è stato trasferito al Comune, e la riqualificazione del supportino in via dei Tribunali.
L’architetto Scelzo illustra agli studenti le iniziative messe in campo per Castel Capuano, edificio di origine normanna che, dal ’500, è stato poi adibito a Palazzo di Giustizia, a carcere con stanze di tortura nei sotterranei, a Tribunale civile. Dal 2007 ha perso questa funzione ed è ora in attesa di interventi di riqualificazione che lo restituiscano alla città. “Il filo conduttore del progetto”, spiega l’architetto Scelzo, “è valorizzare il ruolo che ebbe in passato l’edificio come porta di accesso alla città dall’area orientale. In questa ottica si punta a ripristinare l’antico camminamento che consentiva di attraversare Castel Capuano”.
Rendano racconta la sua esperienza al Lanificio. Dice: “Quando sono entrato la prima volta lì dentro, quell’edificio è come se mi avesse parlato. Mi ha detto quante cose avrebbero potuto essere valorizzate al suo interno”. L’avventura inizia col restauro – “senza un soldo di finanziamento pubblico” – e prosegue con l’inaugurazione, il 16 maggio 2006, presenti mille persone. “Il Lanificio diventa poi un trampolino di lancio per avviare altre iniziative, in collaborazione con altri soggetti, tutte tese a riqualificare, valorizzare e far conoscere quella parte meravigliosa della città. Si va avanti, nonostante incredibili paradossi. Uno, tra tanti: una settimana fa contatto il Ministero degli Interni e chiedo come si può fare per portare le persone a visitare Castel Capuano. Mi risponde al telefono una signora e mi spiega che tre o quattro giorni prima del giro dobbiamo fornire nome e cognome di coloro i quali intendano partecipare. Immaginate voi un gruppo di turisti tedeschi o francesi o americani che, tre o quattro giorni prima della visita, fornisce le proprie generalità per accedere al monumento. La verità, amara, è che Castel Capuano resta un edificio chiuso alla città. È un peccato. Bisogna fare qualcosa”.
(Fa.Ge.)