“Dopo la laurea. Sviluppare le competenze ad ampio spettro richieste dalle organizzazioni”: il tema dell’incontro organizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche e da Stoà, tenutosi il 4 ottobre. “La motivazione che ci ha spinto a promuovere questo incontro- illustra il dott. Mario Colantonio, Presidente di Stoà- è a metà strada tra l’informazione e la pubblicità. L’informazione nel settore del post laurea è parziale e confusionaria”. Sono diverse le strade che un giovane laureato può seguire nella difficile impresa di trovare un’occupazione, quella di seguire un Master, può essere una buona alternativa al jobcenter, soprattutto per alcune tipologie di laureati.
“Ci sono tre canali principali di accesso al mondo del lavoro- spiega il Presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali prof. Massimo Marrelli- Il canale ufficiale, legato alle agenzie di lavoro pubbliche e private; quello informatico e quello istituzionale legato ai Master o ai corsi di perfezionamento. Questa ultima strada non solo offre al laureato ulteriori conoscenze ma lega l’Università al mondo del lavoro, come un ponte”. Su un campione di 5mila laureati, circa il 30% ha trovato impiego attraverso un Master, mentre il 43% tramite raccomandazioni o presentazioni personali ma costoro non svolgono mansioni appropriate alle proprie competenze. “In Italia è alto, soprattutto in relazione all’età, il numero di laureati che vengono impiegati solo per ‘fare le fotocopie’. Inoltre, è da considerare che da noi la forbice salariale tra i laureati e i diplomati è molto più bassa rispetto al resto del mondo: da noi è solo del 17% mentre negli Usa e nel resto d’Europa si assesta intorno al 70%”, dice Marrelli. A questo punto bisognerebbe chiedersi se questo così scarso divario è dovuto a stipendi troppo alti dei diplomati o troppo bassi dei laureati, ma se si considera che lo stipendio medio di un diplomato negli Usa è di 27 mila dollari l’anno, è chiaro che il deficit economico in Italia riguarda entrambe le categorie di lavoratori.
Il Master, in questo quadro, sembra essere un modo per apporre conoscenze aggiuntive alla propria formazione universitaria e dunque, poter accedere a livelli più alti nel mercato del lavoro.
“I mestieri sono cambiati- evidenzia, il prof. Paolo Frascani, docente a L’Orientale e referente scientifico del Master in International and local development- quindi anche l’offerta dei saperi si è modificata. Il laureato deve specializzarsi per entrare nel mercato del lavoro perchè deve avere un sapere che gli altri non hanno”. I Comitati Scientifici dei vari Master, hanno dunque il compito di aggiornare continuamente l’offerta didattica e formativa in relazione alle mutevoli esigenze del mercato.
“Le aziende non cercano solo i laureti più bravi- sottolinea Angelo Busato, diretto commerciale di Fastweb- ma i più adatti. Il Master offre ai giovani la possibilità di rendere, di fronte al selezionatore, più evidenti le proprie potenzialità. Non importa cosa sapete, ma cosa sapete fare. Le selezioni che svolgo per Fastweb privilegiano chi ha seguito un Master perché queste persone trovano più velocemente la strada del ‘saper fare’ ”.
Francesca Sessa, laureata in Sociologia e diplomata Stoà con il Master in Direzione e Gestione d’Impresa, testimonia l’efficacia di questa strada. “Una volta laureata- racconta- dovevo scegliere se dirigermi verso il settore pubblico o il privato. Ho scelto questa ultima strada ed ho frequentato il Master in MDGI. Mi ha dato la possibilità non solo di acquisire competenze che vanno al di là della mia preparazione universitaria, ma anche di avere un approccio diverso con il mondo del lavoro. Oggi lavoro in Firema”.
(Va. Or.)
“Ci sono tre canali principali di accesso al mondo del lavoro- spiega il Presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali prof. Massimo Marrelli- Il canale ufficiale, legato alle agenzie di lavoro pubbliche e private; quello informatico e quello istituzionale legato ai Master o ai corsi di perfezionamento. Questa ultima strada non solo offre al laureato ulteriori conoscenze ma lega l’Università al mondo del lavoro, come un ponte”. Su un campione di 5mila laureati, circa il 30% ha trovato impiego attraverso un Master, mentre il 43% tramite raccomandazioni o presentazioni personali ma costoro non svolgono mansioni appropriate alle proprie competenze. “In Italia è alto, soprattutto in relazione all’età, il numero di laureati che vengono impiegati solo per ‘fare le fotocopie’. Inoltre, è da considerare che da noi la forbice salariale tra i laureati e i diplomati è molto più bassa rispetto al resto del mondo: da noi è solo del 17% mentre negli Usa e nel resto d’Europa si assesta intorno al 70%”, dice Marrelli. A questo punto bisognerebbe chiedersi se questo così scarso divario è dovuto a stipendi troppo alti dei diplomati o troppo bassi dei laureati, ma se si considera che lo stipendio medio di un diplomato negli Usa è di 27 mila dollari l’anno, è chiaro che il deficit economico in Italia riguarda entrambe le categorie di lavoratori.
Il Master, in questo quadro, sembra essere un modo per apporre conoscenze aggiuntive alla propria formazione universitaria e dunque, poter accedere a livelli più alti nel mercato del lavoro.
“I mestieri sono cambiati- evidenzia, il prof. Paolo Frascani, docente a L’Orientale e referente scientifico del Master in International and local development- quindi anche l’offerta dei saperi si è modificata. Il laureato deve specializzarsi per entrare nel mercato del lavoro perchè deve avere un sapere che gli altri non hanno”. I Comitati Scientifici dei vari Master, hanno dunque il compito di aggiornare continuamente l’offerta didattica e formativa in relazione alle mutevoli esigenze del mercato.
“Le aziende non cercano solo i laureti più bravi- sottolinea Angelo Busato, diretto commerciale di Fastweb- ma i più adatti. Il Master offre ai giovani la possibilità di rendere, di fronte al selezionatore, più evidenti le proprie potenzialità. Non importa cosa sapete, ma cosa sapete fare. Le selezioni che svolgo per Fastweb privilegiano chi ha seguito un Master perché queste persone trovano più velocemente la strada del ‘saper fare’ ”.
Francesca Sessa, laureata in Sociologia e diplomata Stoà con il Master in Direzione e Gestione d’Impresa, testimonia l’efficacia di questa strada. “Una volta laureata- racconta- dovevo scegliere se dirigermi verso il settore pubblico o il privato. Ho scelto questa ultima strada ed ho frequentato il Master in MDGI. Mi ha dato la possibilità non solo di acquisire competenze che vanno al di là della mia preparazione universitaria, ma anche di avere un approccio diverso con il mondo del lavoro. Oggi lavoro in Firema”.
(Va. Or.)