Schizzi, acquerelli e un libro sull’antica Pompei

L’antica Pompei, osservata con i colori degli acquerelli disegnati da Nicola Flora e da Salvatore Santuccio, entrambi docenti ad Architettura della Federico II, restituisce intatto a chi li osservi il fascino di nove residenze private e di una serie di spazi pubblici all’interno dell’area archeologica. Quegli acquerelli, dipinti tra l’autunno 2013 e la primavera 2014, sono diventati una mostra, che è rimasta in esposizione a Palazzo Gravina fino al dodici ottobre, ed un libro – “Pompei. Modelli interpretativi dell’abitare dalla domus alla villa extraurbana” – che è stato presentato al pubblico il 9 ottobre. Durante l’esposizione sono stati mostrati anche i disegni preparatori, gli schizzi e gli acquerelli realizzati dall’architetto Simona Capecchi. Sono quelli utilizzati tuttora per la Planimetria Generale dell’area Archeologica di Pompei. Proprio Capecchi, instancabile sostenitrice dell’importanza, per gli studenti di Architettura, di continuare ad esercitarsi con il disegno e con gli schizzi a mano, senza per questo trascurare le opportunità delle tecnologie più avanzate, racconta come è nata la mappa in distribuzione oggi nell’area archeologica pompeiana. “Nell’epoca di Google Maps e dei droni – sottolinea – sembrano incredibili il tempo impiegato – più di un anno – e le diverse persone e competenze coinvolte per questa piccola illustrazione. Quindici anni fa la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia affidava la sua nuova immagine coordinata all’agenzia di comunicazione Zelig, che per questo progetto vinse poi il premio Compasso d’Oro. Furono loro a contattarmi per elaborare una mappa a colori da abbinare alla nuova audioguida: sarebbero state disegnate in assonometria e ad acquarello solo le principali emergenze architettoniche raccontate nell’audioguida”. Ricorda Capecchi, che in passato ha tenuto corsi sul disegno a mano molto seguiti ed apprezzati, nell’ambito delle attività a crediti liberi proposte agli iscritti ad Architettura della Federico II: “ho tracciato le assonometrie delle singole case ed emergenze a vista e sul posto, durante numerosi sopralluoghi. È stato questo uno dei più bei lavori che mi siano mai capitati. Per diversi mesi con una tessera speciale avevo libero accesso a tutta Pompei. Ne approfittai per intrufolarmi anche nelle aree chiuse ai turisti: mi bastava sventolare da lontano la tessera e pronunciare il nome del soprintendente di allora, Pier Giovanni Guzzo, ai custodi allarmati, per potermi affacciare nelle insule chiuse perché pericolanti, anche se non dovevo certo includerle nella mappa”. 
In quel periodo metteva in bella un pezzo alla volta e poi tornava sul posto per controllare, sempre a vista, se il disegno era riconoscibile. “Naturalmente – afferma – si tratta di disegni fortemente semplificati, dove i muri in rovina sono stati rettificati per non appesantire la lettura dell’insieme”. Una mappa analoga è stata elaborata anche per gli scavi di Ercolano e Oplonti: “Da 15 anni sono tutte e tre in distribuzione gratuita presso i rispettivi scavi e costantemente ristampate”. Conclude Capecchi: “È stato divertente anni fa, quando, in un museo sperso tra le montagne dell’Oregon, parlando con la bigliettaia ho scoperto che era stata a Pompei. Ha chiamato a raccolta i suoi colleghi per dirgli che avevo fatto una bella mappa acquerellata, che lei conservava ancora, e anche il loro museo ne avrebbe dovuto fare una simile”.
Fa.Ge.
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