Scipione Bobbio: scienziato, amico, collega

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Giovanni Miano e Luigi Verolino, professori associati presso la Facoltà di Ingegneria, sono stati allievi del professor Scipione Bobbio. Al loro maestro dedicano un commosso ricordo.
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Il 22 marzo del 2000 si è spenta una luce in un mondo popolato di ombre e di saltimbanchi, come lo ha ricordato Francesco Barbagallo su «La Repubblica», il giorno dopo la sua prematura scomparsa: sopraffatto da un male incurabile, Scipione Bobbio ci ha lasciati, verso le quattro del mattino.
La sua scomparsa rappresenta una perdita insopportabile per i suoi amici, per l’Università ed è una ferita acuta per la città di Napoli. Lo sgomento ancora ci attanaglia e la perdita di un così chiaro riferimento di valori umani e morali, ancora ci sconforta.
Era un uomo colto, una lucida intelligenza che offriva continuamente occasioni di crescita a chi gli stava accanto. Spontaneo, appassionato ed appassionante nel parlare, di grande generosità e per nulla invidioso. Nella società dell’immagine, aveva scelto la via della discrezione e amava lavorare sia nella ricerca, sia nella società senza clamore, in totale dedizione.
Insieme a Luciano De Menna, a Oreste Greco e al compianto Ferdinando Gasparini, suoi carissimi amici, ha fondato la scuola di Elettrotecnica napoletana, ormai punto di riferimento sul piano nazionale ed internazionale.
Scipione è stato innanzitutto un grande ricercatore e un amato didatta. Ha dedicato gran parte della sua vita alla comprensione dei fondamenti dell’Elettromagnetismo e dell’interazione del campo con la materia. La sua tenacia nell’affrontare questi problemi e la determinazione ad andare fino in fondo, fino a quando non fosse tutto chiaro, resta un grande insegnamento, non ristretto al solo ambito scientifico. Aveva la rara capacità di smontare un complicato problema o una incomprensibile teoria nei suoi componenti elementari e, seguendo, una ferrea volontà deduttiva era poi abilissimo a rimontarla «a modo suo», come amava ripetere.
Ha dato due grossi contributi nella sua attività di ricerca scientifica, uno riguardante lo studio e la progettazione di macchine Tokamak per realizzare la Fusione Termonucleare Controllata, e l’altro riguardante l’interazione dei campi elettrici e magnetici con i mezzi materiali.
Gli studi sui Tokamak hanno come scopo il controllo delle reazioni di fusione termonucleare, con l’obiettivo di realizzare sulla Terra tanti piccolissimi Soli per produrre energia più pulita, in maniera pressoché inesauribile. In collaborazione con ricercatori dei principali laboratori europei, ha, in particolare, affrontato lo studio di queste macchine, avendo parte attiva nel progetto del JET (Joint European Torus), un macchina realizzata in Inghilterra presso i laboratori di Culham.
Combinando la teoria classica dell’Elettromagnetismo con la Meccanica del Continuo e la Termodinamica, ha affrontato il problema delle forze e dell’energia nei mezzi polarizzati, contribuendo a chiarire una dibattuta controversia sulle formule di Helmholtz e di Kelvin per le densità di forza nei dielettrici e nei materiali magnetici. Gli ultimi lavori, alcuni scritti proprio negli ultimi giorni, e il libro edito dall’Academic Press riguardano proprio questo argomento. Nella presentazione al suo libro, Isaak Mayergoyz, professore all’Università del Maryland e editore della serie di Elettromagnetismo dell’Academic Press, ha scritto: «The book reflects the broad erudition, unique expertise, and stronginterest of the author in the fundamental aspects of electromagnetism».
Era fermamente convinto che l’attività di ricerca servisse anche a fare la «manutenzione culturale» del sapere, supporto indispensabile per il docente.
Tutti ricordiamo, ormai con nostalgia, le sue lezioni di Elettrotecnica, vissute al limite della teatralità, in cui, quasi prendendo a pretesto le proprietà delle reti elettriche o dei campi elettromagnetici, si poteva ascoltare un grande maestro che insegnava come si ‘struttura il pensiero’.
Fra tutte, ricorderemo le lezioni sulle forze ed energia nei dielettrici e nei materiali magnetici che, un paio di anni or sono, tenne ad una scuola nazionale per dottorandi di ricerca. Il patrimonio didattico di Scipione lo si trova nel libro di Fisica, che ha scritto insieme al suo amico e maestro Emilio Gatti, professore emerito del Politecnico di Milano.
Ci ritorna in mente quando, non molto tempo fa, partecipando con alcuni di noi ad un convegno in memoria di Ettore Majorana, venne salutato come «l’ingegneria dal volto umano». Ed era proprio così: aveva saputo abbattere quel diaframma che separa le Scienze dalla Tecnologia, facendo di due discipline diverse, la Fisica e l’Ingegneria, una sola materia di studio e ricerca.
Lo stesso rigore, la stessa determinazione e il forte impegno civile portò quando, chiamato come assessore, lavorò nella prima giunta Bassolino. Questo scienziato, prestato alla politica, è ricordato con tanto affetto da tutti coloro che, in quel periodo, ebbero modo di interagire con lui, perché egli sapeva immedesimarsi nei problemi della gente, da quelli dei dipendenti comunali messi in mobilità, a quelli dei cittadini. Schivo, sempre lontano dai riflettori, ha avviato l’informatizzazione della «macchina comunale», risolvendo non pochi problemi alla città. Ricordiamo ancora lo stupore che provammo quando ci raccontò come si preparavano i certificati elettorali, prima che l’informatizzazione fosse attiva: alcuni solerti dipendenti dell’anagrafe, lavorando ininterrottamente, erano costretti a punzonare ‘a mano’ i certificati elettorali dei napoletani.
Per noi è come se fosse da qualche altra parte e, da un momento all’altro, dovesse ricomparire. Si avverte ancora nel nostro dipartimento il fascino della sua forte personalità, si sente ancora la sua voce, roca, risuonare nei nostri studi. Aspettiamo che, improvvisamente, l’amico ritorni. E, ancora una volta, ci spinga a considerare come la leggerezza non è solo una maniera di scrivere, ma soprattutto un ideale.
Scipione, pur rispettando i sentimenti religiosi delle persone, non era credente; chi tra noi, invece, lo è, pur nelle lacrime e nello sconforto, ringrazia di cuore il Signore per tutti gli anni che celo ha voluto donare.
Grazie, insostituibile maestro, non solo di Scienza.
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