“L’esame di Diritto Pubblico Comparato si prepara in ‘progress’, durante il corso. Non si ingoiano manuali, non si prende per oro colato tutto ciò che si legge nei testi ma si reintegrano gli appunti presi a lezione”, afferma la prof.ssa Stefania Parisi, al primo anno su questa disciplina. Come approcciarsi alla materia: “Propongo uno studio naturalmente critico. Chi sceglie il ramo pubblicistico, e quindi sostiene l’esame, deve, per riuscire bene, rileggere gli appunti a fine giornata, ragionarci su, confrontarli con i testi e con l’ordinamento giuridico che si sta studiando al momento”. Un lavoraccio se si pensa che la disciplina mette in relazione il nostro diritto con quello di altri ordinamenti. Ma cosa vuol dire per uno studente comparare? “Verifichiamo come il nostro ordinamento può migliorare guardando al modello di altri Paesi. Affrontiamo vari temi: le fonti, i sistemi di governo, il decentramento territoriale e cerchiamo di capire quali aspetti possano essere importati”. Ciò presuppone “una buona conoscenza di base dell’ordinamento italiano, senza quella non si può comparare nulla”. Ci si occupa degli ordinamenti giuridici spagnolo, tedesco, “ma anche anglosassone, che è molto diverso dal nostro. Studiando pure gli Istituti principali del sistema islamico e sudamericano annotando le differenze”. Questo accade soprattutto all’inizio della lezione, quando la docente apre i quotidiani: “faccio i miei 15 minuti di brainstorming quotidiano con i ragazzi. Chiamo questa fase così perché, se c’è una notizia estera interessante, la commentiamo prima di cominciare la lezione vera e propria”. La prof.ssa Parisi sottolinea: “mi ritengo molto fortunata, ho una classe reattiva, sveglia e problematica che partecipa con costanza e interesse”. A seguire il corso non sono in tanti, quindi “possiamo permetterci di spaziare durante la lezione: da vari testi costituzionali agli inserti di filosofia, al materiale didattico scaricabile on-line”. Due curiosità. La prima: una sorta di seminari interni tenuti dagli studenti su “le unioni civili e l’uguaglianza fra i sessi e la libertà d’espressione”. I ragazzi si riuniranno in gruppo e approfondiranno un argomento: “ad esempio c’è chi spiegherà l’argomento affidato secondo il diritto tedesco, chi secondo quello inglese, per poi arrivare ad un confronto sulle tematiche e discuterne tutti insieme”. La seconda: per la parte speciale non c’è nessun manuale da acquistare: “gli studenti dovranno studiare un capitolo a scelta tratto dall’Enciclopedia del diritto. L’Università è abbonata al sito, perché non sfruttare questa risorsa? I ragazzi non dovranno abbonarsi a nulla, nella Biblioteca centrale c’è la possibilità di reperire e scaricare il capitolo scelto”. A parte un metodo diverso e coinvolgente, dietro queste innovazioni c’è la volontà “di abituare i ragazzi alla ricerca delle fonti, soprattutto in vista della tesi”.
Susy Lubrano
Susy Lubrano