La Microeconomia secondo il prof. Immordino: una “metodologia” più che una disciplina

È da sempre considerato “l’esame” di Economia, superato il quale ci si sente già un po’ laureati. Un tempo, veniva addirittura rimandato alla fine del percorso. Stiamo parlando di Microeconomia, da sempre oggetto di grande preoccupazione per gli studenti, anche se meno che nel passato, complice le riforme dei Manifesti degli Studi e un mutato quadro generazionale. “La cosa più difficile è farne comprendere a pieno le ricadute – dice il prof. Giovanni Immordino, docente della disciplina, con il quale approfondiamo le tematiche culturali legate a questo settore di studi – Per questo, durante le prime lezioni, cerco di scandalizzare i ragazzi facendo degli esempi che coinvolgano anche l’Etica, per indurli a porre domande e ragionare sulle implicazioni e il valore delle scelte”. Quando Nelson Mandela fu eletto Presidente del Sud Africa, il Paese era molto povero e i contagi da HIV estremamente diffusi. Pertanto, il neopresidente chiese alle case farmaceutiche di poter acquistare le medicine, allora salvavita, ad un prezzo inferiore da quello corrente. “Le aziende, ricorrendo al principio di Arbitrato, si rifiutarono. Nulla, infatti, garantiva che i paesi poveri non avrebbero venduto ad un prezzo maggiore le medicine acquistate in maniera vantaggiosa”, prosegue il professore. Ovviamente l’esempio, oltre ad essere di grande attualità, è anche toccante e contraddittorio. Scoprire una molecola costa, in termini di investimenti, miliardi e l’incentivo è l’attesa dei profitti che se ne ricaveranno, tutelati dalla registrazione di un brevetto, che garantisce per alcuni anni la produzione esclusiva. L’economista si inserisce proprio in questa dinamica, studiando una soluzione per la durata ottimale dei brevetti: avere le medicine gratis, o far durare i brevetti in eterno, comporterebbe l’assenza di qualunque incentivo a scoprire nuovi farmaci. “Più che una disciplina, la Microeconomia si è trasformata in una metodologia e l’economista può essere un tecnico, consigliere della politica, impegnato nell’applicazione dei metodi migliori per la trasformazione sociale, ma a monte ci sono sempre una scelta politica e un’idea di società”, prosegue Immordino. Un altro esempio ‘scottante’ relativo alla prostituzione. È un mercato, come altri, per il quale sono possibili orientamenti diversi. Tutto dipende dall’obiettivo al quale si tende. Si vuole minimizzare il fenomeno? Allora si può optare per il proibizionismo alla svedese che punisce solo i clienti. Lo si vuole considerare un contratto come altri, con delle esternalità negative in termini di diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, violenza e criminalità? Allora si ragiona sul modo migliore per trovare un equilibrio. “Una delle difficoltà principali nell’approccio allo studio di questa materia è rappresentata dalla mancanza di esempi nei testi classici”. Per questo, un gruppo di docenti e ricercatori ha sviluppato un servizio in rete, per ora disponibile solo in inglese, ma ne è prevista a breve una versione anche in italiano, che aiuta i ragazzi a contestualizzare le tematiche, proponendo esempi, immagini, esercizi interattivi e domande di ricapitolazione. Collegandosi alla pagina www.core-econ.org è possibile sfogliare un manuale organizzato per temi e sezioni che affrontano la globalizzazione, la disuguaglianza, l’ambiente. “Al primo anno si devono studiare, inevitabilmente, anche cose noiose, perché è necessario gettare delle basi, ma questi strumenti aiutano a capirne la necessità. I ragazzi sono cambiati molto, il mondo intorno a noi è cambiato ancora di più e dare delle spiegazioni che aiutino a comprendere il senso e l’utilità di quello che studia, attraverso ‘motivated problems’, aiuta a credere nella giustezza di certi strumenti. Diciamo che oggi si fanno meno atti in fede, in tutti i sensi”. Il consiglio più prezioso resta il porsi delle domande sull’utilizzo delle conoscenze e rivolgerle ai docenti. “Alcune cose vanno capite partendo dallo studio: consente di sviluppare una specie di istinto che aiuta a interpretare quanto c’è di verosimile in una proposta di riduzione delle tasse, perché un economista sa che le risorse sono sempre scarse”. 
Simona Pasquale
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