Senza fondi, salta il progetto dell’Aula Magna a Palazzo Gravina

Francesco Bruno, docente di lungo corso alla Facoltà di Architettura, è stato confermato nel ruolo di coordinatore della Consulta che affronta i problemi relativi alla sede ed agli spazi per la didattica e per la ricerca. Per lui, che da anni dedica parte del suo tempo a migliorare la vivibilità della Facoltà, un compito non nuovo. “Ricordo ancora la situazione drammatica in cui versava Architettura cinque o sei anni fa”, racconta il docente. “Non avevamo ancora la sede di via Forno Vecchio e neanche le aule di Mezzocannone. Letteralmente, non c’era spazio per fare lezione”. Senza essere diventata ottimale, certamente la realtà di Architettura, da allora, è migliorata. Anche questo nuovo mandato sarà però denso di impegni, per Bruno e gli altri docenti che hanno avuto la delega per la sede. 
Quali sono le urgenze da affrontare?
“Bisogna risistemare quanto prima le aule 23, 24 e 25 di Palazzo Gravina. Versano in condizioni pietose. Come già fatto per l’aula 10, queste tre devono essere ridipinte e ristrutturate”. 
Eppure sono stati già effettuati lavori, nella sede storica di Architettura. Perché le tre aule in questione sono rimaste escluse?
“C’era stato assicurato dal Polo che le tre aule sarebbero diventate una grande Aula Magna, quella che manca ancora alla Facoltà. I colleghi Alison, Bossi e Cannaviello avevano pure preparato un progetto, gratuitamente, per spirito di servizio. Pare adesso che non ci siano le risorse per affrontare questi lavori radicali, o che comunque debbano essere destinate ad altre priorità. A questo punto, però, diventa essenziale almeno recuperare le condizioni di decoro minime e restituire funzionalità alle tre aule in questione. Anche perché sono tra le poche di tutta la Facoltà che garantiscono una discreta capienza: circa un centinaio di posti a sedere. Quelle della nuova sede, in via Forno Vecchio, sono invece tutte piccole -da 25 posti- o medio piccole. Spero che al più presto possano dunque iniziare i lavori per le aule 23, 24 e 25”.
Resta irrisolto, però, il nodo dell’Aula Magna. Come lo risolverete?
“Semplicemente, per ora, non lo risolveremo, sperando in futuro che si creino le condizioni di risorse e di spazi per affrontare la questione. Una ipotesi è di ricavare l’Aula Magna all’interno dell’edificio della palazzina Rispoli, nella sede di via Forno Vecchio. Come ha scritto anche Ateneapoli, abbiamo bandito un concorso di idee, aperto agli studenti. Però, senza risorse, vedo difficile che si possa realizzare un’aula magna. Dobbiamo ancora portare a termine il computo metrico, con precisione, ma ritengo che occorra almeno un milione di euro. Una cosa è certa: l’Aula magna è importante, perché se oggi viene un architetto di fama internazionale e tiene una conferenza, ovviamente aperta a studenti e docenti di tutta la facoltà, noi ad Architettura non abbiamo come e dove ospitarlo”.
Un tema molto sentito dalle ragazze e dai ragazzi di Architettura è quello delle aule studio. Sono poche, nonostante l’edificio di via Forno Vecchio sia stato realizzato da poco tempo. La Commissione che lei coordina ha inserito questa priorità nel suo piano di lavoro?
“Sarebbe ipocrita negare il problema, che esiste. Le due aule studio dell’edificio allo Spirito Santo sono sempre piene. Servirebbero più spazi destinati agli allievi che intendono fermarsi a studiare ad Architettura, tra una lezione e l’altra. Si sta valutando se è possibile dedicare a spazio studio qualche altra aula, tra quelle esistenti già in via Forno vecchio o a Palazzo Gravina. Nella nuova sede, poi, ci sono ampi corridoi. Potrebbero essere attrezzati con tavole e sedie. Se l’operazione è fatta bene, con criterio e con logica, non crea disordine e garantisce qualche altro posto utile per studiare in facoltà”.
Altri problemi da affrontare?
“Sono tantissimi. Una questione che mi sta angustiando molto è quella degli spazi dei Dipartimenti. Capita che un Dipartimento acquisisca nuovo personale, un altro lo perda. Ecco che subito scatta la rimostranza: chi dice che è cresciuto e vuole qualche metro in più, chi, invece, pur avendo perso unità di personale, non vuole rinunciare agli spazi che aveva. Mi si passi una battuta: a volte mi pare di essere diventato quasi un amministratore di condominio. Devo risolvere beghe e piccoli litigi, che sorgono con una certa frequenza. Assai urgente è anche il problema relativo al Laboratorio di Costruzioni”. 
Di che si tratta?
“E’ ospitato in uno spazio piuttosto angusto, in una stanza al piano terra di Palazzo Gravina, umida e poco confortevole. Il Laboratorio dovrebbe andare altrove. Il problema è, come al solito, che spazi non ce ne sono. Alla fine probabilmente prenderemo in fitto qualcosa nelle vicinanze di palazzo Gravina, al di fuori della sede. C’è già qualche ipotesi, ma per ora nulla di concreto”. 
Fabrizio Geremicca
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