Studenti esausti, anche tre esami in dieci giorni

“Notte prima degli esami…”. Iniziava così, una vecchia ma bellissima canzone di Antonello Venditti, in cui si raccontavano le ansie, le preoccupazioni e le attese degli studenti. Attese e preoccupazioni che da sempre restano invariate, anzi, mai come adesso, si sono fatte sempre più pressanti, specie per gli studenti di Ingegneria. Studenti alle prese non solo con una facoltà e con materie difficili da assimilare, ma, da qualche tempo, anche con un calendario di esami rigidissimo, che di certo, non agevola la loro preparazione. “Sono esausto – racconta Diego, 22 anni, studente di Ingegneria Edile- sembra di non finire mai, ma, soprattutto, di non vedere mai dei risultati. Si finisce con una materia, ci si accontenta, purtroppo di qualunque voto, e si inizia con un’altra. E’ da tempo che chiediamo una migliore distribuzioni delle sessioni, ma nessuno ci ascolta”. Si potrebbe fare un elenco lungo un paio di pagine, se si volessero annotare tutti i “sono esausto” o i “basta” degli studenti. Tutti contro questi ritmi assurdi, tutti stanchi e con notti insonni. “Vengo da tre esami in dieci giorni – ci dice Federica, di Ingegneria Meccanica- Ho appena consegnato il compito di Algebra, ma francamente, penso di aver commesso alcuni errori gravi. Pensare che è più di un mese che studio fino a tarda notte, e se sbaglio questa prova, sarà stato tutto inutile”. C’è anche chi, pur non condividendo la situazione, riesce comunque ad essere contento, almeno per ora, come nel caso di Daniele, di Ingegneria Elettrica. “Trovo assurdo questo calendario di esami, un vero massacro per noi studenti. Fortunatamente, nonostante tutto, la situazione procede bene, ho appena preso 26 all’esame di Elettronica, ma la settimana prossima, mi aspetta un altro esame. Ora sono contento, poi si vedrà”. L’edificio I° del Biennio appare, da giorni, un vero e proprio formicaio di ragazzi. Appelli a partire dalle 8.30 del mattino; due, tre esami, in successione, per ogni aula, ad un ritmo vertiginoso; studenti assiepati in ogni angolo dell’edificio, alle prese con ripetizioni, consigli, incitamenti…e, per l’appunto, le solite, classiche, terribili, ansie pre-esame. C’è chi tenta di ricopiare improbabili formule su mani e foglietti, chi fuma a dismisura, chi abbandona e se ne va. “No, no…non è il caso”, ci dice Giuseppe poco prima delle 14.00, orario di inizio della prova di Analisi 2, con il prof. Volzone. Professori che, paradossalmente, hanno messo da parte la loro versione burbera ed impenetrabile, schierandosi apertamente a favore degli studenti. Molte, infatti, le testimonianze di docenti che trovano il calendario di esami, non proprio un vero capolavoro di efficienza. “Vedo questi ragazzi molto impegnati – ci dice il prof. Guglielmo Rubinacci, docente di Principi di Ingegneria Elettrica- ma allo stesso tempo, anche molto spaesati. Le sessioni concentrano tutti gli esami in pochissimo tempo, e questo non agevola la loro preparazione, portandoci ad un livello medio-basso. Purtroppo, questi risultati sono figli non solo della confusione derivante da carichi di lavoro troppo duri, ma anche da lacune pregresse che gli studenti continuano a portarsi dietro. In questo corso, per esempio, sono molti gli studenti che vengono dagli istituti tecnici. E pensano di sapere, sottovalutando alcune discipline, invece, francamente, la situazione è nettamente differente”. Anche per il prof. Luciano Lomonaco, di Geometria e Algebra, una delle cause principali dei risultati modesti degli studenti è da attribuirsi ai carichi di studio troppo onerosi a cui sono sottoposti: “le difficoltà ci sono e sono tante. Ci sono troppi esami raggruppati in poco tempo, e gli studenti hanno, inevitabilmente, delle difficoltà a prendere il ritmo giusto. Questo scenario, però, è destinato a migliorare, verrà assorbito nel tempo, assimilato meglio, in modo che anche i risultati saranno, sicuramente, più positivi”. Molto più critica la versione della prof.ssa Anna Esposito di Analisi Matematica. “Gli studenti – dice la professoressa- sono molto condizionati. Prepararsi bene, in queste situazioni da tour de force, è veramente impossibile. Troppi, troppi i carichi di lavoro. Mi domando come sia possibile che in una facoltà scientifica, non si dia il tempo necessario di pensare, non si dia per questi ritmi troppo vertiginosi, la possibilità di abituare gli studenti al ragionamento, alla ricerca di un metodo. Se ciò non è permesso da noi, non so proprio dove possa essere possibile”.  
Gianluca Tantillo
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