Le elezioni del 22 novembre hanno riconfermato il Coordinatore del Corso di Laurea di Scienze delle professioni sanitarie per l’area tecnico assistenziale. A ricoprire questa posizione, infatti, sarà nuovamente il professore di Chirurgia cardiaca Cesare Gagliardi: “ne sono stato Presidente fin dalla sua attivazione. Precedentemente ho coordinato anche il Corso di Laurea Triennale in Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. Come docente ho sempre lavorato alla Federico II, fatta eccezione per brevi periodi durante i quali sono stato impegnato all’estero. Attualmente insegno a Medicina e Chirurgia, a Tecniche di Fisiopatologia, a Scienze infermieristiche e in diverse Scuole di Specializzazione”. Al docente, dunque, non manca l’esperienza come coordinatore, una figura che, a suo avviso, dovrebbe sempre relazionarsi in prima persona con gli studenti: “Credo che chi coordina dovrebbe essere il punto di riferimento di tutti gli studenti. Questo ovviamente dipende dalla numerosità degli allievi e dalla disponibilità dei singoli Presidenti. Spesso queste cariche vengono assunte solo per apparire. La conseguenza di questo atteggiamento è che gli studenti sono abbandonati a se stessi e devono utilizzare canali diversi per risolvere problemi relativi al proprio percorso formativo”. Da un punto di vista didattico potrebbe essere rivista l’organizzazione delle attività pratiche, collaborando in maniera diversa con le Aziende ospedaliere: “i tirocini dovrebbero essere svolti anche in strutture diverse dalle nostre. Ci vorrebbe un confronto con altre realtà ospedaliere. In generale riusciamo già a farlo, con l’intenzione di dare una visione più ampia della professione”.
Per gli insegnamenti teorici, invece, sono stati già apportati dei cambiamenti ai programmi: “i piani di studio sono stati adeguati alle esigenze del Corso. Essendo una laurea non vincolata alla carriera universitaria precedente, noi abbiamo creato un unico percorso per i cinque profili di Professioni sanitarie, perché sono tutti incentrati su discipline economico-manageriali. Una differenziazione si ha al secondo anno perché si mantiene un legame maggiore con la classe di appartenenza”. I progetti per il futuro, infine, non possono non tenere conto di un dato rilevante, cioè che gran parte degli iscritti svolge già attività lavorative: “una parte non piccola di frequentanti sono studenti lavoratori. Abbiamo anche iscritti che si sono laureati alla Triennale diversi anni fa. Per agevolarli, abbiamo strutturato le lezioni a settimane alterne, per consentire a tutti di rispettare la frequenza obbligatoria”. L’attenzione andrebbe rivolta anche al post laurea: “questo Corso, insieme ad altri quattro, è il più due delle Classi di Professioni sanitarie. I cinque percorsi di Scienze delle professioni sanitarie dovrebbero formare figure professionali che si occupino della parte gestionale di un’Azienda sanitaria. Chi si iscrive, dunque, si allontana dalla professione iniziale per seguire questioni diverse da un punto di vista formativo. Il vero problema è che soprattutto al Sud, ma in realtà un po’ ovunque, questi professionisti non trovano uno sbocco lavorativo. I laureati potrebbero essere impiegati nelle direzioni generali e sanitarie di presidi ospedalieri, ma in larga parte questi posti sono già occupati dal caposala. Credo che in futuro si dovrebbe arrivare a garantire una collocazione a chi si laurea, anche perché lo spazio c’è. In una situazione sanitaria eccellente i posti di lavoro non mancherebbero”.
Per gli insegnamenti teorici, invece, sono stati già apportati dei cambiamenti ai programmi: “i piani di studio sono stati adeguati alle esigenze del Corso. Essendo una laurea non vincolata alla carriera universitaria precedente, noi abbiamo creato un unico percorso per i cinque profili di Professioni sanitarie, perché sono tutti incentrati su discipline economico-manageriali. Una differenziazione si ha al secondo anno perché si mantiene un legame maggiore con la classe di appartenenza”. I progetti per il futuro, infine, non possono non tenere conto di un dato rilevante, cioè che gran parte degli iscritti svolge già attività lavorative: “una parte non piccola di frequentanti sono studenti lavoratori. Abbiamo anche iscritti che si sono laureati alla Triennale diversi anni fa. Per agevolarli, abbiamo strutturato le lezioni a settimane alterne, per consentire a tutti di rispettare la frequenza obbligatoria”. L’attenzione andrebbe rivolta anche al post laurea: “questo Corso, insieme ad altri quattro, è il più due delle Classi di Professioni sanitarie. I cinque percorsi di Scienze delle professioni sanitarie dovrebbero formare figure professionali che si occupino della parte gestionale di un’Azienda sanitaria. Chi si iscrive, dunque, si allontana dalla professione iniziale per seguire questioni diverse da un punto di vista formativo. Il vero problema è che soprattutto al Sud, ma in realtà un po’ ovunque, questi professionisti non trovano uno sbocco lavorativo. I laureati potrebbero essere impiegati nelle direzioni generali e sanitarie di presidi ospedalieri, ma in larga parte questi posti sono già occupati dal caposala. Credo che in futuro si dovrebbe arrivare a garantire una collocazione a chi si laurea, anche perché lo spazio c’è. In una situazione sanitaria eccellente i posti di lavoro non mancherebbero”.