Studenti nello spazio con il razzo Rexus

“In ambito occupazionale il nostro titolo di studio ha un buon riscontro, fra i Corsi di Laurea in Ingegneria è uno di quelli con il maggior numero di persone assunte a dodici mesi dalla laurea – dice il prof. Gennaro Cardone, nuovo coordinatore della Didattica per gli studi in Ingegneria Aerospaziale, citando i dati Almalaurea – Inoltre, storicamente, intratteniamo numerosi rapporti con enti internazionali tanto che, insieme alla laurea, ai nostri ragazzi viene consegnato il certificato del consorzio Pegasus al quale aderiscono i Corsi di Studio europei del ramo che si sono sottoposti e hanno superato una procedura di valutazione. Napoli è stata la prima in Italia a ricevere questa certificazione”. Alle matricole il prof. Cardone raccomanda costanza e impegno fin dal primo giorno, per dimostrare di saper raggiungere gli obiettivi.
A dimostrazione dei bei riconoscimenti che gli studenti di Ingegneria, in questo caso del settore Aerospaziale, ricevono è notizia di questi giorni che l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha selezionato, a livello internazionale, un gruppo di ragazzi della Federico II per realizzare un esperimento nello spazio attraverso il razzo Rexus il cui lancio in orbita è previsto per marzo 2014. I giovani, che fanno parte di una squadra di otto unità, sono stati premiati dal Presidente del Distretto dell’Aerospazio della Campania Luigi Carrino, in occasione dell’evento internazionale EOS Topical Meetings che si è svolto a Capri dal 12 al 14 settembre. “L’iniziativa è inserita nel programma ESA Education e consente a studenti universitari di qualunque campo di provare degli esperimenti su palloni e razzi sonda”, spiega Wassilis Tzvelecos, Dottorato all’Université Libre Bruxelles e laureato in Ingegneria Aerospaziale alla Federico II, coordinatore del gruppo e promotore del progetto volto a realizzare un esperimento che consenta di verificare un fenomeno di termodiffusione (detto effetto di Luwig-Soret) indotta, in una miscela di fluidi dalla variazione di un gradiente di temperatura.
In condizioni di microgravità, il processo avviene a velocità maggiore che sulla Terra. “Si tratta di un’onda chimica, che poi è anche il nome del team Chemical Wave, come un’onda d’urto, che non dipende da una variazione di pressione ma da una brusca variazione del gradiente termico. Un fenomeno al quale sono molto interessate le industrie farmaceutiche e quelle metallurgiche per sviluppare dei materiali con speciali proprietà meccaniche – aggiunge Wassilis che sottolinea l’impegno e la fatica di tutti – I miei colleghi sono quasi tutti studenti della Laurea Magistrale, uno è addirittura uno studente Triennale, e questo lavoro non verrà loro riconosciuto come tirocinio, anzi ha certamente rallentato un po’ i tempi di laurea. Anche io, prima di iniziare, ho dovuto parlarne al mio responsabile di Dottorato. Si tratta di un investimento che stiamo portando avanti spinti dalla passione per lo spazio. Del resto ho scelto le persone perché ne conoscevo la serietà e la determinazione a non mollare”.
I partecipanti all’iniziativa sono Santolo Manzone, Luigi De Filippis, Antonio Pugliese, Fabrizio Mancino (studente del secondo anno della Laurea Triennale), Olivier Desenfans e Valerio Cestrone, laureato in Economia Aziendale che cura la comunicazione. Il gruppo rivolge un ringraziamento speciale al CNR, nella figura del Direttore Pietro Ferraro, ai ricercatori del’INO Melania Paturzo e Vito Pagliarulo ed al Distretto Aerospaziale Campano.
Il supporto scientifico è affidato ai docenti Stéfan Van Vaerenbergh e Quentin Galand dell’Université Libre di Bruxelles ed al prof. Raffaele Savino del Dipartimento di Ingegneria Industriale della Scuola Politecnica delle Scienze di Base della Federico II.
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