Tanti studenti a Chimica

Duecentocinquanta. È su questa cifra che si attesta il numero di studenti immatricolati a Chimica anche dopo gli scorrimenti delle graduatorie dei Corsi a numero chiuso. Una novità, per un Corso abituato a piccoli numeri, ed una tendenza nazionale che ha cominciato ad affermarsi nell’ultimo anno. “Non siamo abituati a questi numeri ed abbiamo cominciato a confrontarci, meravigliati da questo dato che supera di gran lunga i già numerosi centottanta immatricolati del 2010/2011”, commenta la prof.ssa Giuseppina Castronuovo, Presidente del Corso di Laurea. Le ragioni alla base di questo trend: “Siamo continuamente in contatto con i nostri colleghi in altre università italiane e siamo d’accordo nel ritenere che l’introduzione del numero programmato per i Corsi di Laurea biologici ha avuto, come contraltare, l’aumento delle iscrizioni a Chimica perché è il Corso che presenta il maggior numero di esami convalidabili, tanto a Scienze Biologiche quanto a Medicina, purché si superi la prova di ammissione”. Che fare e come gestire la richiesta? “Abbiamo iniziato a riflettere sulla possibilità di sdoppiare i corsi e, soprattutto, i laboratori, per dare un po’ di respiro ai colleghi. Nel primo semestre, i docenti che seguono le attività pratiche hanno dovuto ripetere tante volte le stesse esercitazioni. Al momento non sappiamo quali altri provvedimenti prendere. Dovremmo introdurre anche noi il numero programmato? Su questo punto, siamo ancora divisi. I biologi non potevano resistere con i numeri di iscritti a cui erano arrivati e tanti ragazzi, solo perché ora c’è una prova d’ingresso, desistono. Forse un test di sbarramento terrebbe lontano chi non è veramente motivato e pensa di trasferirsi, alla prima occasione, a Medicina, ma segue comunque tutti i corsi, soprattutto quelli prettamente chimici”. I problemi si porranno nel passaggio fra il primo ed il secondo anno, quando si dovrà fare i conti con la mortalità studentesca, in base alla quale si viene anche valutati. “Solo dopo il primo anno, quando non si sono superati esami, si capisce che quello intrapreso non è veramente il percorso che si voleva seguire – sostiene ancora la docente – Il punto vero è che il Ministero prevede per noi classi da settantacinque persone. Oltre questa soglia, la qualità della didattica ne risente molto. Già ora, al secondo anno, con un centinaio di ragazzi in aula, non riesco a ricordare il viso di tutti e, per me, è strano”.
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